Genova: un solo brigatista ha colpito il candidato dc di Paolo Lingua
Genova: un solo brigatista ha colpito il candidato dc L'attentato ieri mattina davanti all'abitazione Genova: un solo brigatista ha colpito il candidato d Enrico Ghio, in lista per l'Europa, non è grave - Tre colpi lo hanno ferito alle gambe, un quarto al mignolò - Due giovani preparavano l'evasione di un detenuto da Marassi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GENOVA — Enrico Ghio, 56 anni, sposato, tre figli, consigliere regionale della democrazia cristiana e attualmente candidato al Parlamento europeo, è stato ferito ieri mattina a Genova in maniera per fortuna non grave dalle Brigate rosse. Ghio, che è stato in passato consigliere e assessore provinciale, deputato per una legislatura (dal 1963 al 1968) e assessore regionale all'Agricoltura, è stato aggredito a quanto sembra da un unico terrorista che lo ha atteso all'uscita della propria abitazione in via San Bartolomeo degli Armeni, una «traversa» che unisce la zona centralissima di piazza Corvetto con il quartiere residenziale. Il brigatista ha esploso quattro colpi con una pistola automatica calibro 7,65 priva di silenziatore: tre proiettili hanno raggiunto di striscio Ghio alle gambe, senza colpire per fortuna le ossa: un quarto gli ha invece fratturato il mignolo della mano destra. Ghio ha raccontato all'ospedale, dove è stato trasportato su una vettura di passaggio, di non aver fatto in tempo a guardare in faccia il suo aggressore, «flo avvertito — ha detto —appena sono uscito di casa, verso le 9.30. un'ombra alle spalle. Direi come impressione superficiale, di aver intravvisto un uomo molto alto e magro. Ho udito i colpi e mi sono trovato per terra. Credo di aver anche cercato di alzarmi, per reagire, ma non ce l'ho fatta. Allora, mentre il mio feritore fuggiva non so in quale direzione, mi sono trascinato per qualche metro, fino all'estremità della strada e ho fermato alcuni passanti che mi hanno soccorso». Via San Bartolomeo degli Armeni è infatti una strada privata che non è attraversata da vetture: anche alle nove e mezzo era semideserta. Enrico Ghio, raggiunto poco dopo in ospedale dalla moglie e dai figli, è stato immediatamente sottoposto ad un intervento chirurgico al dito fratturato, la ferita più grave. Nel corso della mattinata, si sono recati all'ospedale San Martino autorità cittadine, compagni di partito, amici e conoscenti. Le sue condizioni, nonostante il lieve stato di choc, in serata erano più che discrete. In mattinata le Brigate rosse hanno rivendicato due volte l'attentato. Prima con una laconica telefonata al quotidiano // Lavoro e successivamente al Secolo XIX. La Digos ed i carabinieri ritengono autentiche entrambe le telefonate. Ora si attende l'annuncio di un eventuale volantino, anche se, recentemente, le Brigate rosse sono state più lente nelle loro ..comunicazioni». E' un segno, forse, di una maggiore difficoltà da parte dell'organizzazione eversiva di coordinare la stesura e la «stampa» (tramite i soliti ciclostilati) dei documenti politici. Enrico Ghio, ex dirigente di banca ed attualmente noto commercialista, viene considerato a Genova e in Liguria uno dei leader della destra democristiana: è stato per alcuni anni un esponente locale di spicco ed è stato considerato ancjie «erede» dell'on. Roberto Lucifredi, ex ministro, che per oltre vent'anni era riconosciuto il capo morale dell'ala moderata della de in Liguria, in alternativa a Paolo Emilio Taviani, ex ministro dell'Interno. Secondo gli inquirenti, l'attentato a Ghio. compiuto per là prima volta da un solo brigatista, che è poi fuggito a piedi (ma via San Bartolomeo degli Armeni ha diverse biforcazioni ed è facilissimo far perdere le proprie tracce), è una risposta delle Brigate rosse genovesi, forse colpite duramente dall'operazione dei carabinieri del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa due settimane fa, e dal ritrovamento del ..covo» genovese di via Casini avvenuto pochi giorni fa nel quartiere popolare di Marassi. A questo proposito è stato confermato dagli stessi inquirenti" che due giovani, attualmente ricercati in tutta Italia, Elena Vento di 25 anni e Claudio Vito di 23 anni, preparavano un piano d'evasione dalle carceri di Marassi di un detenuto, componente della banda di Mario Rossi, il rapinatore già coinvolto in numerose azioni criminose e nel sequestro di Sara Domini. Elena Vento, una ragazza di famiglia benestante, aveva ottenuto dalla madre il denaro per affittare un piccolo edificio in via Casini, mentre Claudio Vito, già detenuto in passato a Genova per reati comuni, sembrerebbe, sulla base delle prime indiscrezioni, un malvivente «politicizzato» successivamente dai compagni di cella. La coppia avrebbe giocato un ruolo sostanzialmente secondario all'interno dell'organizzazione delle Brigate rosse ed avrebbe tenuto, forse, i collegamenti tra alcuni esponenti subalterni del movimento rivoluzionario e gli esecutori di ordini, rastrellati tra la malavita locale. I due giovani che nel corso dell'anno in cui hanno abitato nel villino non avevano sollevato alcun sospetto tra gli abitanti del quartiere, comportandosi come una tranquilla coppia, sono riusciti a fuggire prima dell'incursione dei carabinieri, avvenuta nella mattinata di venerdì scorso. Paolo Lingua
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