Favole su una nota sola di Raffaele La Capria

Favole su una nota sola La Capria nell'intrico dei tic quotidiani Favole su una nota sola Novellette sul modello di Esopo attorno a un motivo, una qualità Raffaele La Capria: «Fiori giapponesi», ed. Bompiani, pag. 156, lire 5000. Una copertina che porta una figura di adolescente che tiene in braccio due attoniti cani-giocattolo: di quel delicato gusto orientaleggiante del Liberty, qui interpretato con secca e giovane eleganza da Roberta La Capria; dentro il libro, i racconti del padre, Raffaele La Capria (vincitore, tra l'altro, di uno Strega con il romanzo Ferito a morte). La pittrice della copertina, è la protagonista della prima parte del libro, « Variazioni so-' pra una nota soia», un tenero gioco di una favola inventata e reinventata a quattro voci. La domanda infantile scantona nella risposta dell'adulto e la domanda dell'adulto non muove una risposta ma una fantasia che la colora e la seg-i menta in altre domande infantili e adulte che s'aggrovigliano: e tutto il balletto di domande e risposte, è dominato da una nota musicale che si comporta eccentricamente, inseguendo un sogno di liberta fuori degli spartiti. E veniamo agli altri racconti del libro. Finalmente anche da noi — vedi il recente Centuria di Manganelli — si osa pubblicare volumi di racconti non più lunghi di una pagina e mezza: spazio nel quale una storia, un apologo, un dramma, una commedia, una satira e perfino un memoriale ci possono stare benissimo. Non sono dì poche righe le più av-_ vincenti favole del mondo? A Esopo ci sembra si ispiri, in un suo espressivo, vivace modo, il narratore napoletano: l'andamento del principio d'ogni novelletta o favola, ci fa immaginare di veder presto apparire sul piccolo palcoscenico della pagina un animale pigro o sagace, ingenuo o esperto che mimi un essere umano. Invece, quasi sempre appaiono esseri umani che mimano altri esseri umani: ognuno cercando intorno a sé disperatamente la conferma della propria identità. Ognuno cade, naturalmente, nell'intrico dei suoi tic quotidiani, nel sinistro consumo delle abitudini, dell'ambiente, delle delusioni, dei ricordi. Queste novellette sono incatenate l'una all'altra: spesso una è il proseguimento dell'altra, ma un proseguimento non necessario alla compiutezza della prima. Quasi sempre le novellette che seguono quella che inizia un capitolo, sono la rappresentazione di qualcuna delle conseguenze o delle conclusioni possibili della precedente: La Capria ha dunque lavorato, con intelligente o nervosa scrittura, su congetture che girano attorno a un motivo, a una ossessione, o a una qualità, fornendovi un grappolo di probabili —e improbabili —risposte. Ecco la bellezza: alla quale ruotano intorno quattro brevissime storie. La bella altera e assente, perché impedita di essere altrimenti dal suo essere bella e altera e assente; la bella innamorata di un non bello ma relegata dalla sua ingombrante bellezza, e dai riflessi che questa bellezza ha sugli altri, a cascare nella logica assurda che la terrà imprigionata in uno schema dove l'ordine e le dimensioni sono costituiti dalla bellezza; la fotomodella che posa per re- clamizzare merce di consumo e diventa oggetto delle fotografie di se stessa, che appoggia o rifiuta proprio come farà il fruitore dell'oggetto da lei reclamizzato; la bella che abbandona il marito che ha creduto di conservarla, più che al suo amore al suo amoroso voyerismo, fotografandola e imprigionando orgogliosamente in un album le sue fotografie. Non sono tutte conseguenze o conclusioni possibili di quel primo salino resoconto: «La sua bellezza la separava da tutti gli sguardi, lì esigeva distogliendoli da lei»? O addirittura dell'ambiguamente lapidario inizio della novelletta: «La sua bellezza era un doppio più forte di lei»? Rossana Ombres

Persone citate: Favole, La Capria, Raffaele La Capria, Roberta La Capria, Rossana Ombres