Gazzelloni suona tra gli alberi in attesa di Canino alluvionato

Gazzelloni suona tra gli alberi in attesa di Canino alluvionato Nel cortile di Borgo Medievale per Stampa Sera Gazzelloni suona tra gli alberi in attesa di Canino alluvionato TORINO — Un nuovo spazio musicale è stato scoperto nella città e collaudato con l'inaugurazione dei concerti gratuiti che Stampa Sera offre alla popolazione in questo scorcio di stagione: l'interno del Borgo Medioevale. Il luogo è raccolto, e naturalmente suggestivo, col palco bene attrezzato sotto un albero frondoso, valorizzato dalle luci dei riflettori. Tra i rami si può perfino scorgere la luna, quando c'è. Posti a sedere, su comode poltroncine, per un gran numero di persone, e chi vuole può ascoltare in piedi, di lato in alto, con una bella veduta d'insieme. Nessun disturbo di rumori esterni, salvo il passaggio d'uno dei rari aerei di linea che ancora toccano Torino. Naturalmente, essendo lo spazio sviluppato soprattutto in lunghezza, l'udibilità diretta è discreta nelle prime file, poi la veicolazlone del suono dev'essere aiutata a mezzo microfono. In questo ambiente si è vissuta l'altra sera un'oretta di suspense nell'attesa del pianista Canino, intrappolato da un furioso temporale, quasi un'alluvione, che aveva paralizzato la periferia di Milano. Gazzelloni era arrivato, con un po' di ritardo, ma era arrivato, e ora si aggirava sul palco, disinvolto ed elegante in un abito estivo color carta da zucchero, camicia aperta sul collo, rivolgendosi ogni tanto al pubblico attraverso 11 microfono ed esprimendo la propria ansia per la sorte dell'infelice partner, che molti immaginavano già rovesciato fuori dell'autostrada. (Il 6 giugno, per chi non lo sapesse, è una data micidiale alla circolazione automobilistica). Poi, non bastando più le parole, diede di piglio all'aureo flauto e suonò una Sonata di Bach, forzatamente spogliata del basso continuo. Già Cognazzo, messo in stato di all'erta, s'era precipitato a casa a cercar musica, quando Canino raggiunse finalmente il ponte levatoio. Non aveva il tagliando di Stampa Sera, e pare che, col suo fare timido, abbia avuto qualche difficoltà a spiegare che lui era il pianista e senza di lui il concerto non si faceva. Si .scusò col pubblico, si cavò il soprabito, confabulò un momento con Gazzelloni, poi sedette al mezzacoda (uno strumento di sonorità un po' troppo cameristica, per quell'ambiente), e il concerto ebbe inizio, col previsto programma beethoveniano. Erano le dieci, che son poi le nove, solari: la notte, propizia ai suoni, era appena calata. Quasi quasi, dato che tanto d'estate i concerti si fanno all'aperto per stare al fresco, non si potrebbe cominciarli alle dieci o alle nove e mezzo, sopprimendo l'intervallo (quando il programma non riposa tutto sul fiato inesauribile d'un singolo esecutore, ^come l'altra sera)? Si eviterebbe cosi la grigia e spiacevole luce antelucana e non si avrebbe la difficoltà di richiamare gli spettatori sciamati nelle ombre del parco durante la pausa. Le composizioni flautistiche di Beethoven non contengono sommi capolavori, ma la Sonata in si bemolle, del 1790 circa, è graziosa e tutto sommato non ci sono seri motivi per metterne in dubbio l'autenticità; i tre Temi variati che Gazzelloni e Canino scel sero fra i dieci scritti da Beethoven nell'op. 107 su canti popolari scozzesi e d'altri Paesi nordici, sono davvero molto belli; e la Serenata op. 41, che qualcuno trascrisse dall'originale op. 25 per flauto, violino e viola, probabilmente col consenso e la supervisione di Beethoven, è vivace e pimpante. Gazzelloni era in gran vena, euforico, agilissimo e comunicativo, Canino sensibile e pungente come sempre, ancorché un po' smorzato dallo strumento. Applausi a non finire e fuori programma, con felicissima scelta riguardo al plein air, il «Canto degli spiriti beati» d&ÌVOrfeo ed Euridice di Gluck. m>m>

Luoghi citati: Borgo Medievale, Milano, Torino