«Perché abbiamo rifiutato la medaglia» di Tito Sansa

«Perché abbiamo rifiutato la medaglia» BOELL, GRASS E LENZ, I TRE MOSCHETTIERI DELLA GERMANIA FEDERALE «Perché abbiamo rifiutato la medaglia» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Non capita tutti i giorni che un Capo di Stato decori con la croce al merito 50 tra i più insigni concittadini —ministri, capitani d'industria, grandi benefattori, intellettuali — e che soltanto 47 degli eletti si presentino a ritirare l'insegna. Che poi questi tre assenti siano i tre maggiori scrittori del Paese — in questo caso il premio Nobel per la letteratura Heinrich Boell, Guenter Grass e Siegfried Lenz — ha perlomeno dell'eccezionale, se non altro dal punto di vista giornalistico. Non cosi in Germania. Il «fattaccio» — se cosi possiamo chiamarlo — è stato registrato più che di sfuggita dalla televisione, dalla radio e dai giornali, quasi fosse normale, o ignorato del tutto. E' avvenuto il 22 maggio, alla vigilia del trentesimo compleanno della Repubblica Federale di Germania e del varo della sua Costituzione. Per l'occasione il presidente della Repubblica Walter Scheel, il cui mandato scade alla fine di questo mese, aveva pensato di accomiatarsi con la croce al merito da persone che stima assai, durante una solenne cerimonia. Quando Boell, Grass e Lenz hanno rifiutato, gli organi di informazione hanno registrato « la consegna a 47 cittadini benemeriti». Walter Scheel ha espresso il proprio dispiacere per l'assenza del trio, ma') le sue parole non sono state diffuse nel Paese. Ha detto: 'Sarei stato felice se fossero venuti, che la loro critica allo Stato non è l'ultimo motivo per cui hanno meritato l'onorificenza. Lo Stato ha bisogno di critica, vive di critica». Parole per pochi eletti, a milioni di tedeschi sono rimaste sconosciute. Per fortuna un giornale, la Frankfurter Allgemeine, ha colto l'occasione dell'incidente per criticare nel suo feuilleton letterario i tre scrittori, permettendo perlomeno a chi si interessa di lettere di venire a conoscenza dell'accaduto. «/ tre autori — era detto in un severo commento — hanno scritto grossi volumi su quello che il cittadino deve alla Repubblica e su quello che la Repubblica deve ai cittadini». E aggiungeva: 'Nella loro esistenza privilegiata di poeti, Boell Grass e Lem vorrebbe¬ ro dare lezioni repubblicane, ma non vogliono partecipare. Questo rifiuto ha certamente stile, anche se non è proprio lo stile di cittadini tra cittadini». Toccati, 1 tre hanno risposto con lettere aperte al quotidiano di Francoforte. Ciascuno secondo il proprio stile,, ciascuno rivelando se stesso, n cattolico di sinistra Boell ha lamentato «il fatto veramente penoso di questa storia», che 'cioè il nome suo e dei due colleghi siano stati resi pubblici, e sospetta che vi sia stata una 'indiscrezione voluta». Dopo avere ricordato che già anni fa rifiuto un'insegna dal presidente Gustav Heinemann, .col quale ebbe poi sempre ottimi rapporti, perché «fé insegne non mi stanno bene, non sono un tipo da insegne», il premio Nobel fa presente di «non aver fatto null'altro di quello che ha fatto il cancelliere Helmut Schmidt, senza che ad alcuno venisse l'idea che egli non volesse collaborare». 'Ripeto — conclude Boell — di voler collaborare anche in futuro, come autore, cittadino e anche come contribuente. Senza insegne». Caustico, Guenter Grass, che critica tutti ma non ac¬ cetta critiche da nessuno, soprattutto quando vengono dall'estero (a noi italiani, da anni continua a ripetere: «Siete stari fascisti»), attacca il redattore della Frankfurter Allgemeine, paragonando il suo stile con quello dei «cretini della cultura del quotidia-, no della Germania comunista Neues Deutschland, per dimostrare in tal modo il suo atteggiamento pangermanista e cosi rendersi benemerito della Repubblica: »A costui —scrive l'autore del Rombo, che sta per uscire in Italia — a costui, bisognerebbe dare un'inse-' gna». Tra l'agro e il dolce, Ironica e pungente, la lettera di Siegfried Lenz, uno scettico) senza partito che ha simpatie per la socialdemocrazia, autore di libri come Lezione di tedesco che hanno tirature di milioni di copie, popolare come un cantautore. «Cosa mai ho fatto a rifiutare l'ordine al merito della Repubblica», dice. Ed elenca tutti i guai che ora gli capitano, a cominciare dalla critica del quotidiano di Francoforte. Ma poi si domanda: «Quali meriti ho? Forse che ho scritto per la Repubblica o non piuttosto per me e per i lettori ? Dove cominciano i miei meriti? E chi decide in proposito?». Lenz si permette di dare una lezione al suo critico: 'Come cittadino di Amburgo condivido l'opinione del Senato della città, che non esiste un merito, ma soltanto un comportamento cosciente del dovere. In questo senso ho rifiutato. D'altronde ritengo che la libertà di rifiutare, concessa al cittadino, è un punto a favore della comunità e non contro dì essa». Tre lettere, tre stili, tre opinioni. Per il pubblico la vicenda è finita. Forse vi sono persone offese, forse covano rancori, forse se ne parla nei salotti letterari, certo se ne parla più all'estero che nella patria di Boell, Grass e Lenz. I tre, del resto, neppure nelle loro lettere aperte hanno spiegato bene (se si esclude Lenz) qual è il vero motivo del loro gran rifiuto. Le sinistre si compiacciono, i conservatori (quei pochi che sanno) protestano. Ma al loro pubblico di milioni di lettori i tre sono rimasti debitori di una precisa motivazione. Tito Sansa

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