Agricoltura: sono tanti a stare dietro le quinte

Agricoltura: sono tanti a stare dietro le quinte GRUPPI DI PRESSIONE A BRUXELLES Agricoltura: sono tanti a stare dietro le quinte Era appena stata affacciata, in un ufficio tutto vetri del Berlaymont, l'idea di una regolamentazione europea delle falciaerba e già i rappresentanti dei produttori intervennero presso la Commissione europea. Chi li aveva avvertiti? Come? La risposta è facile: essi erano stati più che tempestivamente «sensibilizzati» da una delle molteplici reti di informatori ben remunerati dalle altrettanto molteplici associazioni, federazioni, comitati, gruppi e commissioni nati negli ultimi venti anni a Bruxelles. Per il solo settore agricolo e alimentare l'annuario che enumera le organizzazioni europee e le organizzazioni nazionali consta di ben 854 pagine. Vi si trovano citate la «Associazione dei delegati delle organizzazioni professionali dei produttori e raccoglitori di piante medicinali e aromatiche della Comunità economica europea» e la «Federazione europea delle associazioni di legname da miniera» ma anche il «Gruppo dei sindacati dell'alimentazione, del tabacco e dell'industria alberghiera nella Cee». Insomma, sono elencate in quel volume ben 147 organizzazioni la cui presenza fisica non può non avere influenza sulla formulazione e gestione del dossier agricolo della Comunità, senza contare che gravitano attorno alle organizzazioni comunitarie anche gli uffici permanenti delle imprese di maggior rilevanza e le rappresentanze permanenti di 89 Paesi, gli uni e le altre altrettanto pronti ad intervenire ed a fare del «lobbying». Ma quale è il peso reale di tutti questi patrocinatori degli interessi individuali nell'ambito della costruzione comunitaria? Come intervengono? Dove sta il limite tra la consultazione degli esperti professionali, indubbiamente non solo accettabile ma necessaria, e la pressione che tali specialisti esercitano su chi deve prendere le decisioni? Qualche settimana fa la direzione dell'agricoltura si era interessata alle sovvenzioni da corrispondere agli industriali dell'amido: cento milioni di unità di conto per anno (oltre 100 miliardi di lire), ossia una somma superiore a quella corrisposta per il sostegno al mercato del vino nel 1978. La direzione ha tentato di eliminare le sovvenzioni o almeno di ridurle. Essa stimava infatti che l'aiuto deciso all'origine per permettere alla industria europea dell'amido di fronteggiare la concorrenza estera nel settore degli amidacei a scopo industriale non era giustificabile per gli amidacei ad uso alimentare, che non hanno concorrenti nei Paesi terzi. Si tratta di un volume di prodotto pari al quaranta per cento del totale della produzione e pertanto la eliminazione delle sovvenzioni comporterebbe per la Cee una economia di quaranta milioni di unità di conto. Una delle aziende più importanti del settore ha in attività quattro stabilimenti in Belgio ed il commissario europeo per i problemi industriali, guarda caso cittadino belga, non ha saputo rimanere insensibile alle argomentazioni dei dirigenti della società in questione (crisi economica, chiusura degli stabilimenti, disoccupazione, ecc.). Né indifferenti potevano restare i commissari britannici, considerato che la società è filiazione del gruppo saccarifero britannico «Tate and Lyle». Ne è risultato che i propositi della direzione dell'agricoltura sono stati respinti dall'esecutivo della Cee. Bisogna dedurne che l'insieme delle decisioni comunitarie è soggetto all'arbitraggio (o all'arbitrio?) di interessi privati? Si vedrà che i commissari europei hanno altre occasioni di esercitare la loro sensibilità, ma sarebbe peraltro esagerato accordare ai gruppi di pressione più peso di quanto essi ne hanno in effetti, almeno a Bruxelles. Numericamente gli agricoltori costituiscono la «lobby» più importante e sono stati i più influenti, almeno nel senso che contro di