Il dibattito si sposta sull'economia Craxi non accoglie l'appello del pci di Luca Giurato

Il dibattito si sposta sull'economia Craxi non accoglie l'appello del pci Inflazione, Mezzogiorno, disoccupazione nei discorsi pre-elettorali Il dibattito si sposta sull'economia Craxi non accoglie l'appello del pci Andreotti: negli ultimi tre anni "abbiamo ridotto l'inflazione, aumentato le esportazioni, ma si può e si deve fare di più,, - Amendola: "Questo sistema non può rispondere alle richieste di lavoro dei giovani,, - Il segretario del psi ripropone il patto con gli elettori per cinque anni di stabilità - Longo (psdi): appoggiare col voto il tripartito ROMA — Una grande dimenticata, l'economia, ha d'improvviso ripreso il ruolo di «prima donna» in questa campagna elettorale sempre più nervosa. I grandi temi dell'inflazione, dell'occupazione, del Mezzogiorno e delle riforme sociali sono nuovamente ricomparsi nei discorsi dei leaders e dei gregari, quasi che un po' tutti i concorrenti per il nuovo Parlamento avessero ubbidito, ciascuno a suo modo, a un saggio colpo di bacchetta magica. E' un fatto positivo, che non deve comunque distogliere l'attenzione né dai problemi dell'ordine pubblico né dal super-problema della governabilità del Paese dopo il 4 giugno. Per l'ordine pubblico, ci si comincia a chiedere se la tanto dibattuta vicenda dell'impiego dei militari di leva non finirà in una bolla di sapone. Per le ipotesi di governo, tutto è di nuovo in alto mare dopo che Craxi, proprio ieri, ha lasciato cadere l'appello unitario lanciato dal pei. Ma blochiamo, almeno per oggi, la nostra attenzione soprattutto sull'economia. Rientrato dal Fréjus, Andreotti ha aperto la campagna elettorale dei de romani ricordando che, negli ultimi tre anni, «si è capovolta una situazione di autentico fallimento e si è ridotto dal 23 al 13 per cento il tasso d'inflazione, cioè il vampiro che annulla i risparmi e rende inaccessibile i prezzi anche delle cose più essenziali». «Gli italiani, in questi tre anni, hanno lavorato di più, scioperato di meno, aumentato la percentuale delle nostre esportazioni nel mondo, difesa l'occupazione e sostenuto il potere di acquisto dei salari — ha detto il presidente del Consiglio — ma si può e si deve fare molto di più, come è previsto dal piano Pandolfi, sul quale vorremmo che si snodasse il dibattito elettorale, per essere pronti, dopo il 3 giugno, a rimboccarsi le maniche e riprendere la lotta alla disoccupazione e alla depressione del Sud». E' una lotta che, da ieri, ha ripreso ad appassionare un po' tutti i politici. Anche per il segretario della de, Zaccagnini, «il piano triennale dovrà costituire l'asse portante della ripresa». Il leader de ha auspicato «uno sforzo collettivo», «una larga maggioranza capace di formulare provvedimenti adatti in un programma comune, che esprima un governo stabile, efficiente, ricco di autorità effettiva». Mezzogiorno e occupazione giovanile sono al centro di un'intervista rilasciata all'.. Unità» di ieri da uno dei capi storici del pei. Giorgio Amendola. Il leader comunista è in clinica per disturbi cardiaci e si dice «furioso d'essere imprigionato in questo momento, mentre c'è tanto lavoro da fare». Imprigionato ma non imbavagliato: «Questo sistema — dice — è entrato obbiettivamente in crisi: prima di tutto perché non è in grado di rispondere alle richieste di lavoro che vengono dalle nuove generazioni. Ai giovani diplomati e laureati gli uomini della de non sono più in grado di rispondere, come in passato, con la promessa di un posto sicuro». A Craxi, segretario socialista, gli attacchi alla de vanno benone, anche se continua a precisare che «vi sono aspetti della politica comunista che risultano di difficile comprensione. In ogni caso, se i comunisti dovessero decidere pregiudizialmente di ritirarsi nel bosco a sfogliare margherite leniniste, dubito che i socialisti possano essere tentati di corrergli appresso». Tutti i socialisti, da Signorile a Mancini, sono concordi con Craxi per la risposta negativa all'appello unitario del pei: «Sulla nostra strada — ha detto il segretario socialista — troviamo sempre un grande fratello che vuole spiegarci che cosa dobbiamo fare e come dobbiamo comportarci». Riproponendo il suo patto ormai famoso con gli elettori per cinque anni di stabilità e di rinnovamento, il leader del psi ha criticato i fautori di «un'austerità generalizzata» quando, in realtà, «l'austerità vale per alcuni e non per altri. La crisi colpisce due volte nel Mezzogiorno, dovefi concentrano la disoc. càpcéione e il ristagno produttivo». Questi problemi, per il segretario socialdemocratico Pietro Longo. possono essere affrontati e risolti se il tripartito de - psdi - pri avrà la maggioranza assoluta. «Soltanto se dopo il 3 giugno si raggiungerà la governabilità del Paese, si potranno affrontare con serenità e con continuità i problemi gravi della nazione: terrorismo e disoccupazione». Per il pri, il vicesegretario Terrana ha detto che il suo partito «considera i maggiori problemi nazionali, in particolare quello dello sviluppo economico e civile del Paese, risolvibili soltanto in un contesto europeo». Per il pli, il vicesegretario Altissimo ha toccato un altro tema concreto: «A un'inflazione già alta e crescente, a causa della massa di liquidità messa in circolazione per finanziare lo spaventoso deficit pubblico, si aggiungerà il fatto petrolifero. Per questo, se non vogliamo tornare a tassi di inflazione altissima, dobbiamo agire subito su quelle cause che dipendono da noi e dalla volontà politica, ovvero sul deficit del settore pubblico». Luca Giurato

Luoghi citati: Fréjus, Roma