«Il Crédit sapeva» dicono gli imputati

«Il Crédit sapeva» dicono gli imputati Processo per lo scandalo Texon «Il Crédit sapeva» dicono gli imputati Ma il direttore della sede di Chiasso, Kuhrmeier, insiste a dirsi solo responsabile CHIASSO — Si pensava che il processo Texon - Credito Svizzero in corso a Chiasso aprisse un velo sull'ovattato mondo delle banche elvetiche, alcune delle quali, «pompando» soldi dall'Italia, si gettano negli investimenti più azzardati. Ma non è stato cosi: ormai è chiaro. Ernst Kuhrmeier, il maggiore imputato, direttore del Credito Svizzero di Chiasso all'epoca dello scandalo, si sta addossando tutte le responsabilità. Avrà probabilmente una mite condanna; poi avrà garantita una vecchiaia dorata. Kuhrmeier ha cercato di scagionare gli altri imputati {.■Quelli che sono presenti qui in aula — ha sostenuto —sono soltanto degli esecutori») addossandosi tutte le colpe delle iniziative che hanno portato all'ammanco di 1,3 miliardi di franchi svizzeri. Anche Claudio Lanfranchi — un altro imputato — si è dichiarato autore di molte operazioni irregolari «anche se — ha detto —erano fa tte a fin di bene». «Mi professo innocente, soprattutto per quanto si suppone che io abbia fatto a scopo di lucro» ha detto Alfredo Noseda. contestando l'esistenza del dolo e riconoscendo più tardi l'eventuale esistenza di negligenza. Categorico nelle sue dichiarazioni di innocenza anche Elvio Gada: «Sono sempre stato convinto di non fare danno e se danno è stato fatto — ha aggiunto — è soltanto incosciamente». Per Elvio Gada. Texon e Credito Svizzero era la stessa cosa e dei debiti eventuali della prima il secondo doveva rispondere. «Non mi sono mai posto il prò-, blema se la Texon era in regola o no — ha aggiùnto —, questa era la finanziaria del Credito Svizzero e d'altra parte c'erano degli indizi tali per cui si poteva pensare che a Zurigo della Texon si sapesse tutto». Invece, stando alle dichiarazioni ufficiali a Zurigo, alla sede centrale del Credito Svizzero, della Texon, non sapevano niente. Un colpo a questa tesi l'ha però dato Meinrad Perler, l'ex direttore del Credito Svizzero di Chiasso. Secondo Perler, che ha tenuto una conferenza stampa in margine al processo, alla direzione generale di Zurigo, il nome Texon non era poi" l'oggetto sconosciuto misterioso che si vorrebbe far credere. In questi giorni sì parla anche di Nello Celio, l'ex presidente della Confederazione elvetica, che sarebbe stato a conoscenza dell'attività della Texon. Secondo Kuhrmeier, Celio sarebbe stato ingannato. Celio, che fra l'altro fu membro del consiglio di amministrazione del Credito Svizzero dal 1960 al 1966, non fu mai informato che il Credito raccoglieva soldi per la Texon. Kuhrmeier ha però spiegato che Celio sapeva che la Texon funzionava come una finanziaria del Credito Svizzero di Chiasso e che lavorava con la filiale di Chiasso. La dichiarazione di Kuhrmeier collima con quella resa dallo stesso Celio in una lettera inviata alla magistratura. Nello Celio, citato come testimone, sarà al processo la settimana prossima. Il fatto che un consigliere di amministrazione del calibro di Nello Celio sapesse dell'esistenza della Texon quale finanziaria della banca, scrivono i giornali svizzeri, sarà sicuramente usato a sostegno della tesi di difesa. a. c.

Persone citate: Alfredo Noseda, Claudio Lanfranchi, Elvio Gada, Ernst Kuhrmeier

Luoghi citati: Italia, Zurigo