Nel covo di Alunni tracce dei sette arrestati a Como di Marzio Fabbri

Nel covo di Alunni tracce dei sette arrestati a Como Riserbo assoluto dopo l'operazione dei carabinieri Nel covo di Alunni tracce dei sette arrestati a Como DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MILANO — «Non credo proprio che quello fosse il posto più indicato per una riunione politica, per di più clandestina- è il commento più frequente dopo l'arresto di sette persone compiuto a Como dai carabinieri del generale Dalla Chiesa nel saloncino di un bar. E in effetti basta un rapido sopralluogo per convincersi che i cinque giovani e le due ragazze ammanettati domenica mattina tra le nove e le nove e mezzo nel locale pubblico si erano seduti al tavolino per fare colazione più che per stendere un documento ideologico. Più probabile che il bar fosse un punto di incontro per persone provenienti da località diverse che dovevano proseguire insieme per una destinazione rimasta ignota; c'è, a farlo pensare, il dettaglio che dalla vetrata del bar si può agevolmente controllare il traffico delle corriere dirette nelle località del Comasco e del Varesotto e probabilmente i sette dovevano prendere uno di questi mezzi per raggiungere il luogo della riunione. Tutto è però molto difficile da ricostruire, da un lato per il riserbo assoluto di chi ha condotto l'operazione e dall'altro per la paura che ha cucito le bocche di chi ha visto qualcosa. I carabinieri di Como dicono di non essere stati neppure informati: «Ha agito il reparto speciale di Milano che si è portato direttamente via gli arrestati», spiegano, anche del destino di questi sette, per il momento fermati a disposizione della magistratura, si sa molto poco: c'è chi li dà per sparpagliati in diverse carceri lombarde, chi invece li vuol raggruppati nel capoluogo lombardo in attesa di essere sentiti dai giudici. Secondo quanto si è appreso le accuse sarebbero di associazione sovversiva costituita in banda armata per tutti e uso di documenti falsi per cinque. Buio completo anche sul come i carabinieri siano giunti a sapere dell'incontro nell'insospettabile bar di Como. C'è chi mette tutto in relazione a documenti trovati nel settembre scorso a casa dell'esponente di «Prima linea» Corrado Alunni, ma pare inverosimile che un incontro del genere fosse stato fissato a distanza di mesi. Più probabile che l'inchiesta partita da Alunni abbia condotto a «no- mi sospetti» nel Varesotto e che attraverso intercettazioni telefoniche si sia saputo del-, l'appuntamento. In questo modo sarebbe spiegata l'operazione dei carabinieri, notati da molti curiosi nei dintorni del bar sin dalle sette e mezzo del mattino di domenica. Qualche negoziante si era anche insospettito a vedere tanti giovanotti che girovagavano senza meta apparente e la spiegazione è giunta solo a cose fatte, quando sono apparse le manette. Di sicuro si sa che tutti, a vario titolo, erano entrati nell'inchiesta aperta dopo l'irruzione in casa di Alunni, ma per nessuno erano stati trovati elementi sufficienti a giustificare arresti o fermi. Pare comunque che dopo essere stati sentiti tutti avessero pensato bene di sparire dalla circolazione rendendosi irreperibili anche se i veri e propri latitanti erano solo i coniugi Battisaldo. Una pista che potrebbe rivelarsi interessante è quella dei documenti d'identità trovati indosso a qualcuno dei fermati. A questo proposito c'è chi ricorda una irruzione terroristica nel municipio di. Montano Lucino, un paesino a cavallo tra le province di Como e Varese. L'assalto fu messo a segno esclusivamente per impadronirsi di un pacco di carte d'identità in bianco, buona parte delle quali fu poi ritrovata a Milano in via Negroli nell'alloggio occupato proprio da Corrado Alunni. Anche sulla personalità dei sette fermati si sa bene poco. Massimo Battisaldo e sua moglie Sandra Piroli. entrambi ventitreenni, si erano qualche tempo fa trasferiti ad Ascoli Piceno e per una questione di armi ritrovate in un cascinale della campagna marchigiana erano colpiti da ordine di cattura. Una disavventura giudiziaria l'aveva avuta anche Antonio Orru, detto Tonino, 20 anni, incriminato e poi assolto in appello per falsa testimonianza nel processo contro i presunti responsabili di un attentato a un bar. Nulla agli atti, invece, per Francesca Bellerè. 26 anni, figlia di un funzionario dell'Intendenza di finanza di Milano, per Luca Colombo. 30 anni, sposato e per Fabio Brusa, 22 anni. Marzio Fabbri

Persone citate: Alunni, Antonio Orru, Corrado Alunni, Dalla Chiesa, Fabio Brusa, Francesca Bellerè, Luca Colombo, Sandra Piroli