Lo spettacolo piange davanti ad Andreotti

Lo spettacolo piange davanti ad Andreotti All'assemblea dell'Agis di Roma Lo spettacolo piange davanti ad Andreotti ROMA — «Il settore dello spettacolo non naviga in buone acque perché ci sono leggi che non corrispondono alle nuove esigenze dei vari settori e mancano soprattutto per la prosa e per la musica fondi sufficienti per sostenerne l'attività che per altro, paradossalmente, è in continuo sviluppo. Non potendo come ministro dello Spettacolo di un governo dimissionario fare un programma per il futuro, mi sono però preoccupato perché gli uffici del ministero approfondiscano gli studi relativi ai progetti di legge riguardanti le attività musicali, la cinematografia, il teatro e gli spettacoli viaggianti». Questo ha detto il sen. Ariosto intervenendo, con il presidente del Consiglio Andreotti, all'assemblea dell'Associazione generale italiana dello Spettacolo, conclusasi l'altra sera a Roma. Facendo il bilancio dell'ultimo triennio di attività il vice presidente dell'Agis, Franco Bruno, rivolto ad Andreotti, ha sottolineato con forza che la soluzione della crisi del cinema è strettamente legata «alla regolamentazione dell'uso e dell'abuso del film attraverso le televisioni, un problema che sta provocando serie difficoltà al settore». Inoltre l'Agis sostiene che per aiutare concretamente il teatro, la musica e il cinema si potrebbero detassare — come avviene in altri Paesi —gli investimenti destinati a scopi culturali. In occasione del Consiglio nazionale dell'Agis abbiamo sentito alcuni esperti dei vari settori sui problemi più urgenti che i politici dovranno affrontare alla riapertura delle Camere. Cinema privato Da ieri, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, è diventato operante il decreto legge sull'interpretazione dei requisiti necessari perché un film sia riconosciuto di nazionalità italiana e quindi possa usufruire dei contributi governativi che l'attuale legge prevede per i produttori e gli autori. Dopo il «caso» sollevato da un gruppo di attori questi contributi erano stati bloccati per cui oltre sei miliardi sono fermi da mesi nelle casse del ministero e quindi non possono essere reinvestiti. Adesso l'attività cinematografica sta riprendendo, tuttavia la produzione del '79 risulterà dimezzata rispetto a quella di due anni fa. «E' una ripresa "sulla parola" — precisa Mario Cecchi Gori, presidente dell'Unione Produttori — poiché fino a quando il decreto legge non verrà applicato i miliardi resteranno dove sono: purtroppo nelle casse del ministero perdono valore e noi paghiamo gli interessi alle banche*. Cinema pubblico Con lo scioglimento anticipato delle Camere è decaduto il disegno di legge Bisaglia sulla ristrutturazione delle società (Cinecittà, Italnoleggio e Istituto Luce) che fanno capo all'Ente Gestione Cinema e di conseguenza per questo «gruppo» si rende indispensabile un decreto legge di rifinanziamento di circa otto miliardi. Attualmente la gestione di Cinecittà perde da sola cinque miliardi all'anno. «Il progetto Bisaglia — dice Gastone Favero, commissario straordinario dell'Ente Gestione Cinema — non è stato approvato dalle forze politiche perché gli esperti dei partiti avevano delle riserve, non sul disegno di legge, ma sulle finalità del gruppo cinematografico pubblico*. Teatro pubblico «Tutto il teatro italiano è in credito verso lo Stato. Basti pensare che — dice Ivo Chiesa( responsabile del settore teatrale pubblico dell'Unat con i 14 miliardi che costa nel nostro Paese l'attività teatrale, in Francia, in Germania, in Inghilterra si finanziano due soli organismi. Qui da noi con 14 miliardi si fanno vivere undici teatri a gestione pubblica, 45 compagnie private, 50 cooperative, 60 gruppi di sperimentazione e ricerca, l'Ente Teatrale Italiano e le manifestazioni estive straordinarie Il teatro di prosa, pubblico e privato, per chiudere l'attuale stagione ha bisogno di un provvedimento legislativo di quattro miliardi e mezzo che arrotondi lo stanziamento or dinario. Teatro privato Il teatro di prosa in Italia non ha una legge per cui l'attività privata è subordinata a delle norme di comportamento che vengono stabilite dal ministero. D'altra parte non essendoci una legge non esiste una dotazione economica per l'attività teatrale e per questa ragione i contributi vengono reperiti anno per anno. -Abbiamo bisogno di una legge intelligente e aperta — dice Romolo Valli responsabi¬ ldctdlftUfNWttfzcrnlgstriicartrl2csod le del settore teatrale privato dell'Unat — che riconosca la crescita indiscutibile del teatro di prosa e l'importanza della cultura teatrale. Una legge che stabilisca su quali forze economiche si può con-, tare per l'attività teatrale. Una legge, inoltre, che metta fine a certe discriminazioni. Non esiste, come dice Oscar Wilde, un teatro morale e un teatro immorale, ma esiste il teatro ben fatto e quello mal fatto». Enti lirici Il decreto legge sul rifinanziamento delle attività musicali ha accordato agli Enti lirici circa 74 miliardi per l'annata '79. «Settantaquattro miliardi — precisa Massimo Bogianckino del consiglio di presidenza dell'Associazione Enti Lirici — è quanto gli Enti lirici percepivano due anni fa e inoltre questi denari arrivano con troppo ritardo. Quando li avremo in mano realmente saranno assottigliati dall'ingente fetta assorbita dagli interessi bancari. Considerando l'attuale tasso d'inflazione del 24 per cento si può prevedere che questo stanziamento non sarà sufficiente per svolgere la normale attività. Ci vuole una nuova legge, adeguati stanziamenti e soprattutto l'abbandono di certe forme di polverizzazione delle strutture, musicali che a mio avviso sarebbero un boomerang che pagheremo amaramente». Strutture musicali Il decreto legge approvato nei giorni scorsi dal Governo ha stanziato per la corrente annata circa quindici miliardi per l'attività concertistica, i festival musicali, le orchestre, ecc. Anche in questo caso si tratta di uno stanziamento che non tiene conto della lievitazione dei costi. Tra l'altro nel '78 per questo settore musicale, esistendo dei residui, si erano spesi 18 miliardi e mezzo. «Il nostro obbiettivo — sostiene Riccardo Allorto presidente dell'Associazione delle attività concertistiche — è di arrivare a una legge di riforma sostanziale che tenga conto delle reali necessità di un settore che è in costante sviluppo». Da questo sintetico esame emerge una singolare realtà: lo spettacolo italiano non dà lavoro ai suoi artisti, ma arricchisce le banche. Ernesto Baldo

Luoghi citati: Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Roma