La valanga di miliardi sui monumenti di Napoli di Adriaco Luise
La valanga di miliardi sui monumenti di Napoli Critiche per l'uso dei finanziamenti La valanga di miliardi sui monumenti di Napoli Secondo il prof. Roberto Di Stefana docente di restauro, non avrebbe prodotto proporzionali benefici alla città, ma al contrario favorito manomissioni nelle opere di ripristino vanificando la validità culturale degli interventi dal nostro corrispondente NAPOLI — La pioggia di miliardi —circa 300 —dirottati dal governo su Napoli negli ultimi quattro anni allo scopo di risanare il patrimonio architettonico e urbanistico del centro storico e soprattutto dare una risposta all'assillo occupazionale non ha prodotto «proporzionali benefici per la città e per i suoi abitanti...». Al contrario ha favorito manomissioni nelle opere di ripristino, arbitri sulle scelte dell'uso del territorio, spreco di denaro pubblico, vanificando la validità culturale degli interventi. E' questa la tesi sostenuta dal prof. Roberto Di Stefano, docente di restauro dei monumenti della nostra università, in una lettera aperta inviata al presidente del Consiglio dei ministri, Andreotti: E' stato l'argomento ribadito anche ieri mattina in un vivace dibattito cui hanno partecipato uomini politici, amministratori comunali e della Regione, esponenti del mondo della cultura. Il prof. Di Stefano, in un'analisi obiettiva e rigorosa di tutta l'operazione, iniziatasi all'indomani del colera con la «vertenza Campania», ha svolto una indagine tecnica, amministrativa, oltreché economica e culturale per individuare e correggere gli errori compiuti; puntualizzare e indicare i migliori risultati da conseguire in una logica meno assistenzialistica e più aderente alle finalità dell'iniziativa. Finora il risanamento dei monumenti e del centro storico ha suscitato soltanto polemiche e perplessità, è stato motivo di preoccupazioni da parte di studiosi ed esperti, esclusi dal vasto programma di recupero dei beni culturali da salvare, dalla gestione dei finanziamenti da utilizzare, dall'impossibilità di eprimere un parere tecnico sulle opere affrontate e di cui ignorano progetti, bilanci ed esecuzione. «/ miliardi stanziati costituiscono indubbiamente una manna per Napoli — afferma Di Stefano —, ma l'allarme lanciato dai competenti non è stato mai raccolto. La superbia della burocrazia, il gioco degli interessi connesso al movimento di cosi grandi capitali sono riusciti ancora una volta ad annullare la voce del dissenso e delle proteste...». Il gioco delle parti svolto tra ministero dei Beni Culturali e dei Lavori Pubblici, tra Sovrintendenza ai monumenti e Provveditorato alle Opere pubbliche alimenta i timori che possano prevalere ragione di ordine clientelare nel procurare lavoro ad una massa in fermento di disoccupati e che si sottovaluti la salvaguardia del patrimonio architettonico e culturale cittadino. -Una volta l'uno finanzia e sorveglia l'altro che progetta e dirige — scrive ad Andreotti il prof. Di Stefano —, un'altra volta avviene l'inverso e capita così che l'incuria riusciva meglio a proteggere i monumenti Che non questa valanga di finanziamenti...". La frana dei miliardi, difficile da controllare, è riuscita ad alleviare la disoccupazione? E' più urgente e prioritario restaurare male e senza una precisa destinazione di uso oppure con tanti miliardi spesi era meglio dare una casa a tante famiglie di senzatetto? si domanda il prof. Di Stefano, e aggiunge di non essere animato da motivi polemici e personali ma unicamente dalla volontà di contribuire come studioso ed esperto alla qualificata opera di risanamento del centro storico di Napoli. Le proposte: sia dato lavoro anche ai disoccupati laureati in architettura e in ingegneria finora non inseriti nel programma di ristrutturazione del centro storico; sia creato anche un comitato di coordinamento composto da rappresentanti di enti locali, uffici dello Stato, studiosi, esponenti di associazioni culturali in modo che i soldi spesi abbiano carattere di investimento produttivo, di incentivazione economica, un'ampia garanzia culturale. Adriaco Luise
Persone citate: Andreotti, Di Stefano, Roberto Di, Roberto Di Stefana
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