Il Veneto resta un'isola bianca di Alfredo Venturi

Il Veneto resta un'isola bianca Il Veneto resta un'isola bianca , , DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VENEZIA — Gli spostamenti rispetto al '76 sono stati abbastanza sensibili, ma non tali da mutare la composizione della rappresentanza veneta al Parlamento. C'è soltanto qualche variazione legata al gioco dei resti, quindi evidentemente limitata alla Camera. Per il Senato, l'affiliazione politica dei 23 eletti di questa Regione è assolutamente identica a quella di tre anni fa: 14 democristiani, 6 comunisti, 2 socialisti, un socialdemocratico. Ma ci sono alcuni nomi nuovi: come quello di Antonio Bisaglia. che certo è tu t fai t ro che nuovo in sé. ma che per la prima volta figura nei ruoli del Senato; come quello del comunista Rino Serri, dinamico segretario del comitato regionale, uno dei giovani leoni della generazione berlingueriana, eletto anche alla Camera; come quello del socialista Roberto Spano, che subentra al senatore Ajello passato al pr. E veniamo alla Camera dei deputati. A esclusione del Bellunese, che fa parte della circoscrizione friulana, la Regione è divisa nelle due grandi circoscrizioni di Venezia Treviso e Verona - Padova Vicenza - Rovigo. La prima sforna sedici deputati, ventisei la seconda, a parte gli eventuali apporti del collegio, unico nazionale. I deputati uscenti erano, di fatto, complessivamente 44: 24 democristiani, 11 comunisti, 5 socialisti, 2 socialdemocratici, un missino, un repubblicano. Ma quest'ultimo e il quinto socialista risultarono eletti coi resti. Alcune variazioni del voto del 3 giugno riguardano appunto i resti: il psi si limita infatti a confermare i suoi quattro quozienti pieni e il deputato uscente Antonio Testa resta fuori. Inoltre, al seggio repubblicano, andato al sottosegretario Adolfo Battaglia, se ne aggiungono uno per i liberali (Valerio Zanone), e uno per i radicali (Giuliana Danieli Sandroni). Ma i calcoli della redistribuzione dei resti sono ancora ufficiosi. Per il resto, quantitativamente tutto come prima, ciò che non esclude alcune novità all'interno delle singole rappresentanze, in parte già scontate al momento delle candidature. Per i socialisti, fa il suo ingresso a Montecito rio il giovane Maurizio Sacconi, di provenienza lombardia na, molto vicino a Gianni De Michelis, che si è assicurato, a Venezia-Treviso, il massimo delle preferenze psi. tlpAmtvs à à o Sacconi subentra a Dino Moro, che non ha ripresentato la candidatura, cosi come, nell'altra circoscrizione veneta, Roberto Liotti prende il posto del deputato, uscente ma non più candidato, Bertoldi. Fra i democristiani c'è, nelle due circoscrizioni, una doppia coppia di nuovi deputati. A Venezia-Treviso Lino Armellin e Lino Innocenti, entrambi considerati «dorotei vicini alla curia., entrambi sulle posizioni dei «Cento», il secondo proveniente da Palazzo Madama (era stato eletto nel 76 dal collegio di Conegliano). A Verona - Padova Vicenza - Rovigo le due reclute de di Montecitorio sono Antonio Zanforlin e Alberto Rossi. Entrambi dorotei, del gruppo Bisaglia. hanno potuto pescare nel vasto potenziale delle centomila preferenze messe in libertà dal ministro delle Partecipazioni statali che. come abbiamo visto, ha scelto di passare al Senato. Fra gli esclusi, il f orzanovista Giuseppe Marion a Venezia (primo dei non eletti) e la morotea Casadei a Vicenza. Un'altra rappresentante morotea, Tina Anselmi, ha sfiorato a Venezia-Treviso le ottantamila preferenze. Altri nomi di spicco riconfermati quelli di Gui e Fracanzani. Un nome nuovo fra i deputati comunisti oltre quello già citato di Serri, si tratta di Paola Tonellato Buttazzoni che a Montecitorio prenderà il posto di Alessandro Tessari, il deputato pei che fra roventi polemiche passò alcune settimane fa ai radicali. Difficile cogliere, dal gioco delle preferenze, indicazioni sostanziali di linea all'interno delle singole liste. Si può forse attribuire al successo di Armellin e Innocenti a Venezia (gruppo dei Cento) e dei bisagliani Rossi e Zanforlin, nell'altra circoscrizione, a danno di candidati forzanovisti e morotei, il valore di un indirizzo più accentuatamente anticomunista. C'è poi da registrare una relativa stanchezza degli elettori democristiani nei confronti del grande notabilato tradizionale. A Vicenza, collegio di Mariano Rumor, la de ha perduto più di quattro punti nelle elezioni senatoriali, passando dal 60,8 al 56,6%. A Bassano, dove invece si era candidato Bisaglia, il calo è stato più contenuto, poco più del 2%, mantenendo tuttavia il partito nella schiacciante posizione del 65,7% dei suffragi. Alfredo Venturi