I partiti adesso si affrontano sull'assenteismo e sull'Europa

I partiti adesso si affrontano sull'assenteismo e sull'Europa In vista del voto per il Parlamento di Strasburgo I partiti adesso si affrontano sull'assenteismo e sull'Europa Biasini: «E' il momento di dimostrare che vogliamo collaborare alla costruzione dell'Europa unita» - Andreotti: «Un calo di votanti sarebbe grave» Zagari accusa de, pei e radicali - Fabre, segretario radicale contrattacca DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Con le dichiarazioni di Galloni e di altri esponenti politici a La Stampa, sembra si sia notevolmente attenuata la polemica per la scelta del Presidente della Camera. La linea definitiva verrà stabilita dagli organi dirigenti dei partiti, ma dalle prime, importanti anticipazioni personali par di capire che non dovrebbero esserci irrigidimenti o pregiudiziali verso gruppi o persone. E' invece esplosa, con la carica dirompente di una conferma o di una rivincita ai risultati del 3 giugno, la polemica per le elezioni europee. Mancano ormai solo 48 ore a questo nuovo, importante appuntamento politico e vincitori e vinti di domenica scorsa si stanno dando battaglia, chi sperando di migliorare, chi di tenere il più possibile le posizioni appena conquistate. I rappresentanti italiani nel primo Parlamento europeo saranno solo 81 e il psi, tra l'altro, cercherà, con il nuovo voto una conferma anche a livello internazionale della crisi del bipolarismo italiano. In questo clima, il presidente Andreotti (che quasi certamente, dopo il 21 giugno, verrà chiamato da Pertini a formare il nuovo governo) ha cercato di introdurre una nota distensiva. C'è la minaccia, ancor più massiccia di domenica scorsa, di una forte astensione e il Presidente, per prima cosa, ha detto in un discorso tenuto a Palermo «di andare a votare domenica prossima, anche se si deve sacrificare un po' di riposo festivo: d'altro canto, in questo caso si vota un solo giorno e non vi è il recupero di lunedì». «Sarebbe grave — ha precisato Andreotti — un calo di votanti, anche perchè si farebbe una gran confusione comparando le elegioni del 3 giugno con quelle del 10: il che si può invece fare, sema sensibili errori, solo se la percentuale dei votanti sarà identica». Per i repubblicani, quello che gli italiani daranno domenica sarà «un voto della ragione». Lo ha detto il loro segretario, Biasini, in una conferenza-stampa alla quale ha preso parte anche il ministro del Bilancio Visentin!. Secondo Biasini, «in Europa si dice talvolta che l'Italia è diversa dalle altre nazioni, chiusa e quasi soffocata dai suoi problemi nazionali. E' il momento di dimostrare che non è vero: vogliamo collaborare anche noi, come gli altri popoli della Comunità, alla costruzione dell'Europa unito.» Il ministro Visentin! ha precisato, tra l'altro, che nel nuovo Parlamento «dovranno essere affrontati e approfonditi i problemi dell'economia comunitaria». Assai più politicizzati, e tutti tesi a contrastare la de e il pei, i temi degli oratori socialisti. «Sono preoccupato per le conseguenze della miopia politica dimostrata da de e pei — ha dichiarato a Roma il vicepresidente del Parlamento europeo Mario Zagari — Aprendo la crisi nazionale a ridosso della consultazione europea e costringendo il Paese a due elezioni ad una settimana dall'altra, comunisti e democristiani si sono assunti, con la complicità radicale, la responsabilità di comprimere in sole 72 ore tutto lo spazio utile per discutere di questo grande evento storico». La risposta dei radicali è arrivata immediata e pungente. «I parlamentari del pr faranno nel Parlamento europeo quello che in quattro su 900 hanno fatto nel Parlamento italiano. Rappresenteranno l'altra Europa, come hanno rappresentato e rappresentano l'altra Italia; quella dei cittadini senza poteri e senza diritti — ha dichiarato il segretario nazionale Jean Fabre — intendiamo dar voce a tutti i movimenti ecologici, antinucleari, pacifisti europei». Anche il pei, dopo la sconfitta di domenica scorsa, attribuisce una grande importanza politica alle elezioni europee. «Se il pei e la sinistra non si rafforzano i potenti schiacceranno i deboli», scriveva l'Unità di ieri. In una in¬ tervista allo stesso giornale, Pajetta ha però voluto precisare che «non si fratto di una rivincita, poiché non è gara sportiva. Ma non si tratta nemmeno di una ripetizione». Secondo l'esponente comunista, ••l'Euiopa vive oggi un momento difficile. C'è una crisi che investe oggi tutti i Paesi. C'è un contrattacco padronale e conservatore contro le forze dèi movimento operaio». I liberali non la pensano come Pajetta, malgrado le accuse di «sinistrismo» che molti loro avversari hanno rivolto al «nuovo pli» di Zanone. «Un ulteriore rafforzamento il 10 giugno delle forze intermedie aumenterebbe anche la forza contrattuale dei laici nella successiva formazione degli equilibri di governo per avanzare nella direzione del superamento dell'egemonia de senza cadere sotto quella comunista», ha dichiarato il vicesegretario Palmelli.

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