Pene aumentano ai fascisti che uccisero uno studente
Pene aumentano ai fascisti che uccisero uno studente Processo all'Assise di appello a Milano Pene aumentano ai fascisti che uccisero uno studente Dai 10 ai 17 anni di reclusione ai cinque che pugnalarono a morte lo studente Brasili - L'aggressione nel maggio di quattro anni fa DALLA REDAZIONE MILANESE MILANO — Per l'omicidio di Alberto Brasili, studente pugnalato a morte il 25 maggio 1975 in una via del centro, la corte d' assise d'appello ha condannato cinque neofascisti già riconosciuti colpevoli in assise, ma, contrariamente a quanto stabilito dai primi giudici, ha attribuito a tutti i partecipanti all'aggressione la stessa responsabilità materiale. Antonio Bega, che si era autoaccusato del delitto, ha visto diminuire la pena: 17 anni e 8 mesi di reclusione, di cui 2 condonati, invece dei 18 anni del primo grado; a Giorgio Nicolosi, Enrico Caruso e Pietro Croce, condannati due anni fa a 9 anni e otto mesi perché, secondo i giudici, non intendevano uccidere, ma solo picchiare, sono stati inflitti 16 anni e 4 mesi (di cui 1 anno e 4 mesi condonati). Anche per Giovanni Sciavicco, minorenne all'epoca dei fatti e condannato a 11 mesi di reclusione per lesioni, la corte d'assise d'appello è stata più severa: 10 anni eli mesi (11 mesi condonati). Tutti gli imputati hanno proposto ricorso in Cassazione. Sciavicco è il solo a piede libero e per il momento sembra che ci resti, anche perché, forse per prudenza, ha preferito non assistere alla lettura della sentenza, come pure hanno fatto Caruso e Croce, imputati detenuti. Il verdetto è giunto nella tarda serata di martedì, dopo una riunione in camera di consiglio durata cinque ore e un dibattimento protrattosi per due giorni. Neppure in questo secondo giudizio è stato possibile stabilire con certezza in che modo scattò la spedizione punitiva conclusasi con la morte di Brasili. La •molla» rimane incomprensibile: Alberto Brasili e la fidanzata Lucia Corna avreb¬ bero strappato un autoadesivo della propaganda elettorale missina, oppure gettato un volantino; forse è bastato essere classificati di «sinistra» per il loro abbigliamento. Gli imputati non hanno spiegato, i difensori hanno cercato di fornire giustificazioni attraverso considerazioni politiche e ideologiche che hanno provocato le proteste degli avvocati di parte civile. Lucia Corna e i genitori di Alberto Brasili hanno seguito il processo in silenzio: sulla decisione dei giudici di primo grado avevano espresso un amaro giudizio: avevano dichiarato che non si sarebbero più costituiti per «un senso di sfiducia nella giustizia». Il tempo ha fatto mutare il pro¬ posito, ma il loro atteggiamento è rimasto distaccato: la madre della vittima ha raramente alzato gli occhi e mai comunque sugli assassini del figUo. Il procuratore generale Pasquale Carcasio, nella sua requisitoria, aveva chiesto che agli imputati, tutti in giovane età, fosse riconosciuta l'equivalenza tra le attenuanti generiche e le aggravanti specifiche. La corte ha fatto di più : ha giudicato le attenuanti prevalenti sulle aggravanti, sebbene il solo Bega abbia rivolto ai giudici qualche parola prima della sentenza, ripetendo semplicemente che non si rende conto ancora del perché abbia agito in quel modo. Dagli altri il silenzio.
Persone citate: Alberto Brasili, Antonio Bega, Bega, Enrico Caruso, Giorgio Nicolosi, Lucia Corna, Pasquale Carcasio, Pietro Croce
Luoghi citati: Milano
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