Enzo Ferrari e Scheckter fanno il punto sul mondiale di F. 1 dopo il trionfo di Monaco

Enzo Ferrari e Scheckter fanno il punto sul mondiale di F. 1 dopo il trionfo di Monaco «Ora possiamo vincere il titolo» Il sudafricano, che vive nel Principato, guarda con cauto ottimismo al futuro - «L'importante è non commettere errori» - «E' divertente lavorare con la gente di Maranello: ho trovato calore e professionalità» - La sua storia DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MONTECARLO — Un elegante smoking nero, le scarpe di vernice (ma la camicia, azzurrina, è in modestissimo terital), Jody Scheckter esce dallo Sporting, uno dei club più esclusivi del mondo. Ha partecipato, come ospite d'onore, al Gala del 3T Gran Premio di Monaco. La cena al tavolo del principe Ranieri che era con la sempre affascinante consorte Grace e la figlia Caroline, con Costantino di Grecia ed altri importanti esponenti della jet-society, poi la premiazione (con musica e fuochi d'artificio sul mare) ed infine, dulcis in fundo, la presentazione della scintillante Ferari 312/T4 con la quale il sudafricano ha vinto una gara da brivido. La gente sciama dal salone, sorridente. Volti abbronzati, abiti che si vedono soltanto nei film americani. Fuori, autisti in livrea e una sfilza di Rolls, di Mercedes, di macchine da collezione. Scheckter sbuffa, respira aria fresca a pieni polmoni La serata deve essere stata dura per un uomo come lui, abituato a un genere di vita più genuino, ad affrontare l'etichetta ed il galateo con una certa disinvoltura. Soltanto qualche tempo fa, probabilmente, Scheckter avrebbe protestato o espresso apprezzamenti poco lusinghieri. Ora, invece, si trattiene, cerca forse di far dimenticare che subito dopo la sua apparizione nella Formula I, alla fine della stagione 1972. era stato soprannominato -l'orso». Sono passati quasi nove anni da quando l'allora ventenne Jody (è nato a East London, in Sud Africa, il 19 gennaio 1950) si presentò per correre in Europa, dopo avere esordito sui kart e partecipato nel suo Paese ad un campionato di Formula Ford. La sua fu una escalation velocissima Dopo un paio di stagioni in Formula 3 e 2, esordì in un Gran Premio, nella massima serie, piazzandosi nono negli Usa con una McLaren. L'anno successivo, Scheckter bruciò letteralmente le tappe, facendosi un nome in pochissimo tempo. Pilota molto veloce ma troppo esuberante, un vero pericolo pubblico. Nel 1973 ne combinò di tutti ì colori. A Le Castellet (seconda gara in Formula 1) partì in prima fila, prese il comando e poi accartocciò la vettura contro quella del campione del mondo in carica, Fittipaldi. A Silverstone, due settimane appresso, fu indirettamente responsabile di una carambola gigantesca Ma il talento c'era e Ken Tyrrell, noto talent-scout, lo prese nella sua scuderia. Due vittorie nel 1974. in Svezia ed Inghilterra, una nel '75 a casa, in Sud Africa e, l'anno dopo, un successo, sempre in Svezia con la famosa vettura a sei ruote. Nel '77 passò nella squadra del miliardario canadese Walter Wolf: tre trionfi Argentina, Monaco per la prima volta e Canada. Poi una stagione amara, nel '78, ancora con la Wolf, che non era più competitiva e, quindi, il passaggio in Ferrari. Ormai è un pilota esperto, maturato: domenica ha disputato il suo 91" Gran Premio ed ottenuto la nona vittoria in Formula 1. «E' stata una gara difficile — dice —, non sono mai stato tranquillo. Jones non mi ha fatto paura perché correvo con un margine dì sicurezza. Quando mi sono visto Regazzoni alle spalle, invece, ho cominciato ad avere dei dubbi. Sinceramente, pensavo soltanto a finire la corsa. Ero più fiducioso quando avevo Villeneuve dietro a fare da "cuscinetto". Poi l'ho visto sparire dagli specchietti retrovisori e ho cominciato a preoccuparmi perché, con la pista sporca, la macchina era meno facile da guidare ed il minimo errore avrebbe potuto esser fatale. E' andata bene». — Essendo in testa al campionato mondiale con un buon punteggio, al termine del primo periodo, pensi di avere in tasca il 50 per cento del titolo? «Non ci voglio pensare, fino all'ultima gara. Credo che potremo vincere se non faremo errori. Ora comunque devo sedermi a tavolino e fare i conti». Alla domanda se ritiene più pericolosi i piloti delle Ligier o il compagno di squadra Villeneu¬ ve, Jody cambia discorso. Ma con quel -potremo vincere» ha fatto capire che ritiene Gilles ancora in gioco. I rapporti con il canadese non sembrano preoccuparlo molto. Parla anzi con entusiasmo della squadra. «Quando sono passato alla Ferrari — dichiara — tutti mi dicevano che avrei litigato con Mauro Forghieri. che non mi sarei trovato bene con gli italiani. Tutte previsioni sbagliate. Alla Ferrari non c'è stato nulla di tutto questo. Anzi, sinora mi sono divertito a lavorare con la gente di Maranello. Il mio rap- porto con Forghieri è ottimo. Rispetto alle precedenti squadre, ho trovato più calore, una grande professionalità e risorse tecniche enormi». — Pare che la Ferrari abbia quasi pronta una vettura con modifiche sostanziali migliore ancora della Ti... «Io ho visto soltanto dei modellini. Ad ogni modo, se stanno preparando delle novità, ci sarà qualcosa in più». — Cosa è cambiato nella tua vita, ora che ti sei trasferito a Montecarlo con moglie e figlio ed hai anche aperto un ufficio? «Ho imparato cose nuove, a confrontarmi con un'educazione differente. Credo di essere maturato parecchio. L'ufficio — conclude con una battuta — l'ho messo in piedi soltanto per contare i soldi che guadagno. La carriera di un pilota non è lunga. E io mi ritirerò non appena capirò di non rendere al cento per cento. Ora ho un contratto sino al 1980 con la Ferrari ed intendo prendermi qualche soddisfazione». Cristiano Chiavegato Le Ferrari di Monaco M . „ 312/T 312/T2 312/T4 Modello i975 1976 1979 Pilota Lauda Lauda Scheckter Motore 12 cilindri .Boxer. Ciiindrata cc 2991,8 cvgiri/min. 495 a 12.200 500 a 12.300 515 a 12.300 Telaio monoscocca Cambio trasv. in blocco unico col differenziaie Sospensioni a ruote indipendenti Passocm 251,8 250 270 Sum -51/153 151/145 170/160 Peso kg 575 579 590 Gomme Goodyear Goodyear Michelin W*6 * fri Jody Scheckter