Europa monetaria a due velocità di Francesco Forte

Europa monetaria a due velocità Europa monetaria a due velocità Il Sistema monetario europeo è oggi diviso in due: da un lato le tre monete «forti» dei grandi Paesi, cioè Germania, Italia e Francia; dall'altro lato le tre monete «deboli» dei Paesi minori, cioè Belgio, Olanda e Danimarca. I gruppo delle monete deboli dello Sme, al momento della sua costituzione, era effettivamente formato dai tre Paesi minori appena citati e dall'Italia. Però la Germania si era «portata sulle spalle» la corona danese, il franco belga e anche il fiorino olandese, antichi soci nel «serpente monetario europeo», assistendoli in ogni modo e mantenendoli, con il proprio aiuto finanziario, ad una quotazione artificiosamente alta. Invece, la lira si era realisticamente riaggiustata verso il basso, prima di entrare nello Sme, di modo che quando questo ha cominciato a funzionare, essa aveva una quotazione oramai molto ben difendibile, anzi appariva sottovalutata. Adesso la Germania ha smesso di sostenere le tre monete dei Paesi satelliti e queste sono in difficoltà. Come mai tale rovesciamento di posizioni? Intanto, quando una moneta è sopravvalutata, essa non può durare all'infinito in tale situazione solo con i prestiti bancari di altri Paesi. Inoltre, la Germania prima aveva convenienza e possibilità di comperare queste monete satelliti, cedendo parte dei dollari di cui sovrabbondava, a causa dei mas-, sicci acquisti di dollari che essa faceva per evitare la riva-;' lutazione del marco sul dollaro. Essa non voleva perdere le proprie posizioni concorrenziali e sorreggeva le quote delle altre monete. Ora la Germania ha una situazione diversa e differenti convenienze, a causa del mutato quadro internazionale. II dollaro si è rafforzato, perché gli Usa posseggono carbone e uranio e anche giacimenti di petrolio e gas, nonché altre materie prime, che nel lungo andare sono una grande ricchezza. Inoltre la bilancia dei pagamenti americana è migliorata. La Germania vende dollari, per evitare la discesa del marco, che le darebbe fastidio, in quanto farebbe salire i prezzi in dollari del petrolio. * Quanto a noi ci troviamo in una situazione paradossale. A differenza della Germania, che subisce un deflusso di capitali, noi abbiamo un afflusso di capitali. Non solo non ci troviamo nella necessità di vender dollari, per sorreggere la nostra moneta. Al contrario ne dobbiamo comperare per evitare la sua rivalutazione. Ma questo paradosso è solo frutto di una situazione artificiale. Infatti la bilancia del pagamenti della Germania, nella parte corrente, non è peggiore della nostra, ma probabilmente migliore. Noi riceviamo ingenti flussi di capitale dall'estero perché abbiamo un tasso di interesse molto alto e vari vincoli valutari che ci fanno rimanere «attaccate alle costole» in modo artificioso le valute estere. Queste misure, nate in epoche difficili per la lira, sono oggi irrazionali. E' dunque bene che noi le allentiamo, per porre la lira in una posizione più «naturale» e ripulire la nostra bilancia dei pagamenti dagli afflussi anomali di capitali dall'estero. Fatto ciò, il corso della lira rispetto alle altre monete potrà trovare la sua giusta collocazione In linea di massima, noi dovremmo muoverci con il marco e il franco francese, lasciando le monete dei Paesi satelliti alla loro sorte. Ma vi è anche l'esigenza di tenere d'occhio il dollaro. Certo non ci possiamo permettere un'ascesa del dollaro sulla lira, perché questo rincarerebbe troppo le materie prime che acquistiamo da tale area. Poiché questo problema lo sentono anche la Germania e la Francia, un'azione concertata con loro è ben possibile. Francesco Forte

Persone citate: Belgio