Nord-Est, dc e pci calano d'un punto di Alfredo Venturi

Nord-Est, dc e pci calano d'un punto Tendenza omogenea in quattro regioni Nord-Est, dc e pci calano d'un punto DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VENEZIA — La circoscrizione Nord-Est è estremamente differenziata (Veneto, Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia): ma il dato di questa elezione europea è abbastanza omogeneo. Nelle quattro regioni la tendenza è stata la stessa: rispetto al voto nazionale di una settimana prima calano di circa un punto la de e il pei (rispettivamente un po' più e un po' meno in Emilia); avanzano mediamente di un paio di punti il psi e il pli (quest'ultimo, poi, trionfa in Friuli-Venezia Giulia, e vedremo perché); migliorano di poco psdi e pr; arretrano leggermente i repubblicani e l'estrema destra; si ridimensionano dp e pdup. Nonostante la flessione rispetto al 3 giugno, i democristiani hanno ottenuto sette dei quindici seggi in palio nella circoscrizione. C'è la conferma di una tendenza già emersa nelle elezioni del 3 giugno: una tendenza che mortifica i capi storici del partito di maggioranza. Il primo degli eletti de nel Nord-Est è infatti un outsider, il giornalista Gustavo Selva, che ha avuto 390 mila preferenze contro le 260 mila di Flaminio Piccoli e le 145 mila di Mariano Rumor. Seguono Giovanni Bersani, Arnaldo Colleselli, Paola Gajotti. C'è poi da considerare che il settimo seggio conquistato dalla de viene trasferito, in virtù di un recente accordo, al più votato fra i candidati della Sudtiroler Volkspartei, che è Joaehim Dalsass. Bastava perché scattasse l'accordo, che la Svp superasse i cinquantamila voti, cosa che ha fatto di slancio sfiorando i duecentomila: dei quali oltre la metà sono andati, sotto forma di esplicite preferenze, al capolista Dalsass. Si diceva dello strepitoso successo dei liberali a Trieste e dintorni dove hanno raggiunto il 7,3 per cento con ol¬ tre sessantamila voti. Poiché soltanto una settimana prima il pli di voti in questa regione non ne aveva avuti che dodicimila, è evidente che la differenza rappresenta un travaso di voti autonomistici. Uno degli uomini di punta del «Melone» triestino, il sindaco Manlio Cecovini, era infatti fra i candidati della lista liberale: e proprio Cecovini ha ottenuto cinquantamila preferenze. Un altro autonomista triestino, Gianni Giuricin, era invece in lista con i radicali: ma questa specie di conteggio interno dei «meloni» è andato a tutto vantaggio dei liberali ma non fino al punto da spedire Cecovini a Strasburgo, ciò che potrebbe accadere soltanto in virtù di un gioco di operazioni: Enzo Bettiza il più votato fra i candidati del pli, può infatti scegliere fra mandati ottenuti in varie circoscrizioni. Molto più scarso del previsto, invece, l'apporto delle minoranze presenti nel NordEst alla lista regionalista dell'Union Valdótaine. Nonostante la correzione in corso del bipolarismo, i due partiti maggiori si sono assicurati nel Nord-Est 12 dei 17 seggi attribuiti a questa circoscrizione. Sette la de, come si diceva, uno dei quali trasferito ai sudtirolesi: 5 al pei. Si tratta, in ordine di preferenze, di Nilde Jotti, Guido Fanti, Domenico Ceravolo, Fabrizio Baduel, Anselmo Gouthier. Due seggi sono andati ai socialisti, più precisamente a Carlo Ripa di Meana e Gaetano Arpe. Uno al socialdemocratico Flavio Orlandi. Restano due seggi: uno è toccato ai liberali, ma a chi precisamente dipenderà dalla scelta di Bettiza; uno ai radicali, per i quali è analogo il discorso. Il più votato è infatti Pannella, che di voti ne ha ottenuti anche altrove: dalla sua opzione e da quella di Sciascia dipendono le possibilità di Emma Bonino o di Alessandro Tessari. Alfredo Venturi