Basket, azzurri un po'sconcertanti di Gianni Menichelli

Basket, azzurri un po'sconcertanti Dopo la vittoria contro l'Urss nel torneo di Mestre Basket, azzurri un po'sconcertanti Per oltre un tempo la difesa ha patito il tiro dei maturi rincalzi sovietici - Gli osservatori americani impressionati dal giovane Brunamonti - Troppo scarso il tifo del pubblico DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE TRIESTE — Un po' sconcertati dalla prima esibizione della Nazionale di basket nel torneo mestrino iniziatosi giovedì sera, gli inviati di cinque giornali sono andati ieri mattina a chiedere lumi a Bobby Knight, 44 anni, forse il più celebre allenatore del mondo, «head coach» della gloriosa Università dell'Indiana, incaricato di guidare la Nazionale statunitense ai prossimi Giochi Panamericani Di lumi, in verità, ne abbiamo avuti pochi. Knight ci ha ricevuto in palestra, riservandoci un quarto d'ora prima dell'allenamento del 7nezzodl. Ci ha messo a sedere in panchina, ci ha squadrato con occhiate dure quanto magnetiche e non ci ha detto quasi nulla di quel che pensava degli azzurri: «La squadra italiana — ha sentenziato — mi ha molto bene impressionato nei tre giorni in cui ci siamo allenati insieme. Abbiamo lavorato duro e gli italiani hanno dimostrato di saper lavorare duro, il che per una squadra è la cosa piti importante. L'Italia è bsn preparata, ha una buona difesa e un buon equilibrio di soluzioni offensive per i lunghi e per i piccoli». Punto e stop. Di pili non ha voluto dire, non ha voluto entrare in dettagli, darci un parere sui singoli, neppure dirci se l'Italia se l'aspettava più forte o meno forte: «Non avevo mai visto squadre italiane, quindi non mi aspettavo un bel niente. Un parere sui vostri giocatori lo darò ai miei prima che ci giochino contro. A voi non dico altro: lo non parlo mai delle altre squadre in America, non capisco perché dovrei farlo in Italia. Se vo¬ lete, parliamo della mia squadra». E in effetti ha poi cortesemente, anche se con freddezza, fornito notizie sui programmi degli Usa da qui alle Olimpiadi, dove però la squadra potrebbe cambiare anche completamente e sarà guidata comunque da Dove GavitU non da Knight. Terminato il colloquio, l'inventore della «difesa individuale con aiuto e recupero» (oggi praticata in tutto il mondo), è tornato a dedicarsi ni mini giocatori: li ha fatti sedere in tribuna, ciascuno con penna e taccuino, e per quaranta minuti ha dettato loro appunti sugli errori commessi nella partita della sera prima, quando questa magnifica squadra «Under 20» aveva distrutto (84-57) un Canada fiaccato dal viaggio. Qualche giudizio in pili sugli azzurri astato per fortuna possi- bile raccoglierlo dagli assistenti di Knight. Se non altro, si è capito che della squadra di P rimo un giocatore ha molto colpito gli americani, Roberto Brunamonti. Ed effettivamente nella partita d'esordio con la selezione di Mosca la prova del diciannovenne playmaker dell'Arrigoni (e degli altri esterni), Bertolotti eoi suoi 18 punti, Carraro. anche Caglieris) è stata una rara luce in un panorama azzurro piuttosto oscuro. La vittoria netta (91-66) e il bel gioco in velocità degli ultimi quindici minuti non hanno fatto dimenticare il primo tempo contratto e arruffone degli uomini di Primo. Tutti i lunghi sono mancati alla prova finché i maturi rincalzi sovietici, essi pure provati dal viaggio e dal gran caldo, hanno tenuto il campo. Poi s'è risvegliato Mèneghin (17 punti) e l'Italia s'è scatenata: ma contro non aveva più nessuno. Insomma: un debutto agonistico molto poco probante per la squadra che fra una settimana è attesa dagli europei. Una prima verifica tutta da... verificare: Per oltre un tempo la difesa ha patito il tiro e le penetrazioni di logori eroi come Evgeni Kovalenko, Petrakove Gusev, l'attacco schierato s'è ripetutamente impappinato, ai rimbalzi svettava nientemeno che la vecchia gloria Boloshev. In compenso c'è da dire che già nel primo tempo gli azzurri sfrecciavano in contropiede come mai s'era visto e ogni volta die riuscivano a velocizzare la manovra combinavano ottime cose. Due elementi positivi che inducono a sospendere i giudizi e a sperare in meglio. Anche il primo contatto col tifo di Mestre non è stato dei più entusiasmanti: pubblico abbastanza numeroso (quasi 4 mila persone), ma alquanto moscio, distratto, svogliato. Per tentare la grande impresa agli europei e sfruttare il fattore campo, gli azzurri avranno bisogno di ben più caloroso sostegno, sia a Mestre sia nelle finali di Torino. Gianni Menichelli