Siderurgia, per ora c'è ottimismo (ma incombe la crisi energetica) di Renzo Villare

Siderurgia, per ora c'è ottimismo (ma incombe la crisi energetica) Intervista al presidente della Finsider, Alberto Capanna Siderurgia, per ora c'è ottimismo (ma incombe la crisi energetica) ROMA — La carenza di energia, la ristrutturazione della siderurgia europea e la riorganizzazione del settore acciai speciali sono i maggiori problemi che l'industria siderurgica italiana deve affrontare. L'orizzonte della siderurgia è offuscato dall'aumento del prezzo del rottame e dalla sua carenza e dalla stretta energetica che rischia di penalizzare pesantemente la produzione di acciaio. Il mercato nazionale, mentre denuncia una sostanziale tenuta della domanda, confermata dai dati provvisori degli ordini dei primi quattro mesi dell'anno (che. peraltro, rispetto al quarto trimestre del 1978 appaiono inferiori dello 0,7 per cento), registra però una contrazione dell'offerta dell'I per cento, più che altro legata al rinnovo del contratto. Ad Alberto Capanna, presidente della Finsider (la finanziaria dell'Ili per la siderurgia) e dell'Assider (Associazione dei produttori del settore) abbiamo rivolto alcune domande. — Quali sono i maggiori problemi dell'industria siderurgica italiana anche sul piano internazionale? «In questo momento i mag-' gioii problemi sono rappresentati dal contratto di lavoro. Perdiamo produzione, non sfruttiamo gli impianti a fondo, in un momento in cui la domanda è abbastanza vivace. Questo problema si affianca a quello annoso del finanziamento alle aziende, specie quelle a partecipazione statale. Noi ci auguriamo, nella sostanza, un intervento di tipo francese (4200 miliardi di aiuti statali. n.d\r.), ossia immediato e massiccio che potrebbe essere risolutivo poiché la siderurgia italiana non ha grossi guai strutturali. L'altro grosso problema è rappresentato dal recupero di produttività attraverso un recupero della produzione ed un miglior clima sindacale, che nel '78 già abbiamo avuto. «Dire come si inquadrino questi problemi nel contesto europeo significa soltanto sottolineare l'urgenza di una appropriata soluzione. Infatti gli altri Paesi stanno già camminando in questa direzione molto velocemente e se noi perdessimo altro tempo lo pagheremmo in concorrenza. E' noto quello che stanno facendo francesi e inglesi, meno noto, ma non meno incisivo, quello che stanno facendo i tedeschi». — Come va la domanda interna e quella estera, e quali sono le previsioni per il '79? «La domanda è vivace sia in Italia sia all'estero e quindi non produrre è veramente un doppio danno. Per il '79 il mondo siderurgico è ottimista. Ritiene che una domanda sostenuta possa proseguire per tutto il terzo trimestre: meno tranquilli per il quarto trimestre e specialmente per l'anno prossimo, poiché nessuno è in grado di preve¬ dere quali siano le ripercussioni della crisi energetica sulle politiche economiche dei vari Paesi. Per il '79 è previsto un consumo di 21 milioni di tonnellate, contro 19,3 del '78. La produzione nei primi cinque mesi è stata leggermente inferiore a quella dello stesso periodo dell'anno scorso ma se si avrà un secondo semestre sindacalmente più tranquillo, certamente il leggero scarto del primo semestre sarà recuperato. Si può quindi prevedere per il 1979 una produzione sostanzialmente eguale a quella del '78. Questo determinerà una flessione delle esportazioni e un contemporaneo aumento delle importazioni». — In che posizione si trova l'industria siderurgica nei confronti della carenza energetica e quali risparmi riuscirà ad effettuare? «L'industria siderurgica è una grande consumatrice di energia Nessun timore per il carbone, che è l'energia base negli stabilimenti a ciclo integrale. Nessun timore anche per il metano. Grossi timori, invece, per l'olio combustibile e per l'energia elettrica. Tutto è però legato alla politica energetica italiana. Fino a questo momento l'industria siderurgica non ha avuto problemi rilevanti per il rifornimento dell'olio combustibile, li ha avuti però per l'energia elettrica con interruzioni, specialmente nel Nord Italia, nello scorso inverno. Quali i rimedi? Qualcosa si può fare sia da un punto di vista di impianti (l'Assider ha dichiarato che la produzione di laminati è aumentata nel '78 sul '77 del 4 per cento, con un consumo di energia inferiore del 4 per cento), sia di sostituzione di energia, con un ritorno al carbone in quelle produzioni che tecnicamente lo consentono. Ribadisco però che il problema è nazionale e pertanto eventuali sacrifici debbono essere equamente ripartiti senza penalizzare la siderurgia». — A quale punto è il piano italiano di ristrutturazione della siderurgia rispetto agli altri grandi produttori europei? «Il piano di ristrutturazione, che per la Finsider vuol dire principalmente Bagnoli e acciai speciali, si può dire già partito per quanto riguarda lo stabilimento di Bagnoli (415 miliardi di nuovi investimenti). Per quanto riguarda gli altri Paesi, Francia e Inghilterra sono molto più avanti nei loro piani di ristrutturazione nazionale, già in avanzato corso di attuazione. Essi prevedono chiusura di stabilimenti con ripercussioni sull'occupazione ma con misure contemporanee per rendere meno drammatiche le conseguenze sociali; provvedimenti finanziari per dare una struttura economica più solida alle aziende. ■In Italia i provvedimenti di ristrutturazione non avranno ripercussioni sull'occupazione poiché la struttura dell'industria siderurgica si presenta fondamentalmente equilibrata. Invece la necessità finanziaria è molto acuta dato che gli investimenti effettuati negli anni recenti hanno determinato un forte ricorso all'indebitamento, reso oggi più oneroso dagli altissimi tassi di interesse». — A che punto è l'impianto di Bandar Abbas, dopo gli avvenimenti in Iran? •Bandar Abbas non è chiuso. Stiamo trattando e abbiamo fondate speranze che, essendo un impianto tecnicamente all'avanguardia, di cui l'Iran ha certamente bisogno, queste trattative si concludano con reciproca soddisfazione. Una nostra missione partirà per l'Iran nei prossimi giorni». — Qual è la situazione italiana degli acciai speciali? «L'Iti ha avuto il compito di riorganizzare il settore degli acciai speciali ex Egam. In questo campo si sono chiarite le linee dì intervento per poter dare maggiore solidità al settore. La riorganizzazione, comunque, verrà fatta anche tenendo conto del peso delle aziende private in questo settore, soprattutto Teksid e Falk. Il principio conduttore è quello che ha sempre guidato la Finsider, cioè specializzazione produttiva per stabilimenti». — Ci sono le elezioni europee. Lei è uomo europeo da oltre trent'anni. Cosa si aspetta dalle prossime elezioni europee? La necessità di una coordinazione più stretta della legislazione economica e sociale tra i vari Paesi non può sfuggire a nessuno. Questo obiettivo dovrebbe essere raggiunto più facilmente attraverso l'elezione del Parlamento europeo. Inoltre il raggiungimento di questi obiettivi determinerà un ulteriore sviluppo sociale, culturale ed economico per la società civile europea». Renzo Villare

Persone citate: Alberto Capanna, Alberto Capanna Siderurgia, Bandar Abbas, Falk

Luoghi citati: Francia, Inghilterra, Iran, Italia, Nord Italia, Roma