Quattro secoli di storia «scritta» sui muri

Quattro secoli di storia «scritta» sui muri Una mostra di manifesti fra le colonne di una chiesa sconsacrata a Cuneo Quattro secoli di storia «scritta» sui muri Parte da lontano questa singolare mostra «Muri di Città», addirittura dal 20 luglio 1560 con il Privilegio che Emanuele Filiberto di Savoia concedeva ai Notari. Poi, attraverso le armoniose navate di San Francesco, gotica chiesa sconsacrata eretta nel secolo xiii, uno dei più suggestivi «spazi d'arte» del Piemonte, si percorrono quattrocento anni di storia italiana e cittadina prima leggendo i manifesti, poi guardandoli soltanto, perché alla parola un poco alla volta si è sostituita l'immagine, e allo scriba il cartellonista. L'idea di questo metodo innovatore di leggere la storia sui manifesti è di Nello Streri, avvocato, vicesindaco e assessore alle attività culturali di Cuneo. Nello Streri è uomo che non fa nemmeno la siesta pomeridiana; la sua più bella Iniziativa è stata la «Mostra del teatro» dell'anno scorso, che ebbe risonanza internazionale. Ora ha appena terminato questa mostra «Muri di Città» ed è già immerso nella nuova iniziativa che partirà in luglio. Ha per titolo «Tutti in piazza», e sarà una serie di spettacoli di prosa, danza, opera lirica, balli folcloristici, musica leggera, concerti classici nelle varie piazze e parchi di Cuneo. Ma torniamo alla mostra •Muri di Città» ; primo manifesto, l'ho già accennato, è il decreto di Emanuele Filiberto di Savoia e il settore di «mostra» che più interessa il visitatore attento è proprio quello in cui sono raccolti gli esemplari unici di questi «a/-: fiches» recuperati da una schiera di giovanotti attenti che hanno sfogliato gli Archivi di Stato, della biblioteca Civica, di biblioteche pubbliche e private. Vi si legge di tutto; dai privilegi ài notori alle gabelle sul grano, dalle indulgenze plenarie per le Quarant'ore ai giorni festivi stabiliti dal se¬ nato sabaudo per il 1723; 101 giorni di feste, una cuccagna per chi aveva stipendio fisso. Si stabilisce come licenziare i massai e come, in Sardegna, si debbano impiccare un buon numero di «banditi». Noi ci offendiamo per le scritte sui muri, che deturpano e incitano alla violenza, ma i nostri avi non erano proprio da meno; oltre al bando di don Jo- i sef Maria del Carretto Marchese di Santa Giulia Gorino che, in spagnolo, ordina l'impiccagione d'un centinaio di «banditi» sardi, vi sono quattro sentenze di morte, regolarmente eseguite, che raggelano. Un ladro di oggetti sacri e tre uxoricidi furono condotti al patibolo stretti da tenaglie roventi, impiccati «finché l'anima non fosse separata dal corpo», e quindi decapitati. Una di tali sentenze riguarda due uxoricidi contemporaneamente, quindi due condanne con spettacolo prolungato per il piacere del pubblico. Nella mostra si notano anche gli ebrei di Torino, ai quali Napoleone, oltre alle gabelle consuete, impone di autotassarsi secondo le loro possibilità. C'è un Bachi Israel Emanuel che si è tassato per 1270 franchi dell'epoca, una cifra cospicua. Passa la furia napoleonica, passa la restaurazione, arriva la Belle Epoque; non più editti e bollettini, ma belle donne che annunciano spettacoli di gala al Teatro Municipale divenuto presto Teatro Civico Toselli. La Belle Epoque dura poco, le cannonate della prima guerra mondiale echeggiano attraverso i manifesti dei «Taci, il nemico ti ascolta» e dei «Tu, che fai?» invitando ai prestiti nazionali. Ormai la storia corre coi pennelli dei cartellonisti, che vorrebbero incitare, impietosire, galvanizzare. Arriva la vittoria, e arriva anche il fascismo, che fa l'asso pigliatutto; si appropria anche della Cuneo - Nizza - Ventimiglia, ideata nel 1902, incominciata nel 1912, interrotta per la guerra, ripresa subito dopo e inaugurata nel 1928. Il fascismo fa suo anche il «viadotto promiscuo», strada e ferrovia sovrapposte, dal quale vanno a gettarsi gli stanchi di vivere, e nemmeno l'idea è fascista. Ciò che gli appartiene, invece, sono gli orrori della seconda guerra mondiale. Qui la propaganda si fa grossolana, ferocemente volgare. Un manifesto richiama alla mente il burattinaio Mangiafuoco che sta per inghiottire Pinocchio; ma raffigurato c'è Stalin nell'atto di mangiarsi un bambino. Al contrario, Boccasile tenta di dare aspetto umano ai tedeschi delle SS, ma di' fronte c'è un manifesto orrendo; bimbi che ricordiamo fotografati nei campi di annientamento nazisti presentati come vittime italiane de gli anglo-americani. I fascisti di Salò già erano documentati su Buchenwald e Auschwitz. Un po' di storia, non molta, sulla Resistenza, sul dopoResistenza, molta sulla propaganda dei partiti, infine qualcosa per allegrare gli occhi; manifesti di cinema e di propaganda merceologica; la Contessa Azzurra per i profumi, due favolose gambe femminili per una marca di calze e un bellissimo, prezioso poster'del 1923 per la corsa automobilistica Cuneo - Colle della Maddalena, una gara in salita nota nel mondo per l'arduo percorso, la prova di bravura dei piloti, il collaudo dei motori. Francesco Rosso : T A RIFFA DELLA GABELLA | sn,ua diirjHuftru»; Ca mera <tecaiìti di S. A* fattati «mju« <Jt .Aprite • < s>.piatta JiV«tjgtt«tto dvFcW»-o i6io. comrpcr pjre..«i<J<iiifa««c»)icf|>c«iit : conforme*!!* «tuje Stinga* 4cu» GiWia. vro..i Vaiù M »i«o , gueo ,* «lue «*<»£ltt ti-

Persone citate: Boccasile, Emanuele Filiberto Di Savoia, Francesco Rosso, Israel Emanuel, Nello Streri, Notari, Stalin, Teatro Civico Toselli

Luoghi citati: Cuneo, Nizza, Piemonte, Salò, Sardegna, Torino