La Cee punta sui grossi nomi dell'assemblea neo-eletta di Renato Proni

La Cee punta sui grossi nomi dell'assemblea neo-eletta Dialogo privilegiato per far progredire l'Europa La Cee punta sui grossi nomi dell'assemblea neo-eletta DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — In mezzo a tanti commenti generici e un po' retorici sulle prime elezioni per suffragio diretto di 410 deputati al Parlamento europeo, spicca, per il significato politico e per i possibili sviluppi dei rapporti fra le istituzioni comunitarie, quello del vice presidente per gli affari esterni della Cee. Wilhelm Haferkamp. L'uomo politico tedesco ci ha detto: «Si deve pensare ad una nuova realtà che sta emergendo. Il nuovo Parlamento avrà molta importama non solo perché è stato eletto, ma anche per i personaggi che ne faranno parte. Con queste influenti personalità, la Commissione potrà avere un dialogo "privilegiato", magari un commissario si mette al baro in un angolo con qualcuno di questi leaders e si può arrivare a qualcosa di concreto*. Ecco, dunque, illustrata la strategia della Commissione di Bruxelles per il futuro: utilizzare i grandi nomi dell'assemblea di Strasburgo per realizzare un'alleanza politica al fine di «muovere le cose» contro il Consiglio dei ministri della Cee, che tende ad essere lento nelle sue decisioni, diviso com'è dalle rivalità nazionali che possono essere espresse mediante un veto ad ogni proposta di legge. Non è forse il più bell'esempio di democrazia parlamentare, quello di instaurare un dialogo privilegiato tra i commissari e i personaggi più influenti del Parlamento europeo, ma è inevitabile e realistico che ciò avvenga. A Strasburgo, di grossi nomi ce ne saranno parecchi: i lussemburghesi Gaston Thorn, ex primo ministro, e Pierre Werner, futuro premier, i capi dei maggiori partiti italiani Benigno Zaccagnini, Enrico Berlinguer, Bettino Craxi, il leader socialista francese Francois Mitterrand e quelloi comunista Georges Marchais, la giscardiana Simone Veil, l'ex premier belga e presidente del partito democristiano europeo Leo Tindemans, la signora Barbara Castle, il liberale olandese Cornelius Berkhouwer e altri meno noti sul piano europeo ma che hanno una forte influenza negli affari dei rispettivi Paesi. Il ruolo del Parlamento europeo, dun¬ que, sarà deciso probabilmente da un gruppetto di uomini potenti nelle rispettive comunità che potrebbe mettere in difficoltà i governi e i partiti, mediante un'alleanza di fatto con la Commissione di Bruxelles e con l'appoggio dell'opinione pubblica, al fine di procedere più celermente verso l'unità europea. Certo, la signora Castle, ex ministro laborista inglese, non vorrà fare molto per rilanciare da Strasburgo e da Lussemburgo il ruolo del Parlamento europeo, ma gli altri potrebbero divenire un polo politico importante, un nuovo fattore catalizzatore per la politica comunitaria nei rispettivi Paesi. Il primo compito del Parlamento europeo sarà quello di eleggere il nuovo presidente. Si fanno i nomi di Emilio Colombo (presidente uscente), Gaston Thorn, Leo Tindemans e anche quello di Simone Veil. E' certamente importante che l'assemblea abbia un presidente di grande prestigio europeo ed è sicuro che sarà scelto tra i gruppi democristiano o liberal-democratico che hanno la maggioranza a Strasburgo. Attualmente, il Consiglio dei ministri della Cee è il vero e unico organo legislativo, ma un Parlamento unito e capeggiato da grandi leaders che trovassero un'intesa con la Commissione di Bruxelles potrebbe esercitare una forte pressione su problemi specifici, anche senza modificare il Trattato di Roma. Quando la Commissione europea, per esempio, presenterà un piano per la riforma della politica agricola comune, o una proposta per aumentare il fondo di dotazione per lo sviluppo regionale, è chiaro che l'azione combinata con il Parlamento europeo, tramite i suoi leaders, non sarà irresistibile sul piano istituzionale, ma avrà un notevole peso a livello pratico e politico. n problema è se Mitterrand, Zaccagnini, Tindemans e gli altri esponenti principali del Parlamento si impegneranno veramente a questo fine, assillati come sono da urgenti problemi di politica interna. Questi — tuttavia — sono uomini abituati ad esercitare il potere, e anche a «impossessarsene», per cui è probabile che essi ottengano risultati concreti. Renato Proni