La feroce strage dei poveri tonni uccisi nella stagione dell' amore di Francesco Fornari

La feroce strage dei poveri tonni uccisi nella stagione dell' amore La mattanza: un rito crudele che si ripete puntualmente a maggio e giugno La feroce strage dei poveri tonni uccisi nella stagione dell' amore DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE: " FAVIGNANA — Nuvole basse, foschia: 1 pescatori osservano soddisfatti il cielo e si augurano che il maltempo continui ancora per qualche giorno. Col tempo brutto i tonni si avvicinano all'isola e possono incappare nella tonnara, un labirinto di reti che 11 conduce inesorabilmente in una trappola mortale. Questa potrebbe essere l'ultima mattanza: ogni anno questo tipo di pesca diventa sempre meno redditizio, i branchi dei tonni, assaliti al largo dai grossi pescherecci giapponesi che fanno delle tonnare volanti, vengono decimati prima di arrivare nei pressi dell'isola. Da maggio ad oggi, in successive mattanze, i pescatori ne hanno catturati circa 500. Una miseria, se si pensa che ancora pochi anni or sono ne venivano presi anche sei o settecento in una sola mattanza. Qualcuno ricorda ancora una famosa mattanza di dieci anni fa, quando vennero uccisi più di 1800 tonni. Belli, enormi. Alcuni esemplari pesavano oltre 600 chilogrammi. Maggio e giugno sono i mesi dell'amore: in questo periodo i tonni arrivano a migliaia, seguendo rotte misteriose e sempre uguali, lungo le quali i pescatori allestiscono le tori' nare in cui questi grossi pesci finiscono imprigionati. Un modo di pescare che affonda le radici nella tradizione isolana, un rito pagano, bello e crudele, celebrato sul mare da uomini coraggiosi. Ho assistito ad una mattanza in una livida mattina: spettacolo affascinante e pauroso, permeato di una violenza che riporta indietro nei tempi, alle origini dell'uomo, alle lotte combattute dai nostri progenitori per sopravvivere in un mondo ancora sconosciuto e ostile. Il metodo di pesca è semplice: incanalati dalle reti che i pescatori calano lungo le loro rotte, i tonni, finiscono nella camera della morte, una enorme rete che poggia sul fondo del mare, appesa ad un quadrato di barche, con un'unica apertura, dalla quale non è possibile uscire. Quando la camera della morte è piena, si inizia la mattanta. Sulle barche i pescatori alano la rete, alzandola lenta- mente verso la superficie. Le barche si avvicinano le une alle altre, riducendo sempre più 11 quadrato, mentre i tonni vengono inesorabilmente portati verso l'alto. Al centro del quadrato, il «rais» (capo mattanza) controlla da una barchetta le varie fasi dell'operazione, scandita dal canto dei pescatori. « Aia-molla. •: una cantilena cadenzata che accompagna il lavoro degli uomini, mentre la superficie del mare ribolle e già si intravedono le grosse sagome dei tonni che guizzano, si urtano, girando in tondo in una disperata e inutile ricerca di salvezza. Metro dopo metro la grande rete viene issata: ora i tonni si agitano in pochi palmi d'acqua, la mancanza di ossigeno li fa impazzire, negli spasmi dell'agonia, si agitano frenetici, vibrando violenti colpi di coda. Ce ne sono 36, alcuni grossi, enormi. Il «rais» indossa un lungo impermeabile nero di gomma: è il segnale dell'inizio della mattanza. Dalle barche i pescatori arpionano i grossi pesci agonizzanti. Cinque, sei, dieci punte acuminate si conficcano nelle carni, mentre unendo i loro sforzi, gli uomini cercano di issarli sulle barche. L'acqua si colora di rosso, ribolla, si frantuma sotto i formidabili colpi di coda vibrati dai tonni. Gli uomini gridano per farsi coraggio, si esortano l'un l'altro, sporchi di sangue, le mani strette attorno all'asta degli arpioni che vengono spinti sempre più in profondità. Uno spettacolo selvaggio, crudele. Finalmente anche l'ultimo tonno viene issato sulle barche. Con un urlo di gioia. Clemente, un gigante dai capelli rossi, bruciato dal sole, si tuffa nell'acqua e nel sangue. E' l'estasi pagana della mattanza, il bagno purificatore nel sangue delle vittime sacrificate. 'Non so perché lo faccio — racconta Clemente —ma quando tutto è finito, sento la necessità di tuffarmi, per togliermi dalla pelle tutto quel sangue che mi è schizzato addosso mentre arpiono i tonni: Le barche dei turisti, accorsi in massa per assistere alla mattanza, guadagnano frettolose le coste dell'isola. Fra- dici d'acqua, intirizziti dal freddo, eccitati dalla violenza dello spettacolo, uomini e donne commentano le fasi più salienti di questa pesca, crudele e affascinante. Forse questa è stata l'ultima mattanza, ormai questo sistema è diventato antieconomico, perché di tonni se ne prendono sempre meno. ^Speriamo che qualcuno provveda — dice Giuseppe Livolsi, sindaco di Favignana — la tonnara dà lavoro a due-, cento persone per 90 giorni all'anno e la mattanza richiama sull'isola un gran numero di turisti. Bisognerebbe vietare le tonnare volanti fatte dai giapponesi o. per lo meno, sovvenzionare la mattanza perché possa continuare. E' uno dei più famosi richiami turistici della zona». Su una delle barche Angelo Vitale, un giovane cantautore ospite del villaggio di Punta Fanfalo, ascolta la registrazione dei canti dei pescatori. « Una cosa splendida», dice. La sua canzone «Falso amore», è diventata il motivo ufficiale dell'estate favignanese. La cantano dappertutto. Forse Angelo Vitale adesso ne scriverà una dedicata alla mattanza. 'Perché non venga mai dimenticata-, dice. n «rais», smesso il lungo impermeabile nero, esorta con ordini secchi i suoi uomini che già lavorano di coltello fra i tonni che ricoprono il fondo delle barche. Sul molo i commercianti di pesce aspettano, mentre un timido raggio di sole fa capolino fra le nuvole. La mattanza è finita, nell'incanto dell'isola i turisti vivono la loro vacanza felice. Francesco Fornari i o Favignana. I tonni sono nella «camera della morte»; è l'epilogo della mattanza

Persone citate: Angelo Vitale, Giuseppe Livolsi

Luoghi citati: Favignana