loro non si sarebbe potuto fare l'Europa Verde, n Copa, Comitato delle organizzazioni professionali agricole della Cee, è il più noto tra i 147 or- ganismi agro-alimentari che attualmente vivono a Bruxelles ed è sorto nel settembre del 1958. Esso conta oggi 22 organizzazioni membre. In seguito si sono costituiti (dicembre 1958) il Centro europeo dei giovani agricoltori (Ceja), quindi, nel settembre del 1959, il Comitato generale della cooperazione agricola della Comunità europea (Cogeca). Queste tre organizzazioni hanno un segretariato comune con una trentina di dipendenti fissi, un terzo dei quali addetto alle traduzioni L'edificio che 11 ospita, la Maison de l'agricolture européenne, in rue de la Science, ospita anche le delegazioni nazionali dei sindacati dei lavoratori agricoli o almeno di quelli che godono di un riconoscimento ufficiale da parte delle autorità nazionali e comunitarie. I francesi e i tedeschi, che avevano già loro sedi nella capitale belga, fanno gruppo a parte cosi come i greci, gli spagnoli e gli svedesi. Il Copa, attualmente presieduto da Gerard de Cafarelli, ex presidente della Federazione nazionale dei sindacati francesi degli utilizzatori e consumatori, è normalmente l'interlocutore privilegiato della Commissione europea. Ma, soprattutto dopo l'ingresso della Gran Bretagna nella Comunità, l'aumentata divergenza degli Interessi tra i produttori dei nove Paesi della Cee ha fatto perdere al Copa buona parte del suo potere sulla Commissione esecutiva. E' il Copa che, il 23 marzo 1971, organizzò la marcia su Bruxelles di 100.000 agricoltori per respingere il congelamento dei prezzi agricoli proposto dalla commissione. Un alto funzionario della direzione dell'agricoltura ci diceva lo scorso marzo che ignora l'indirizzo a Bruxelles del Copa. Con tono severo aggiungeva che il Copa è diventato una organizzazione di funzionari agricoli senza legami con la base, di mese in mese sempre meno ascoltato, del tutto all'oscuro dei mercati internazionali pur avendo la pretesa di condizionarli e gestirli. •No, no — credetemi — t soli interlocutori validi sono i grandi operatori specializzati; ha detto. •Non vogliamo seguire l'esempio del Comitato del commercio della Cee che è stato disciolto nel 1978 perché gli interessi in gioco erano troppo divergenti, ma il rischio di una frattura distruttiva esiste, non tra i diversi Paesi, ma tra gli allevatori ed i produttori e utilizzatori di cereali' — ci ha detto un dirigente del Copa. Si prenda, tanto per fare un esempio, il latte. Ebbene per esso ci sono grosse divergenze tra Paesi Bassi e Francia e, dice un euro-funzionario, «in Francia le cooperative e le aziende private sono tanto esacerbate le une contro le altre che siamoall'anti "lobby" per eccellenza». In simile situazione la Commissione può avere mano libera nell'interpretare la divisione come ad essa aggrada. Esistono però personaggi e tipi di intervento che hanno influenza ufficiale od ufficiosa invero rilevante. Le grandi aziende commerciali hanno uffici od osservatori a Bruxelles con 11 compito di informare il più rapidamente possibile. Essi dovranno, ad esempio, essere i primi a spedire il telex che rivela l'ammontare delle restituzioni alle esportazioni che la Commissione fissa ogni giorno od ogni settimana a seconda dei prodotti e rende di pubblica ragione alle diciassette del giorno antecedente quello di entrata in vigore del nuovo montante. Qualche ora guadagnata a Parigi, Nuova York, Rotterdam può significare l'acquisizione o la perdita di un mercato. Dice un osservatore: «£' vero, in questo campo hanno buon gioco le relazioni amichevoli. Le indiscrezioni, però sono spesso nocive, poiché si può fare un buon colpo ma non si può mai farne due». Monsieur Fraisse è a Bruxelles dal 1965 e vi rappresenta il Gruppo Gamm. importante raggruppamento di cooperative agricole francesi. Tutto ciò che concerne i cereali, le farine, 11 malto, il