Un cane è venuto a farci visita

Un cane è venuto a farci visita LA CASA IN CAMPAGNA Un cane è venuto a farci visita Ursula è venuta a trovarci da lontano. Quasi due giorni di viaggio in auto, pochissimo tempo per riposare, per distrarsi, per correre tra i prati come lei ama fare. Conoscendola, di sicuro durante il viaggio non ha neppure dormito: è tutta tesa, nervosa, curiosa di ciò che accade fuori della macchina. Ursula è figlia della nostra Zeta, e l'hanno portata lontano quando era ancora piccola. Sono passati pochi mesi, ma per lei hanno coinciso con il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, ed eravamo molto curiosi di sapere se la madre avrebbe riconosciuto la figlia, e se Ursula avrebbe giocato serena con i suoi fratelli Brick e Cerea, sotto lo sguardo attento del padre Boom, come avveniva quando eravamo tutti assieme. Ursula avrebbe dovuto arrivare già due settimane fa. ma era stato necessario rinviare il viaggio perché era nel suo periodo critico, e noi in casa avevamo già problemi per evitare pasticci tra i nostri maschi e le nostre femmine. In un primo momento Ursula era spaventata. Non voleva neppure scendere dalla macchina. Vedendosi attorno i suoi quattro parenti, tutti neri e grossi e rumorosi, si dev'essere domandata dove era capitata. Riuscimmo a farla scendere dall'auto un po' con le buone, un po' alzando la voce. E fu subito gran festa. I nostri quattro cani le si gettarono addosso, le impedirono quasi di fare quelle pipì che aveva in serbo da ore. Finì a gambe levate, con madre padre fratello e sorella addosso, che sembravano farle gran festa, ma in realtà l'annusavano per riconoscerla e capirne il carattere, come è costume nel mondo dei cani, che tra di loro non hanno segreti o falsità. I nostri due maschi, incuranti del fatto che fosse loro figlia e sorella, compresero forse che Ursula era ancora pulzella, e certo annusarono i residui di un odore gradevole, che fece scattare in loro istinti d'amore. Le si gettarono addosso, e cominciò una sarabanda di ringhiate e leccate e assalti brutali, interrotta appena da una energica lotta fra i due maschi, che ovviamente si concluse con la vittoria autoritaria del capo famiglia, che quando c'è odor di sesso o di pericolo riesce sempre a imporsi e a essere il primo, e il solo, ad attaccare. Scartato il povero Brick. che forse sperava finalmente di aver trovato nella sorella tornata una compagna di giochi e d'amore, padre Boom perse quell'aria di serietà e quelle caratteristiche di obbedienza che lo fanno ammirare da tutti, e si gettò a corpo morto sulla figlia, cercando di farla sua in quattro e quattr'otto. Noi terrorizzati assistevamo, non tanto temendo l'incesto per ragioni morali, quanto le conseguenze concrete di quell'amore improvviso e imprevisto, che secondo il veterinario doveva ormai essere impossibile, ma che stava invece per essere consumato sotto i nostri occhi. Con grande fatica —« e chiudendo i maschi in una stanza, e sopportandone per ore e ore quel fischio che gli esce dal naso, e che è pianto accorato e richiamo d'amore — riuscimmo a impedire le nozze. Ma non era finita la battaglia, perché le femmine — a loro volta incuranti che Ursula fosse rispettivamente figlia e sorella — invece di accoglierla con feste come ci aspettavamo che facessero avendo cercate di educarle saggiamente, si gettarono sulla malcapitata, vedendo in lei non la figlia prodiga tornata a casa dopo mesi, ma una rivale in amore, una che veniva a insidiare i loro maschi. Madre Zeta liquidò come è sua abitudine la faccenda in poche battute: costrinse la fi¬ glia ritrovata con la schiena a terra; dalla sua gola uscirono rumori terribili, quasi ruggiti, evidentemente di severo monito; poi se ne andò a dormire in un angolo, paga del successo e sicura d'aver spiegato all'ospite che in casa era lei. la madre, a comandare. Più lunga e pericolosa fu la battaglia della piccola Cerea contro la sorella Ursula. (Per noi Cerea è ancora la «piccola», perché non