I commenti di elettori davanti ai seggi spiegavano il perché di un voto diverso

I commenti di elettori davanti ai seggi spiegavano il perché di un voto diverso Interviste volanti dei cronisti in quattro quartieri della città I commenti di elettori davanti ai seggi spiegavano il perché di un voto diverso Un operaio: «Ho votato lo stesso partito del 3 giugno, se va bene qua andrà bene anche in Europa» - Un gruppo di donne confessa: «Abbiamo tolto alla de il voto dato soltanto in prestito» Con parecchie ore di anticipo sulle proiezioni statistiche Doxa o Demoskopea, un sondaggio a caldo nei seggi indicava già, fin da domenica pomeriggio, l'orientamento dell'elettorato torinese. Sia confermando una «coscienza europea» che gli stessi partiti ponevano in dubbio su scala nazionale, e anticipando quindi il dato di notevole affluenza alle urne (85,9 hi città, esattamente la media del Paese); sia sottolineando la «fuga» dai partiti maggiori che avrebbe poi registrato un voto da elettorato «in Ubera uscita» superiore alle stesse previsioni dell'on. AndreottL I risultati definitivi rispecchiano, In modo sorprendente, quella proiezione di opinioni e battute che il cronista può riferire soltanto a voto avvenuto. Vediamole un po' alla rinfusa, cosi come sono state raccolte in seggi di borgo San Donato, Oit Turin, Centro e Crocetta. Le domande di rito vogliono indagare sulla autenticità della vocazione popolare europea e sull'eventuale, diverso approccio con le urne rispetto alle politiche di domenica 3 giugno: «Credete all'Europa, vi siete informati sulle funzioni del Parlamento europeo? Avete votato lo stesso partito scelto nelle politiche oppure vi siete decisi per un suffragio diverso, e, in questo caso, perché?». Risponde senza esitazione un operalo: -Il mio ragionamento è semplice. Siamo, in Europa, la nazione più povera, e quindi ci conviene restare legati ai più ricchi per non perdere il treno del progresso. Perciò credo a queste elezioni: ho votato lo stesso partito dell'altra volta, quel che va bene qua va bene anche là». Un contatto slmile viene esposto da un'elettrice calabrese, recatasi al seggio nel liceo D'Azeglio con marito, madre, suocera e tre bambini: «Ci siamo informati abbastanza, leggendo i giornali. E poi in casa noi donne abbiamo gli uomini che ci insegnano come serve votare. Ho scelto lo stesso partito dell'altra settimana. All'Europa credo, è sempre bene credere in qualcosa». Ha invece deciso di cambiare simbolo un gruppo di mogli di ufficiali dell'esercito In servizio a Torino: «Questa volta è diverso — affermano in coro — e ci sfogheremo a non votare più democristiano. Non ci sono in ballo sorpassi o maggioranze, dunque possiamo "punire" lo scudo crociato e mandare, nel nostro piccolo, un avvertimento ai suoi notabili. Diciamo che gli togliamo pa crediamo non solo sotto l'aspetto economico, ma anche come grande forza matura per dare maggior equilibrio al rapporto tra le grandi potenze». Mario, studente di legge, è alle sue prime esperienze elettorali: «Guardate, non ho problemi e ve lo dico: cambio voto. Pur sentendomi più socialista, l'altra settimana avevo scelto il pei, perché sul piano nazionale non mi sono piaciuti negli ultimi anni molti tentennamenti, ed anche alcuni uomini. In Europa, invece, i socialisti siederanno al fianco di colleghi che militano in partiti "guida" negli altri Paesi, con percentuali molto più alte: dunque ho votato secondo coscienza, e spero che questa collaborazione serva a chiarir loro le idee. Se credo al Parlamento europeo? Per forza, altrimenti non sarei qui. Dicono che abbia pochi poteri, ma almeno è un primo passo». Antonella, impiegata diciannovenne, appare invece scettica: «Ho votato per le politiche già dubbiosa, oggi mi sembra proprio una perdita di tempo. Non riusciamo a metterci d'accordo in Italia, flguria moci che cosa succederà in Europa, con 260 milioni di abitanti e interessi tanto diversi». «Ma lei non verrà mica sapere per chi no votato?». La signora anziana che esce dal seggio della scuola di via Talucchl ha un attimo di perplessità davanti alla biro ed al taccuino del cronista. Poi si tranquillizza e dice d'essere una maestra In pensione e di non aver mai «marinato» un'elezione: «Oggi non stavo troppo bene, ma sono venuta ugualmente a fare il mio dovere perché l'Europa è importante: Come la maggior parte degli intervistati anche questa insegnante dal cappellino «fin de siècle», conferma d'aver scelto, per queste consultazioni, un partito diverso da quello votato alle politiche: «Se ho capito bene in questo caso è più importante l'uomo che la formazione politica cui apparitene». e e r i a i e a Un parere condiviso anche da una studentessa in biologia intervistata all'uscita del D'Azeglio nelle ore di bassa marea del flusso elettorale del primo pomeriggio. Ha cambiato simbolo ma dei compiti e delle possibilità del Parlamento europeo non sa molto «perché in queste settimane ho dovuto studiare e non mi sono potuta documentare a sufficienza. Ritengo che, però, sia importante l'idea di un'Europa che tende all'unione politica dei suoi Stati». Idee chiare ha invece un altro studente, laureando In ingegneria: «/I Parlamento europeo non ha sulla carta grandi poteri, ma l'importante è incominciare. Oggi ho votato un partito diverso rispetto a domenica scorsa: ho scelto un gruppo politico sganciato dalle grandi formazioni ideologicamente analoghe presenti in Europa perché ritengo che solo cosi si possa tentare di risolvere, in chiave europea, i problemi italiani». Molto meno loquaci due coniugi che educatamente invitano a non turbare la loro «privaci/» e si limitano a commentare: •Possiamo soltanto dire che, questa volta, abbiamo cambiato voto». Perché? «Mah, forse perché la varietà diletta». Un carabiniere in borghese: «Spero che, quest'Europa nuova possa garantire un futuro migliore ai nostri figli: molti nodi italiani esistono anche in altri Stati del continente e, come da noi, hanno soluzioni difficili e lontane. Terrorismo, disoccupazione, emarginazione, condizioni degli anziani: tutti insieme si potrà incominciare a mettere fine a queste realtà». Una studentessa appena uscita da un seggio della Crocetta: «Ho la testa dura: oggi il mio voto è andato allo stesso partito cui l'avevo dato la settimana scorsa». «Non è una questione di coerenza — aggiunge il ragazzo che esce con lei dalla scuola Foscolo — ci vuole un po'di elasti-'\ cita. Te lo dico sempre, solo le montagne non si muovono. Io ho cambiato, ma non mi sento un camaleonte: sono soltanto uno che sa valutare le circostanze e scegliere la soluzione migliore». Si allontanano discutendo animatamente. E il cronista si sente la piccola responsabilità d'aver, forse, guastato, con le sue domande, un pomeriggio a due giovani che per un voto hanno perso 11 sorriso. Roberto Reale Renato Rizzo Chiusi i seggi, i presidenti portano schede e verbali negli uffici del Comune

Persone citate: D'azeglio, Foscolo, Renato Rizzo