latte, il vino, la frutta, i legumi e gli ovini lo interessa. Fraisse non è affatto alleno dal parlare del proprio ruolo' di "lobbysta" ufficiale. «Certo ricevo e trasmetto ogni giorno la fissazione del montante delle restituzioni. Posso fare incontrare nella mia, abitazione l'ambasciatore di un Paese sottoscrittore dell'accordo di Lame con un rappresentante della Banca Europea, Intervengo presso il commissario Cheysson per riferirgli dell'azienda di ricostituzione del latte che una delle nostre società ha messo a punto. Prendo notizia della nota del servizio stampa relativa alle restrizioni del finanziamento alla produzione di suini e così via. Immediatamente rendo edotti di tutto i nostri aderenti che ne hanno interesse e che, se non ci fossi io a Bruxelles, verrebbero a conoscenza di notizie preziose, spesso essenziali, solo sette o più giorni dopo. Certe amministrazioni mi chiedono perfino consigli per elaborare i dossier di richiesta di finanziamento da parte del Feoga (bilancio agricolo comunitario). Un dossier ben fatto significa guadagnare un anno: Per il direttore della Confederazione generale del bieticultori francesi, che ha creato e presiede la conferenza internazionale del bieticultori europei, è il contatto personale che ha il peso maggiore. «Avete un comitato consultivo dello zucchero dove la commissione elabora e svolge la propria politica. E' una struttura troppo pesante, composto com'è da ben ventiquattro persone, che fa da "ring" di pugilato tra un produttore ed un fruitore, generalmente britannico. La commissione fa da arbitro. Noi pertanto abbiamo creato, in seno al comitato, un gruppo paritetico di nove produttori e nove zuccherieri e cosi si può lavorare. Ma è soprattutto a titolo personale, per il mio passato di militante europeista che io vengo ricevuto nei circoli adatti di Bruxelles. Con dei trust come "Tate and Lyle", raffinatori britannici, se vogliamo esistere, noi che rappresentiamo mezzo milione di agricoltori, dobbiamo vivere con la gente della Cee e con quella della conferenza internazionale dello zucchero». n quadro degli intermediari non sarebbe completo senza la presenza di coloro che lo sono per professione. Un sicuro appoggio politico, al più alto livello possibile, un senso del contatto e la logistica di una società commerciale internazionale sono gli elementi di base per diventare "courtler" polivalente. ' Ed è un francese il più influente tra questi professionisti della mediazione. Si chiama Muller e secondo alcuni è un'eminenza grigia concreta ed efficace. Ma secondo un funzionario della direzione dell'agricoltura si tratta di una «utilità che dimostra come i professionisti che fanno ricorso a lui non sono forti poiché chiunque può chiederci un incontro. Se le pressioni esistono esse si esercitano soprattutto a livello nazionale: sui membri dei comitati di gestione che rappresentano i governi e sui ministri». Le pressioni nazionali si esercitano anche sui funzionari europei. Non si vuole affatto sollevare dubbi sulla loro onestà e quando accade che il primo tra loro, Jenkins, si fa fotografare accanto alla Rover che gli è stata regalata dalla casa produttrice britannica, bisogna pensare più ad una mancanza di saggezza che ad una prevaricazione. Del resto le elevate retribuzioni riducono considerevolmente la tentazione di emigrare nel privato. Ma i rappresentanti del mondo agricolo, se non contestano la moralità del funzionari europei, rimproverano loro però la troppo grande sensibilità agli interessi particolari dei rispettivi Paesi di origine. Infine, se esistono le lobby agricole, le più potenti sono rappresentate dagli stessi Stati membri. Fino ad ora l'azione dei parlamentari europei non ha molto contribuito a proteggere la costruzione europea dalle pressioni nazionali. Dopo il 20 giugno prossimo, forse, l'assemblea di Strasburgo diventerà una sorta di camera di decompressione? Jacques Orali 1 ... ■