Begin: gli amici egiziani non debbono ostacolarci di Giorgio Romano

Begin: gli amici egiziani non debbono ostacolarci Mentre Dayan va da Sadat a Ismailia Begin: gli amici egiziani non debbono ostacolarci Il premier ribadisce tre «no»: alla sospensione degli insediamenti, allo Stato palestinese, a trattative per Gerusalemme - Vedetta lancia-razzi dei fedayn affondata NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — Il congresso del partito Herut, che si è aperto domenica sera a Gerusalemme, ha adottato la linea dura, sottolineata dagli applausi calorosi a tutti gli interventi più radicali. Il discorso di Begin è stato una serie di affermazioni intransigenti per quanto riguarda l'autonomia nei territori occupati e contro qualsiasi compromesso, anche per ingraziarsi quelli dei suoi antichi seguaci che gli rimproverano l'abbandono del Sinai. Dopo aver riaffermato il diritto di Israele sui suoi «ferritori storici», il premier ha detto: «Chiedo ai nostri amici egiziani di non imbarazzarci dichiarando che gli insediamenti ebraici in Erez Israel (la terra di Israele) sono illegali, che una parte di Gerusalemme dev'essere posta sotto la sovranità araba e che l'autonomia è solo un primo passo verso uno Stato palestinese (...). Da quando il concetto di legge è stato accettato dagli uomini, non è esistito atto più legale degli insediamenti ebraici in ogni parte della terra ebraica (...). Questi insediamenti sono un diritto e un dovere. Abbiamo difeso e difenderemo questo diritto-dovere-. Sono frasi che certamente non facilitano i rapporti con l'Egitto, il quale a buon diritto ha risposto chiedendo a) premier israeliano di non imbarazzarlo con dichiarazioni oltranziste. Anche la decisione del governo di fondare un nuovo insediamento a Elon More, nei pressi di Nablus (votata con un solo voto di maggioranza: contrari tra gli altri Yadin, Dayan, Weizman) è apparsa come uno dei gesti provocatori per accontentare gli oltranzisti Gush Emunin, gesti che dimostrano più debolezza che forza nel governo. Continua intanto il braccio di ferro tra i palestinesi e le forze israeliane: nella notte tra domenica e lunedi la marina israeliana ha colato a picco, nei pressi di Rosh Anikrà, una vedetta rapida appartenente ad un'organizza¬ zione terrorista che stava avvicinandosi alle coste carica di katiuscie. con l'intento di bombardare la regione costiera con razzi. Dopo un breve scambio di colpi, la nave dei palestinesi è stata affondata. Come si ricorda, l'Olp aveva tentato analoga operazione contro Elat: l'imbarcazione, in quel caso, era stata intercettata e le persone a bordo fatte prigioniere. In Giudea e Samaria le forze di sicurezza hanno fatto saltare ieri mattina una casa e ne hanno murato altre quattro, appartenenti ad esponenti di una cellula di Al Fatali, responsabile di attentati a Gerusalemme, a Tiberiade ed a Natania. La cellula comprendeva tre donne e un uomo, il suo capo, Kamel Ahmed Hassan, che aveva un grado elevato nell'organizzazione, e studiav all'università di Bir Zeit. Le donne recavano su se stesse gli esplosivi fino ai luoghi degli attentati e svolgevano compiti di spionaggio per conto del quartier generale di Al Patah in Siria. Dayan, giunto ieri mattina al Cairo, ha ricevuto un invito imprevisto da Sadat e si è recato, accompagnato da Butros Ghali, in elicottero a Ismailia per conferire col presidente egiziano, che notoriamente preferisce trattare problemi con i ministri degli Esteri e della Difesa piuttosto che con Begin, col quale discute piuttosto i temi generali. Dayan si tratterrà al Cairo fino a mercoledì quando incontrerà il premier Mustafà Khalil: alla partenza da Lod, il ministro degli Esteri ha dichiarato che il processo di normalizzazione deve basarsi sulla reciprocità, ribadendo che l'apertura delle frontiere sarà fatta lentamente e per tappe. Giorgio Romano