Mennea soffre per vincere i 200 metri

Mennea soffre per vincere i 200 metri Successo polacco nell'atletica a Torino, entrano nel vivo gli «europei» di pallacanestro Mennea soffre per vincere i 200 metri Malgrado una contrattura alla coscia in curva, ha retto sino al traguardo - Buone prove di giovani e «anziani» TORINO — Brivido per Pieretto Mennea, il maggior «capitale» con Sara Simeoni dell'atletica azzurra, ieri allo stadio comunale torinese nella giornata conclusiva del confronto maschile Italia-Polonia-Canada-Kenia. Uscito bene dai blocchi di partenza della gara dei 200 metri, l'asso dello sprint italiano è parso in difficoltà a metà curva, è uscito dalla stessa in linea con i polacchi Woronin e Dunecki, quindi forzando è riuscito a prendere un leggero sopravvento ma a cinquanta metri dal traguardo — toccandosi la coscia destra con la mano in un movimento tanto inconscio quanto significativo — ha confermato di aver accusato un guaio muscolare. Ha ancora vinto in 20"69 sui due polacchi, ma subito dopo il traguardo si è accasciato con un moto di disappunto: una contrattura l'aveva frenato già dopo sessanta metri di corsa, temeva addirittura di aver perso. Ha rischiato lo strappo per vincere: ecco la misura del carattere di Pieretto Mennea. Lo stesso tono ansioso con il quale ha chiesto, appena tirato il fiato, «Ho vinto lo stesso?» dimostra la grinta del campione. Poi, rassicurato, la spiegazione della gara tormentata: «Afi sono affaticato un poco a Lisbona, in Coppa dei Campioni, ma non ho dato peso ai dolorini, che erano un avvertimento. Stavolta ho sentito un dolore più sensibile già a metà della curva, ma non ho mai pensato a fermarmi. Una contrattura, nulla di irreparabile. Cinque o sei giorni di riposo, poi conto di riprendere senza danni: Un Mennea ancora sereno malgrado il contrattempo, timori nel clan azzurro in proiezione futura, volto scuro del prof. Vittori già al centro di discussioni per alcune scelte effettuate in questo incontro. Pieretto ha rischiato, dimostrando ancora una volta il suo spirito di atleta vincente ; a Vittori si chiede il perché non abbia insistito per far correre venerdì a Pieretto l'ultima frazione della 4 x 100 anziché la prima, il motivo dell'esclusione di Grazioli dai cento individuali, solo perché il novarese — alle prese con gli esami dell'Isef — ha disertato le precedenti gare napoletane. Sono «incerti» propri del mondo dell'atletica, nel quale le decisioni sono sempre difficili, con una immediata ed a volte impietosa controprova sul campo, cronometri e metro alla mano. L'ultima giornata del quadrangolare torinese è andata avanti — oltre al brivido Mennea — sull'incertezza del punteggio fra az¬ zurri e polacchi nella sfida di maggior consistenza tecnica. Alla fine, secondo pronostico, si sono imposti i polacchi per 114 a 109, ma i nostri si sono battuti con grinta, valga ad esempio la magnifica difesa di Scartezzini sui 3 mila siepi contro il campione d'Europa Bronislaw Malinowski, la bella vittoria di Zarcone sui 10 mila, la resistenza del rientrante Fava nella stessa gara Si era detto, alla vigilia delle gare torinesi, che andavano seguiti con particolare attenzione i giovani in questa delicata fase di ricambio, e con già abbastanza vicina la finale di Coppa Europa del 4 e 5 agosto ancora allo stadio comunale. Anche ieri le indicazioni confortanti non sono mancate: tempi a parte (afa e gara tattica, vista l'importanza sul punteggio) il secondo e terzo posto di Patrignani e Costa (diciannove anni a testa) nei 1500 metri alle spalle del canadese John Gralg (3'42"94) è segno di coraggio e qualità tattiche, 11 50"80 del ventiquattrenne Fulvio Zorn sui 400 ostacoli è positivo. Miglioramenti anche nel settore lanci, ancora crisi nell'asta anche se D'Alisera, fermatosi a 5,10, è andato molto vicino ai 5,30 in una gara vinta con facilità e senza fatica (5,20) dal primatista europeo, il polacco Kozakievicz. Il lavoro nel salto con l'asta va fatto in profondità, è stato aperto un «college» a Formia, sono stati infittiti i rapporti con i francesi, che possiedono una ottima scuola (magari avendo imparato da Dionisi). Nessuna strada va trascurata, l'atletica è bella ma impietosa. Lo ha dimostrato il keniano Boit, ex stella di prima grandezza naufragato malinconicamente contro avversari con i quali un tempo avrebbe scherzato. Bruno Perucca Ite vtHMJMifc tmm a Mennea, primo, con una mano sulla gamba infortunata, e la sua smorfia di dolore (fio'sio) Mestre. Con CagHeris e Meneghin vittorioso esordio dell'Italia nei campionati europei di basket