Collegamenti Br e malavita
Collegamenti Br e malavita Collegamenti Br e malavita ROMA — L'indagine negli ambienti della malavita romana è ora in testa al calendario della Digos e della Squadra mobile che si stanno occupando dei contatti tra le Brigate rosse e la delinquenza comune. Gli inquirenti vogliono interrogare Ciro Bonvicini, un armiere romano di via Oslavia che, secondo una copia di commissione e quelle di due proposte d'acquisto, rinvenute nell'appartamento di viale Giulio Cesare 47 dove sono stati arrestati Adriana Faranda e Valerio Morucci, sarebbe stato uno dei fornitori dei due «guerriglieri». Ciro Bonvicini è stato convocato dai magistrati per domani. Gli investigatori cercheranno di sapere se Faranda e Morucci volevano comprare armi o giubbetti antiproiettili. A far venire il sospetto che le commissioni (datate 9,10 e 12 maggio 1979) fossero dirette a procurarsi questo tipo di vestiario protettivo per i conflitti a fuoco, è stato il ritrovamento nell'appartamento di viale Giulio Cesare di tre giubbetti antiproiettili e di un buono di consegna, del 23 aprile scorso, per dieci indumenti simili a favore di un certo Marchetti, evidentemente un nome falso. Bonvicini dovrà confermare se i rapporti di compravendita con Valerio Morucci sono avvenuti senza che ne conoscesse la vera identità. Sembra infatti che il presunto brigatista si facesse passare (per concludere questo genere d'affari) come Francesco Pugliese e un documento — cosi artefatto —è stato sequestrato nell'ultimo domicilio di Morucci. Parallela all'indagine sulle armi che Morucci avrebbe voluto acquistare, va avanti l'indagine sui fondi raccolti dai due presunti brigatisti per «pagarsi le spese». L'arresto di Sandro CutiUi, l'intestatario di un assegno di trenta milioni ritrovati tra le cose della Faranda e di Morucci, ha dimostrato che i due cercavano di procurarsi il denaro necessario attraverso «specialisti» delle truffe e degli assegni a vuoto. Questa circostanza potrebbe essere un elemento a sostegno della tesi che alcuni brigatisti (dopo il dissenso interno sorto sul caso Moro) siano usciti dall'organizzazione e ne abbiano cosi perso anche le coperture e i vantaggi. Potrebbe essere questa la ragione che ha spinto i due latitanti a rivolgersi ai vecchi compagni di Potere Operaio e nella loro casa possono essere state trovate tracce di questo «riavvicinamento». Di qui l'incriminazione per banda armata contestata a Libero Maesano, Paolo Virno e Lucio Castellano. s. m.
Luoghi citati: Roma
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