Estate tra i grandi del jazz (nei dischi e nelle piazze)
Estate tra i grandi del jazz (nei dischi e nelle piazze) LE NOVITÀ' DELL'INDUSTRIA DISCOGRAFICA Estate tra i grandi del jazz (nei dischi e nelle piazze) Stagione di Festival — Arriva la stagione dei festival e, mentre il pubblico esce di casa per incontrarsi nelle piazze con i grandi del jazz finalmente in carne e ossa, il mercato discografico non pare risentire delle imminenti kermesses in Italia e nell'Europa unita. I produttori, grandi e piccoli, forti ormai di un successo che va consolidandosi di giorno in giorno, invadono le vetrine dei negozi con novità, riedizioni, prodotti di consumo e altri decisamente d'avanguardia, culturali. Il passato — Uno sguardo sul passato ce lo offre la «Decca» che stampa ora cinque album (fino ad oggi inediti) del grande Duke Ellington, l'indimenticabile leader della più celebre band d'America. I dischi appartengono al periodo '45-'46: sono dischi d'annata. La collezione comprende sessantaquattro brani, alcuni anche eseguiti in trio, con il Duca accompagnato dal,fedele Sonny Greer alla batteria e dal bassista Oscar Pettiford che all'epoca sostituiva l'indimenticabile Jimmy Blanton da poco scomparso. La band rivive in tutte le incisioni della serie «Uncollected» i suoi momenti migliori, quando Ellington era all'apice di una straordinaria carriera. Compositore severo, leader ma amico dei suoi solisti, Ellington aveva riunito una band di tutti assi: citiamo Taf t Jordan, Cat Anderson e Ray Nance nella sezione trombe, Joe Nanton solista fra i tromboni. Johnny Hod- ges, Otto Hardwinch, Russel Procope, Jimmy Hamilton, Harry Carney e Al Sears costituivano infine la più celebre sezione sax di tutti i tempi. Dischi da collezionista, cinque dischi che da soli raccontano la storia del jazz. Hampton leader — Protagonista a Moncalierì (il prossimo 16 luglio) di un concerto in piazza, Lionel Hampton appare ora in disco, per la «Phonogram», accompagnato da una piccola formazione di solisti a lui fedeli per spirito e stili. «King» degli anni più swinganti d'America, Lionel continua a percorrere la sua strada di musicista inventivo, di enterteiner disimpegnato. Tra i sidemen in copertina appare in forma smagliante il tastierista Bill Doggett che ripete, aggiornati, gli exploits che proprio accanto a Hampton avevano reso celebre l'indimenticabile Milt Buckner. Leader e orchestra appaiono in gran forma e, anche se non propongono nulla di nuovo, macinano jazz con onesto vigore. L'attualità — Con Anthony Braxton entriamo nel mondo dell'attualità, oggi un pochino inflazionata. Pubblicato dalla «Affinty» esce ora con un ritardo di dieci anni uno dei suoi primi dischi inciso a Parigi nel 1969 quando il jazz cercava nuove strade, orizzonti spaziosi, «free». Braxton, oggi quasi un simbolo della nuova musica, tentava allora la sua rivoluzione e sconvolgeva i critici e faceva entusiasmare i giovani. Baker parigino — Sempre da Parigi arriva l'ultimo Chet Baker («Broken Wing» della Sonopress), il Baker della rinascita qui accompagnato dal pianista Markowitz, dal bassista J. F. Jenny Clark e dal batterista Berlinger. Gli italiani —Un po' di spazio pure al jazz italiano con l'album della «Carosello» dedicato al «Ragtime Ensemble di Torino», l'eccellente gruppo diretto dal clarinettista, e filologo jopliniano, Gigi Cavicchioli. Franco Mondin!
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