Nei titoli di quelle farse le suggestioni di un'epoca di Stefano Reggiani

Nei titoli di quelle farse le suggestioni di un'epoca Nei titoli di quelle farse le suggestioni di un'epoca Claudio Carabba, Andrea Vannini: «Sogni proibiti», ed. Vallecchi, pag. 176, lire 6500. Groucho Marx aveva grandi baffi posticci e masticava un sigaro insieme con le parole. Fece per primo dichiarazioni importanti rivolte a se stesso e alle donne: «Non vorrei mai appartenere a un club che avesse tra gli iscritti uno come me». «Se mi sposi non guarderò mai più un altro cavallo». «Vi amo, volete sposarmi? Se rispondete di sì non mi vedrete mai più». Groucho aveva due fratelli meno loquaci. Harpo mangiava qualunque cosa gli capitasse davanti e nascondeva gli oggetti più. ingombranti (dalle biciclette, ai tavoli, ai cani) nelle tasche di un profondissimo impermeabile. Chico suonava il pianoforte con l'indice come se sparasse sui tasti. L'importanza del cognome Marx è stata grande nel cinema anche per l'influenza che ha esercitato sulle generazioni successive di comici. Lo stesso Woody Alien è un marxista o marxiano (meglio: grouchistaì appassionato e confesso. Il libro di Carabba e Vannini comincia bene, con i fratelli Marx, un'esplorazione e documentazione del cinema comico americano, dal sonoro in avanti, che dà spazio anche ai personaggi minori, mentre rinuncia programmaticamente ai maggiori come Chaplin. L'accurata filmografia indica con chiarezza le tappe del cammino: fratelli Marx, Eddie Cantor, Laurei e Hardy, Bob Hope, Abbott e Costello, Red Skelton, Danny Kaye, Jerry Lewis, Woody Alien, Mei Brooks, Gene Wilder, Marty Feldman. E' un viaggio con le sue vette e le sue discese, che si possono utilmente confron- tare con i relativi periodi storici. La parte bassa è nella «covata di guerra» con Skelton e la coppia Abbott-Costello, chiamati con intuitiva grossolanità in Italia Gianni e Pinotto. La risalita della follia, in tempi conformistici, è con Jerry Lewis, la conquista dei «nuovi filosofi» del comico è con Woody Alien, che idealmente ripiglia la lezione dei fratelli Marx. Carabba e Vannini, in particolare il primo, raccontano questa storia con leggerezza e puntualità, con giudizi sintetici e attendibili, non faziosi, non compiacenti, al massimo venati del rispetto che nella memoria nostalgica hanno anche i risultati comici più tiepidi. Niente è più caro ancìie nell'animo del critco di quello che ci ha fatto ridere. Utilissima la filmografia con tutte le trame ricostruite: qui il ricordo si rinfresca e si abbevera a una fonte di complici sorrisi. Basta il titolo di una farsa per dire le suggestioni di un'e- P°ca- Stefano Reggiani I grandi baffi di Groucho Marx

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