De Vlaeminck cade e si ritira

De Vlaeminck cade e si ritira Nella tappa di Meda (1° Porrini) il Giro ha perso un protagonista De Vlaeminck cade e si ritira Il belga, già sofferente per un ruzzolone nella tappa di martedì, finisce contro un muretto e viene urtato dalla moto di un fotografo - Resta svenuto per qualche minuto, poi risale in bicicletta atteso dal gruppo - Roger non resiste ed abbandona DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MEDA — Stavolta è difficile dire se è più grande la gioia di Porrini, che è arrivato primo, o la rabbia dì De Vlaeminck, che non è arrivato affatto. Dino Porrini, mantovano, anni fa pensava di diventare famoso come lo era diventato ai tempi eroici il suo concittadino Learco Guerra, ma poi dovette farsi togliere una vena da una gamba, che restò più debole dell'altra, e allora con una gamba che funziona bene e una maluccio non puoi pensare a vincere, è già tanto se ti pagano per correre in bicicletta e Porrini dice che pedalare è meglio che lavorare, ma non sempre. Una gamba malandata, l'anno scorso una clavicola rotta e infine il virus agli occhi: Porrini voleva tornarsene a casa, la tentazione era forte, in fondo un mestiere l'aveva, faceva il macellaio. Ieri mattina diceva: «Son qui e non faccio niente. Mi sembra quasi di rubare i soldi». Ma poche ore dopo era sul podio, non gli succedeva dall'anno scorso, aveva gli occhi gonfi ma non solo per la congiuntivite, era arrivato secondo in Venezuela nella «cento chilometri» a squadre ma erano ricordi già lontani, a quei tempi le sue gambe funzionavano tutte e due bene. Era sul podio e Zandegù, il suo direttore sportivo, intonava un motivetto per la gioia. Ma ieri c'è anche chi ha pianto, per il dolore e poi anche per la rabbia. Nella tappa di St-Vincent, De Vlaeminck prima era caduto, poi aveva vinto. Se uno cade e poi vince, vuol dire che sta bene. Invece Roger non stava bene affatto. Il fianco destro, dove aveva preso la botta, gli faceva un male da morire, non riusciva a prendere sonno. A mezzanotte ha chiamato il medico: «Dottore, fammi qualcosa, è un inferno». Una pillola di «Ansiolin». un'altra, un'altra ancora: cinque in tutto, più due «Plunol», ma il sonno non arrivava lo stesso. Alle cinque e mezzo del mattino, dopo una nottata in bianco, Roger ha voluto andare all'ospedale, a farsi fare delle radiografie. Non aveva nessuna frattura, ma si sentiva tutto rotto. Comincia la tappa. Fa caldo. Roger è intorpidito, ha dei capogiri, fatica a tenere gli occhi aperti. Una brutta curva, i riflessi del belga sono appannati, finisce contro un muretto, vola sull'asfalto, un fotografo in moto se lo trova davanti e lo urta. Roger è disteso a terra, ha battuto proprio il fianco destro che già gli faceva male, ha picchiato anche la testa, è in stato dì semi-incoscienza, resta così per quasi quattro minuti, poi vuol risalire in bicicletta, insegue, il medico dice che è un matto, ma lui insiste. Tre anni fa, al Giro d'Italia, il gruppo aspettò Gimondi, che aveva la maglia rosa ed aveva picchiato la testa sull'asfalto. Zìliolidisse: «Se avessimo potuto, avremmo pedalato all'indietro». Stavolta il gruppo aspetta De Vlaeminck, che riesce ad accodarsi. Gli chiedono come sta, lui scuote la testa. Resiste fin che può, poi si ritira. E' la terza volta, in tre anni, che Roger non porta a termine il Giro. Ma stavolta se ne va a testa alta. Si sono ritirati, ieri, anche De Geest e Bevilacqua, che la sera precedente si erano feriti — per fortuna in modo non grave — in un incidente stradale: erano saliti su un camioncino del seguito per raggiungere l'albergo, il camioncino era finito contro un palo, loro erano stati sbalzati fuori. Un Giro d'Italia terminato contro un palo della luce. La tappa di ieri è stata movimentata da una lunga fuga del francese Legeay, uno sconosciuto, da solo davanti a tutti per circa ottanta chilometri. Nel finale lo acciuffa Vicino, poi scattano Porrini, Bortolotto, Wehrli. Mancano una quindicina di chilometri all'arrivo, ma come quasi sempre accade quando si pensa soprattutto alla tappa del giorno dopo, i favoriti non si muovono. Quei tre, davanti, non danno fastidio a nessuno. Una volata tra piccoli corridori per una piccola tappa. E Porrini vince. Ma per lui, ex macellaio con una gamba un po' matta, non è una piccola vittoria. Oggi si arriva in salita, a Boscochiesanuova: ci sono tratti di pendenza del dodici per cento. Moser dice che se non lo staccano può ancora vincere il Giro, Saronni dice che se non stacca Knudsen forse il Giro lo perderà. Chi ha corso in maschera ieri, oggi quella maschera deve togliersela, e far vedere che cosa c'è sotto. Maurizio Caravella Ordine d'arrivo: 1) Dino Porrini (Mecap-Hoonved). km 229 in 5 ore 57'42". alla media di 38.412 orari; 2) Bortolotto s.t.: 3) Wehrli s.t.; 4) Gavazzi a 10": 5) Van Linden: 6) Borgognoni; 7) Paleari: 8) Martinelli; 9) Barone: 10) Rosola. Segue il gruppo, sempre col tempo di Gavazzi. Classifica generale: 1) Giuseppe Saronni (Scic BotteCchia) in 62 ore 9'50"; 2) Knudsen a 18": 3) Moser a l'40"; 4) Laurent a 3'35": 5) Johansson a 3'49": 6) Contini a 5'06"; 7) Beccia a 5'17"; 8) Bertoglio a 8'39"; 9) Fuchs a 9'04": 10)Schmutza 10'51". Classifica Trofeo Ritmo: 1) Tosoni p. 30; 2) Cipollini 28: 3) Antonini 24: 4) Dusi 22: 5) De Geest 10.

Luoghi citati: Italia, Venezuela