L'italiano sarà bandito in Francia? di Paolo Patruno

L'italiano sarà bandito in Francia? PIÙ DI TRE STUDENTI SU QUATTRO SCELGONO L'INGLESE L'italiano sarà bandito in Francia? La «riforma Pelletier» rischia di far scomparire nelle scuole la seconda lingua straniera DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Lo studio dell'italiano è destinato a sparire dalle scuole francesi? La minaccia seppur non immediata, è fondata se andrà in porto un progetto di revisione radicale dell'insegnamento delle lingue straniere che il sottosegretario all'Istruzione, Jacques Pelletier, ha preannunciato nei giorni scorsi. Il principio informatore della cosiddetta «riforma Pelletier» consiste fondamentalmente nel potenziamento dell'insegnamento della prima lingua straniera, impostato su cadenza giornaliera, al fine di «assicurare a ogni francese la perfetta conoscenza di almeno una lingua». La prima conseguenza di questa riforma è di accentuare ancora l'apprendimento dell'inglese, prescelto ormai da più di tre studenti francesi su quattro. Secondariamente, il progetto governativo prevede il rinvio dell'inizio dello studio della seconda lingua straniera al livello scolastico corrispondente ai 15-16 anni, mentre con l'attuale regime può iniziarsi già a 12 anni. Infine, la riforma giunge a ipotizzare l'abbandono puro e semplice dell'insegnamento d'una terza lingua straniera. Oggi la lingua che spadroneggia anche in Francia (e malgrado un accentuato sciovinismo linguistico) è l'inglese, che ha potentemente eroso negli ultimi anni le posizioni detenute tradizionalmente dal tedesco, crollato dal 30 al 15 per cento di allievi. La scelta dell'italiano come prima lingua straniera è ridotta allo 0,3 per cento degli studenti (largamente inferiore in percentuale allo spagnolo) ed è legata soprattutto alle conseguenze dell'emigrazione della precedente generazione. Ma se la scelta dell'italiano come lingua primaria è insignificante, la situazione migliora nel ruolo di seconda lingua (seguita dal 6,8 per cento degli studenti) e ancor più come terza (25,6 per cento). Ma sono proprio queste opzioni successive che vengono penalizzate dalla progettata «riforma Pelletier». E la minaccia della scomparsa dell'italiano dalle scuole francesi diventa perciò reale. Naturalmente questa profonda revisione nell'insegna¬ mento delle lingue straniere sta suscitando in Francia una eco profonda e vivaci polemiche, che trovano ne Le Monde un'autorevole cassa di risonanza. Data per scontata la «centralità» del francese fra gli idiomi a udienza mondiale, il problema innescato dalla «riforma Pelletier» riguarda il «privilegio» accordato all'inglese dall'istituendo «servizio linguistico nazionale» e la penalizzazione delle altre lingue della Comunità europea e dei partners più stretti della Francia. André Fontalne centra il problema base evidenziando il rischio di «una alienazione collettiva a profitto del modello culturale dominante», cioè del modello americano più di quello britannico, che verrebbe propiziato dall'insegnamento quasi esclusivo dell'inglese nelle scuole francesi. E in concreto Fontaine difende un insegnamento allargato alle altre lingue, anche se non perfezionistico come quello che in teoria preconizza il rappresentante governativo. Nel dibattito sono intervenuti naturalmente anche i di¬ fensori delle lingue «penalizzate», in particolare del tedesco e dell'italiano. La difesa della nostra lingua trova validissimi motivi nella molteplicità degli scambi commerciali e da «una comunità secolare di cultura e di civilizzazione» come ha scritto su Le Monde una docente universitaria, Christiane Cochi. Ma quello che più s'evidenzia nel dibattito ospitato da Le Monde è l'avversione per «il pesante predominio dell'inglese come prima lingua» (sostiene lo scrittore Alfred Grosser) che suona come «offesa ai nostri partners dell'Europa continentale e grave attentato all'Europa in formazione». E giustamente Grosser mette in guardia i suoi connazionali dinanzi al rischio di questa riforma, che comporterà automaticamente da parte degli altri Paesi una risposta improntata alla «reciprocità» per quanto riguarda lo studio del francese in Germania, in Italia o in Spagna. Sarebbe la fine definitiva per chi ancora culla in Francia la speranza di vedere il francese come lingua dell'unità europea. Paolo Patruno

Persone citate: Alfred Grosser, André Fontalne, Christiane Cochi, Fontaine, Grosser, Jacques Pelletier, Pelletier