Da ieri la Rhodesia ha un premier negro di Ferdinando Vegas

Da ieri la Rhodesia ha un premier negro Il vescovo Muzorewa capo del governo Da ieri la Rhodesia ha un premier negro Ian Smith sarà ministro senza portafoglio - Incognite sul futuro del passaggio dei poteri alla maggioranza nera Ieri il vescovo Abel Muzorewa ha preso il posto di Jan Smith come primo ministro, la Rhodesia è ufficialmente diventata lo Zimbabwe come era già stata denominata in dicembre. Si è cosi compiuto quel trapasso dei poteri che lo. stesso Smith aveva detto una volta non sarebbe avvenuto in mille anni. Ma «siamo realisti, viviamo in tempi che cambiano-, si è consolato Smith, accettando filosoficamente di fare il ministro senza portafoglio nel governo di Muzorewa. Il piano elaborato da Smith per introdurre nella Rhodesia il «majority rute» (governo della maggioranza) è cosi giunto al completamento. Tuttavia resta ancora molto dubbio se la maggioranza negra (tra 6 e 7 milioni, contro 230-250 mila bianchi), pure andando al governo, abbia acquistato il potere effettivo. Già il nome dato al Paese vuole esprimere una condizione paritaria fra bianchi e neri che le cifre appena citate smentiscono inconfutabilmente. Non si tratta, ad ogni modo, di una mera questione nominalistica, bensì della realtà del potere. Non è il caso di entrare qui in una disamina della costituzione che Smith ha fatto approvare dai soli bianchi in un referendum nello scorso gennaio e che i negri moderati di Muzorewa e del reverendo Sithole hanno accettato. Basti ricordare che essa attribuisce 28 seggi su 100 ai bianchi (4 per cento dell'elettorato), che non è modificabile per 10 anni senza una maggioranza qualificata tari to elevata che vi dovrebbero concorrere anche i deputati bianchi; ancora, che un quarto dei portafogli ministeriali e i posti chiave nell'esercito e nella polizia sono riservati ai bianchi. Inoltre, se la discriminazione razziale è formalmente cessata, la grandissima maggioranza dei neri rimane egualmente discriminata sul piano economico-sociale, perché non ha i mezzi per acquistare terre e case nelle zone residenziali, o per inviare i propri figli nelle scuole di buon livello. La disparità salariale, per lo stesso lavoro, tra bianchi e neri, resta immutata dato che in materia vige solo la legge della libera economia. Saremmo dunque in presenza di una tipica operazione trasformistica, cioè di una versione del neocolonialismo adattata alla particolare situazione della Rhodesia. L'operazione, bisogna riconoscerlo, fino a questo punto è riuscita; quanto agli sviluppi futuri, però, grosse nubi oscu¬ rano il cielo dello Zimbabwe-Rhodesia. Già tra le forze moderate si è avuta la defezione di Sithole. che ha rifiutato sia il seggio ottenuto alla Camera sia i due posti ministeriali spettanti al suo partito, sostenendo che le elezioni, tenutesi fra i neri il 17 e 21 aprile, non sono state «libere»; e non ha del tutto torto, nonostante abbia votato il 63 per cento degli aventi diritto. Ma la nube più scura è costituita dalla guerriglia che da sette anni conduce il Pronte patriottico di Nkomo e Mugabe, causando un migliaio di morti al mese, in gran parte neri e civili. Secondo alcune fonti le forze di Mugabe. che dirige il movimento più radicale, avrebbero ormai portato la lotta di liberazione sul 75-85 per cento dello Zimbabwe-Rhodesia. Migliori prospettive offre la situazione internazionale con la vittoria in Gran Bretagna dei conservatori, che però devono tener conto dell'opposizione del Commonwealth al riconoscimento del nuovo regime rhodesiano. Porti pressioni per il riconoscimento vengono esercitate pure su Carter, il quale ha anch'egli i suoi condizionamenti: da una parte, il peso dei negri americani, dall'altra la necessità di mantenere buoni rapporti con l'Africa nera. Considerando insieme aspetti interni e internazionali, si può concludere con Le Monde che l'instaurazione dello Zimbabwe-Rhodesia rappresenta una scommessa dall'esito ancora molto incerto. Ferdinando Vegas

Persone citate: Ian Smith, Mugabe, Nkomo

Luoghi citati: Gran Bretagna, Rhodesia