ha neppure un anno: dimentichiamo spesso che pesa una quarantina di chili e che se ti dovesse azzannare ti potrebbe portar via un pezzo di braccio). La piccola Cerea, dunque, tentò in tutti i modi di mordere Ursula alla gola, incurante dei richiami di tutti noi che cercavamo di impedire una strage: la rovesciò; l'altra si difese ribellandosi, e tentando a sua volta di mordere la sorella. Il tutto con salti, abbaiamenti minacciosi, sguardi feroci, ringhii prolungati. Le due cagnette, invece, si giravano attorno a cerchi sempre più stretti, sollevando di tanto in tanto metà del labbro superiore e mostrandosi i bianchissimi denti in segno di minaccia. Poi d'un tratto una scattava per mordere l'avversaria alla gola, ma l'altra non si lasciava cogliere impreparata, e replicava con zampate e volgendosi di coda per offrire meno presa. Era insomma lotta con tutti i mezzi possibili. Lotta che continuò in casa, dove non riuscimmo a impedir loro di entrare, e che provocò danni vari ai mobili, soprattutto a certo vasellame che era stato messo appena sul tavolo e che finì per terra. Cadde anche una lampada, e la lampadina esplodendo stupì le due cagnette, ne frenò per un istante l'ardore guerresco e la pausa ci consentì di intervenire. Riuscimmo così a immobilizzarle e a separarle, chiudendole in stanze lontane. Per un momento ci fu pace, e potemmo salutare — solo allora — chi ci aveva portato in visita Ursula, ringraziandola ovviamente di essere venuta, e ripetendole che. per carità, non ci dava assolutamente fastidio, al contrario ci rallegrava, rendendo movimentato e più interessante il nostro fine settimana, altrimenti condannato alla noia del consueto e del già visto. Adesso sono passati due giorni, e le acque sembrano essersi un po' calmate. Ursula è stata imbottita di pastiglie alla clorofilla, consigliate dal farmacista per mascherare i residui, tenaci odori del suo calore: i due maschi quasi non la guardano più. Tra le bestie, si sa. non c'è rischio di violenza o di stupro se la femmina non è disposta e non segnala questo suo stato di grazia con l'odore di richiamo che i maschi sentono anche a chilometri di distanza. Mamma Zeta, dopo la lezione di autorità, ha ripreso il suo ruolo di matrona indisturbata e da tutti rispettata, e Ursula vi si è rapidamente adeguata. La sola che continua a cercar battaglia e a dover essere tenuta sotto una certa sorveglianza è la piccola Cerea, che impedisce alla sorella di avvicinarsi ai suoi angoli preferiti, che naturalmente non tollera di vederla mangiare nella propria scodella, che interviene rapidissima appena uno di noi fa il gesto di accarezzare la poverai Ursula o le rivolge una parola gentile. Cerea non sembra essere disposta a dividere il ruolo di coccola che ha avuto finora • in casa. Di tanto in tanto l'aggredisce anche, vigliaccamente, alle spalle, cercando di morderle le orecchie. Ma questi dovrebbero essere ormai segni di bonaccia in arrivo: i nostri cani tentano sempre di mordicchiarsi fra loro per dimostrare affetto e simpatia. Lo fanno del resto anche con noi e con gli amici che vengono a trovarci Dopo l'aggressione. Ursula sembra essersi ripresa anche moralmente. Ormai conosce tutta la casa, e stanotte è riuscita a trascinare accanto a sé. sul terrazzo, tutta la famiglia di cani. Hanno dormito l'uno accanto all'altro, in pnce. Che è il segno più sicuro di accettazione. Soltanto Cerea, a un certo momento, ci ha svegliati ululando. Ci siamo precipitati a vedere, ma non c'era guerra tra cani. Cerea stava puntando in alto, alla chioma del tiglio, e continuava a ululare. Pensavamo fosse un richiamo della luna piena. Abbiamo capito il perché soltanto stamane, quando tra i rami dell'albero abbiamo visto che si era sistemato un immenso, ronzante sciame di api. Sono di passaggio, al seguito della loro regina. E' una presenza inquietante, saranno trentacinquemila ma dovrebbero ripartire presto. Carlo Ferrando

Persone citate: Carlo Ferrando, Madre Zeta

Luoghi citati: Cerea