La Sicilia salverà l'ultimo papiro?
La Sicilia salverà l'ultimo papiro? UN MALE MISTERIOSO RISCHIA DI FARLO SCOMPARIRE PER SEMPRE La Sicilia salverà l'ultimo papiro? 1 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE SIRACUSA — La Regione Sicilia ha stanziato settanta milioni di lire per salvare dall'estinzione una pianta acquatica: il papiro {Cyperus Papirus) che da tempo immemorabile cresce lungo le sponde del fiume Ciane e che da qualche anno è affetto da una «misteriosa» malattia che minaccia di farlo scomparire per sempre. Al suo capezzale si sono alternati luminari della scienza botanica anche stranieri i quali, dopo complicate analisi, hanno sempre finito per esprimere una «prognosi riservata» che non è stata ancora sciolta e che potrebbe condurre, anzi, a un esito infausto, cioè all'estinzione, a meno che non si trovi una cura adatta. La malattia che ha colpito le piante di papiro del Ciane, facendole diventare rachitiche, scolorite e soprattutto molto vulnerabili, ha suscita¬ to a Siracusa, specie negli ambienti turistici, molta preoccupazione. Il Cyperus Papirus, completamente estinto in Egitto, resiste ancora in qualche zona del Medio Oriente: quello del fiume Ciane è l'unico esistente in Europa. Dotata di un fusto sottile ed elegante alto sino a cinque metri e fornita di un culmo a ombrello, la pianta di papiro nell'antico Egitto veniva usata per scopi diversi: intrecciandone i fusti gli egizi costruivano leggere imbarcazioni, cesti, sandali, corde. Dalla parte degli steli che si trovava sott'acqua ricavavano un'ottima bibita dissetante. Inoltre, con un procedimento rimasto sconosciuto, riuscivano a ricavare dalla pianta un tipo di carta leggera e praticamente incorruttibile. I papiri del Ciane hanno sempre rappresentato, proprio per le loro mitiche origini, un'attrazione. Si deve an¬ che a essi se ogni anno i turisti si riversano nella zona Sud orientale dell'isola. Ciò spiega perché, tre anni fa, quando Corrado Basile, direttore dell'Istituto di Papirologia, si accorse che le piante del Ciane erano malate, la gente rimase turbata. Un cittadino, Vittorio Maratta, presentò addirittura una denuncia alla procura della Repubblica sostenendo che i papiri appassivano perché le acque del fiume, utilizzate a scopi industriali, si erano abbassate. Questa diagnosi ha trovato concordi mezza dozzina di docenti universitari italiani accorsi sulle sponde del piccolo fiume. Altri hanno dato la colpa alla presenza di molte canne e al fatto che gli ultimi inverni erano stati particolarmente rigidi. Poco attendibile si è rivelata invece la spiegazione di alcuni studiosi inglesi, i quali sostenevano che i papiri erano stati attaccati da un virus. Probabilmente, le cause debilitanti per le piante egizie del Ciane sono diverse e concomitanti: gli sbalzi della superficie dell'acqua, la presenza di altra vegetazione che soffoca il Cyperus Papirus, la scarsezza nelle acque del fiume di sali minerali che hanno la proprietà di rendere la pianta forte e longeva. Con i settanta milioni stanziati dalla Regione (il decreto è stato firmato dall'assessore alla presidenza on. Santi Nicita) e messi a disposizione del Consorzio per le paludi Lisimelio, il corso del Ciane sarà pulito e arricchito di sali minerali, le piante selvatiche verranno distrutte, i papiri saranno liberati dalle canne che li opprimono. Se la terapia è quella giusta potranno salvarsi e rifiorire in questa che può considerarsi la loro «ultima spiaggia». f _ s>
Persone citate: Corrado Basile, Santi Nicita, Vittorio Maratta
Luoghi citati: Egitto, Europa, Medio Oriente, Sicilia, Siracusa
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