È ferito da una scarica di lupara durante la divisione del bottino
È ferito da una scarica di lupara durante la divisione del bottino La notte scorsa sotto l'androne di via San Domenico 12 È ferito da una scarica di lupara durante la divisione del bottino Questa, almeno, l'ipotesi della polizia - La vittima, colpita alla coscia e all'addome, è grave ■, Arrestato il fratello per favoreggiamento - Identificato lo sparatore: imminente la cattura Stava albeggiando quando un'ambulanza scortata da una «volante» ha trasportato alle Moli ne ite un giovane di 21 anni, Giuseppe Liberti, via San Domenico 12, ferito ad una coscia e all'addome da una scarica di lupara, sotto l'androne di casa. Nessuno è stato d'aiuto alle prime indagini della polizia, coordinate dal capo della Mobile, dott. Fersini e dal capo della squadra omicidi, dott. Sassi. Soltanto ieri pomeriggio, 11 mi¬ sterioso episodio ha cominciato a chiarirsi. Il fratello del ferito, Mario Liberti. 19 anni —che 1128 novembre del '78 fu colpito a sua volta alle gambe da tre incappucciati in un bar della zona — è stato fermato e poi arrestato per favoreggiamento. Era presente al momento della sparatoria, ma ha continuato a ripetere « non so nulla». La polizia ha invece già identificato il presunto sparatore, certo Francesco Carbone, 34 anni, corso Lombardia 149. La squadra mobile ha anche le generalità di un altro giovane, ritenuto un «boss» appartenente a una banda di taglieggiatori. La spartizione di un bottino o. più probabilmente. la divisione di determinate zone di influenza, sarebbero alla base della sparatoria di ieri mattina. Il ferito, sottoposto a intervento chirurgico al pronto soccorso deile Molinette, non ha aperto bocca, se non per dire che non conosceva il suo aggressore. Secondo una prima ricostruzione dell'episodio, i fatti sarebbero andati cosi. Il Liberti, vecchia conoscenza della questura (è già stato arrestato per rapine e furti), ha avuto l'altra notte una discussione con Francesco Carbone nel cortile di casa. Quattrini e interessi erano gli argomenti del colloquio: ne sono state, in parte, testimoni involontarie la sorella del ferito Maria e un'amica, Vincenza Lo Fermo. Vivono entrambe con i fratelli Liberti al piano terreno dell'edificio. Alle 4 il Liberti e 11 Carbone sisono lasciati. Ma il Carbone ha solo finto di andarsene: è invece andato in macchina, si è armato di un fucile a canne mozze ed è tornato nel cortile, dove nel frattempo Giuseppe Liberti era stato raggiunto dal fratello Mario che rientrava a quell'ora dal bar della Falcherà gestito dai, genitori di Vincenza Lo Fermo. Giuseppe Liberti stava riferendo al fratello della discussione avuta poco prima quando il Carbone, sempre secondo le testimonianze raccolte dalla polizia, avrebbe sparato, ferendo Giuseppe Liberti. Poi il killer è fuggito. Quando la polizia è giunta sul posto, ha trovato in terra una pistola «Luger» 7,65 inceppata e con un colpo in canna inesploso. Mario Liberti ha detto: «Non so da dove venga quell'arma, forse l'aveva lo sconosciuto». Una versione che non ha convinto gli investigatori, anche perché il giovane presentava una piccola ferita a un dito della mano destra. Evidentemente Mario Liberti ha tentato di sparare per difendere il fratello aggredito, ma la pistola non ha funzionato. Giuseppe Liberti, ferito a lupara, e Mario, suo fratello, arrestato per favoreggiamento
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