La preoccupazione dei banchieri è per la situazione economica di Natale Gilio

La preoccupazione dei banchieri è per la situazione economica La preoccupazione dei banchieri è per la situazione economica ROMA — /{ mondo delle ban-ROMA — Il mondo delle banche e dei banchieri in genere preferisce analizzare i risultati elettorali, o comunque i fenomeni politici, nel chiuso della 'Sacrestia*, a difesa del proprio ruolo 'tecnico* e perciò è poco incline a valutazioni non suffragate, almeno nella generalità dei casi, da elementi di certezza. Che l'interpretazione dei dati elettorali venga fatta, è fuor di dubbio. Anche il banchiere, soprattutto in periodi in cui l'amministrativizzazione del credito per l'intervento delle autorità pubbliche ha assunto forme tanto accentuate, deve fare i conti con la realtà politica. Nondimeno, difende la sua posizione e tende a separare nettamente la sua funzione da quella di altri. La domanda del cronista rivolta al banchiere di dare un giudizio sui risultati elettorali, sulla perdita subita dai comunisti, sul rafforzamento dei partiti intermedi, riceve cosi risposte, in genere, caute e prùdenti. Dice Luigi Arcuti, direttore generale dell'Istituto San Paolo di Torino: «Al banchiere non spetta fare diagnosi al di fuori della sua specifica sfera di competenza. La nostra preoccupazione, pur collegata indubbiamente alla realtà politica nella quale operiamo, è diretta all'esame della situazione economica. Io prefe- rirei, quindi, soffermarmi su quest'ultimo aspetto, per ricordare che il momento economico che attraversiamo non è facile e all'orizzonte, come ha sottolineato il governatore della Banca d'Italia, si addensano nubi oscure. «Mi riferisco — prosegue Arcuti — alla ripresa dell'inflazione, alla crisi energetica, alla mancata attuazione di quelle misure di sostegno della ripresa che si sarebbero dovute prendere e non si sono prese. Allora, il solo significato che io posso dare ai risultati elettorali è determinato soprattutto da elementi di speranza. Mi auguro che quanto prima si riprenda l'esame del programma triennale, purtroppo abbandonato e fatto slittare di oltre sei mesi. «Il fatto di sapere che entro la fine dell'anno il tasso di inflazione rimarrà ancora molto al di sopra delle due cifre — ha concluso — comporta non poche preoccupazioni e l'urgenza di Intervenire. C'è, poi, l'altra incognita rappresentata dal rinnovo dei contratti di lavoro. Le stesse preoccupazioni di Arcuti, le avanza Giovanni Guidi, amministratore delegato del Banco di Roma. Anche il banchiere romano preferisce non travalicare i limiti della sua funzione tecnica. Vuole, però, sottolineare, «i pericoli nascenti dai dubbi circa l'incertezza di un quadro politico che gli attuali risultati elettorali non hanno contribuito a chiarire, almeno in termini di governabilità. Tutto ciò se si trasferisce sul piano economico, accentua i fattori di crisi, in un momento in cui si affacciano nuove tensioni dal lato dei prezzi, alimentando segni di involuzione economica». Emanuela Savio, presidente della Cassa di Risparmio di Torino, proprio per gli elementi indicati da Arcuti e da Guidi, ritiene urgente «definire, al di là degli schieramenti politici, gli obiettivi indicati nel piano Pandolfi. Tra l'altro, occorre superare i vecchi modelli di gestione della politica economica, limita¬ ti ad interventi di carattere congiunturale. Le forze politiche dovrebbero saper esprimere tecniche di risposta diverse, arrivando ad accordi di programmazione, anche semplice, per determinare i settori dove intervenire con maggiore urgenza e senza altri ritardi». Nerio Nesi, presidente della Banca Nazionale del Lavoro, accetta, invece, non dimenticando evidentemente la sua lunga milizia nel partito socialista, di fare un'analisi più politica. Dice: «Non credo che la perdita dei voti subita dal partito comunista possa determinare almeno nel breve periodo, una modifica delle aspettative degli operatori economici. Che il pei, andando alle elezioni, avrebbe accusato una flessione, lo si sapeva; e soprattutto Io sapeva lo stesso partito comunista che probabilmente ha anticipato lo sconto di questa cambiale proprio per verificare la stabilità del suo patrimonio di voti. Da qui a dire che il risultato potrà avere influenza notevole, il passo è lungo. D'altra parte, l'operatore economico, dai riscontri da me fatti, da tempo sottolineava che il partito comunista il suo massimo lo aveva toccato nel giugno del '76. Oltre quel limite non sarebbe andato. Oggi, si ha la conferma che il partito comunista non andrà al potere. Una conferma, comunque, da sola non sufficiente per restituire all'imprenditore la certezza nell'operare economico. Nesi. nella sua analisi, tiene, infatti, conto di altri fattori. Ricorda che l'imprenditore italiano è abituato a confrontarsi con la situazione economica degli altri grandi Paesi europei. «Se sifa il confronto con quanto accade in Francia, in Gran Bretagna, nella Germania Occidentale, si vede che l'alternarsi al potere di grandi partiti non muta il quadro di riferimento entro il quale l'impresa si muove. C'è rinnovamento, ma al contempo le garanzie che il sistema deve dare non mutano». Natale Gilio

Persone citate: Arcuti, Giovanni Guidi, Guidi, Luigi Arcuti, Nerio Nesi, Nesi, Pandolfi

Luoghi citati: Francia, Germania Occidentale, Gran Bretagna, Roma, Torino