La «primavera di Praga» con Pelikan a Strasburgo

La «primavera di Praga» con Pelikan a Strasburgo L'esponente del dissenso cecoslovacco eletto nelle liste del psi La «primavera di Praga» con Pelikan a Strasburgo ROMA — Appena informato che Jiri Pelikan era stato ' eletto con un largo suffragio nella circoscrizione Nord-Ovest, Bettino Craxi non ha nascosto la propria soddisfazione. In un commento in tv sui risultati della consultazione europea il segretario socialista ha sottolineato «con particolare calore» questo evento «di grande portata», anche se, ha aggiunto polemicamente, «so di far dispiacere alle "Izvestija", al "RudePravo "e a quanti hanno considerato ciò una provocazione». Nel gruppo di parlamentari che rappresenteranno il psi a Strasburgo quello dell'intellettuale cecoslovacco è il nome di maggior spicco, un fiore all'occhiello per il suo passato prestigioso, il ruolo di primo piano nella storia degli ultimi trentanni. Vicino alla sessantina, espulso dalle autorità comuniste di Praga dopo la repressione della svolta democratica della «primavera» del '68, Jiri Pelikan si è rifugiato in Italia. Ha ottenuto facilmente asilo politico, ma ha dovuto aspettare più di dieci anni prima che gli venisse concessa, pochi mesi fa, la cittadinanza italiana. In tutto questo periodo il peso di intellettuale, il carisma, il suo apporto, oltre che di studioso e politologo, in quanto punto di riferimento e cassa di risonanza della dissidenza cecoslovacca sono rimasti intatti. E non stupiscono le bordate dei comunisti sovietici e cecoslovacchi subito dopo la decisione del psi di inserirlo nelle liste europee. Una mossa abile quella socialista e di sicura presa elettorale, confermata dal successo conseguito da un altro candidato, Carlo Ripa di Meana, presidente due anni fa della discussa «Biennale del dissenso». Personaggio scomodo, Pelikan porterà davanti all'assemblea di Strasburgo le istanze per cui si batte da anni: quelle legate al rispetto dei diritti civili nei Paesi comunisti dell'Europa Orientale, un tema cui ha legato parte della sua vita. E' la battaglia di cui vengono ripercorse le tappe in una sua biografia pubblicata nel '78, un racconto denso di meditazioni, di un comunista che ha creduto in Gottwald, anche dopo il '48, ha creduto e sperato in Dubeek, ed è stato costretto ad arrendersi, con l'emigrazione forzata, dopo il secondo «colpo di Praga», stavolta con l'aiuto dell'Armata rossa, del 21 agosto 1968. Ma che non si è ricreduto sul socialismo, anche se lucidamente si è chiesto: «Dopo tutto ciò che ho vissuto, ho ancora il diritto di credere in un socialismo autentico, diverso da quello sovietico, tale da concedere veramente maggiori libertà, giu¬ stizia, dignità ai cittadini e maggiore partecipazione ?.. Membro del pc cecoslovacco dal '39, dirigente dal '53 delle organizzazioni studentesche del Paese e internazionali di ispirazione comunista, Pelikan ha acquisito con questi incarichi una vasta esperienza politica, arricchita da una lunga serie di incontri con i protagonisti della storia dell'ultimo trentennio (Mao, Kruscev, Breznev, Che Guevara, Castro e Nasser). Nel '63, quando in Cecoslovacchia ha cominciato a delinearsi una forma di fronda intellettuale al regime, è divenuto direttore generale della tv. Da allora ha incominciato a ideare e introdurre quelle riforme liberaleggianti che poi dovevano sfociare nella «primavera di Praga», nel perìodo in cui Pelikan ha assunto una posizione politica sempre più di primo piano: deputato al Parlamento, quindi presidente della commissione Affari esteri. Dopo l'intervento sovietico l'inevitabile discesa: estromesso dalla televisione ed espulso dal pc, quindi fatto decadere come parlamentare e privato della cittadinanza: ottenuto asilo politico in Italia, ha fondato la rivista della dissidenza «Listy», divenuta con la nascita del movimento di opposizione «Carta '77». «Dalla tribuna d'Europa — commenta oggi sull"'Avanti! " Paolo Flores d'Arcais — tornerà a parlare la speranza di Giuseppe Fedi' (Continua a pagina 3 In nona colonna)