Quelle mani sporche sui soldi di Cristina
Quelle mani sporche sui soldi di Cristina Il processo Mazzotti in appello a Torino Quelle mani sporche sui soldi di Cristina Dure accuse della parte civile ai riciclatori del riscatto, uniti agli altri imputati «nella stessa società criminale» TORINO — Sequestrare una persona tutto sommato non è difficile, custodire l'ostaggio nemmeno, far leva sull'angoscia dei parenti della vittima, «contrattare» un prezzo per la libertà del rapito è un gioco crudele che vede vincente l'anonima del crimine. Ma Taf fare-sequestro verrebbe vanificato e non avrebbe senso se l'organizzazione non disponesse dei canali clandestini del riciclaggio rapido per convertire in soldi buoni il denaro sporco dei riscatti. L'industria del rapimento ha cosi il suo «indotto», ossia gli anelli minori che chiudono al momento giusto il circolo: senza questi anelli, senza le persone che si fanno carico di scambiare i soldi (cinque per cento netto di guadagno) nel più breve tempo possibile un rapimento a scopo di estorsione non sarebbe immaginabile: il riciclatore sta nella dinamica del sequestro come il ricettatore sta al ladro. Nella storia del sequestro di Cristina Mazzotti i manovratori di denaro sporco sono Francesco Bussello, 42 anni, cambiavalute di Sanremo e gestore di ristorante e Alberto Rosea, 49 anni, da Trieste, entrambi a piede libero, condannati secondo una legge anacronistica a pochi spiccioli di galera: sei anni il primo: due il secondo. Sulla sciagurata operazione economica, ossia sul riciclaggio dei soldi (cento milioni) dati dall'..Anonima» ai complici del Nord, ha parlato a lungo, ieri, l'avvocato Graziano Masselli, di parte civile. Il penalista ha dato spazio all'argomento per delineare ai giudici popolari la complessità e l'astuzia del rapido passaggio del denaro da una filiale bancaria all'altra, dalla succursale dell'Unione Banche Svizzere di Ponte Tresa allo sportello dell'Istituto San Paolo di Sanremo. Sfogliamo meglio questo capitolo. Quando Cristina Mazzotti cade nella rete da cui non uscirà viva i ruoli sono già stabiliti e i giochi fatti. Libero Ballinari, che bazzica da sempre nel mondo del contrabbando, è incaricato del cambio del danaro. Va a Trieste ed incontra Rosea in una discoteca: tra un brano e l'altro di «rock» parlano di milioni come si trattasse di noccioline. Rosea sa. Per strade buie che conosce bene è già fluito un mare di danaro. Rosea porta a Russello. Apparentemente il passaggio delle banconote è di una semplicità disarmante: si fa un deposito a Ponte Tresa. da qui i soldi vengono prelevati e portati a Sanremo, o dal conto aperto col danaro sporco si preleva danaro pulito. Sottolinea Masselli: «Sono fulminee operazioni, possibili se c'è la complicità di cassieri compiacenti che alla luce del sole danno sottobanco una mano ai delinquenti». Si sa che per quella via sono passati quattrini del riscatto di Paul Getty e di Malabarba e il cardine è sempre Russello: cosi afferma Masselli. Soldi dei Mazzotti (40 milioni), depositati a Sanremo, vengono inviati, stranamente, al «S. Paolo» di Torino nei giorni a cavallo del Ferragosto quando le «sviste» sono meglio coperte dal clima di ferie. E infatti, per un controllo compiuto con due giorni di ritardo, i soldi sono cambiati da Russello e spariscono. Da questa premessa una riflessione: è giusto che nemmeno la recente riforma della legge sul sequèstro di persona non abbia previsto l'inasprimento delle pene per i riciclatori? Questa gente che ricopre un ruolo determinante nella dinamica dei sequestri risponde di ricettazione, reato ancora punito con pene lievi. Masselli passa, nella seconda parte dell'arringa, ad esaminare i ruoli degli imputati Milan, Carpino, Geroldi. Giuseppe Milan, 48 anni e 26 di condanna, è l'autista della banda. Ha bloccato con una «125» l'auto su cui viaggiava Cristina, è l'uomo che accompagna il telefonista Spadaro alle cabine telefoniche dalle quali partono minacce e messaggi di morte dirette ai Mazzotti. Vittorio Carpino, 27 anni e 23 di condanna, è uomo di fiducia di Achille Gaetano, quello che recapita i messaggi di Cristina alla famiglia Mazzotti. Gian Carlo Geroldi (ergastolo) è il custode di Cristina per un mese. «Tutti uniti nella stessa società criminale, inutile tentare di sminuire i rispettivi ruoli. Non meritano che la conferma delle pene erogate dai giudici di Novara». Il processo riprende martedì. Pier Paolo Benedetto Francesco Russello
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