Sono controllati i telefoni dei difensori degli autonomi? di Giuliano Marchesini

Sono controllati i telefoni dei difensori degli autonomi? Conferenza stampa degli avvocati a Padova Sono controllati i telefoni dei difensori degli autonomi? L'aw. Cappelli: «Ne abbiamo la certezza» - Proteste per la procedura dell'inchiesta: «Prima gli arresti, poi la ricerca delle prove» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PADOVA — Due avvocati del collegio nazionale di difesa degli autonomi arrestati a Padova denunciano di essere sottoposti ad intercettazioni telefoniche: sono Giovanni Cappelli e Beniamino Del Mercato, che ieri hanno tenuto una conferenza stampa per illustrare la memoria difensiva presentata nei giorni scorsi all'ufficio Istruzione. L'inquietante dichiarazione dei legali degli esponenti di Autonomia viene nel mezzo del colloquio con i giornalisti. «Noi abbiamo la certezza — dice Cappelli —che i nostri telefoni sono sotto controllo». C'è un momento di sorpresa. Poi l'avvocato ribadisce: «Vi assicuro che è così: ne abbiamo la conferma». Durante questa conferenza stampa, i difensori attaccano a fondo l'istruttoria, le contestazioni finora mosse agli imputati: «Diamo un giudizio complessivo — dice Del Mercato — su quest'ultima fase dell'inchiesta. Abbiamo sempre contestato il modo in cui sono stati condotti gli interrogatori, spezzettati, con una quantità di riserve, praticamente con l'inversione dei sistemi dell'accusa. E più il tempo passa, più le nostre istanze sono legittimate». Illegittime, secondo il legale, sono le prese di posizione della magistratura. «Prima si è proceduto agli arresti — osserva Del Mercato — poi si è andati alla ricerca di eventuali prove. E la situazione è andata aggravandosi per la continua attività dei giudici. Si affastellano fatti nuovi, si registrano uscite allarmistiche esterne al procedimento». Il difensore parla anche di sfruttamento «di quest'ultima tornata elettorale». Aggiunge: «Noi invochiamo un confronto all'interno dell'istruttoria: che gli imputati siano messi di fronte ai testimoni». La polemica degli avvocati investe anche la divisione dell'inchiesta in due tronconi, quello di competenza dei giudici romani e quello rimasto a Padova. Nei prossimi giorni, il capo dell'Ufficio Istruzione padovano dovrebbe andare a Roma, forse per ascoltare Toni Negri. «A quale titolo — dice l'aw. Cappelli — il magistrato di Padova può andare ad interrogare Negri? Insomma, c'è un intreccio di posizioni: questa è una fase processuale assurda, che in sostanza non consente a noi di verificare nulla». La memoria difensiva presentata dagli avvocati si compone di tre capitoli, contiene una lunga serie di critiche ai modi in cui è stata condotta l'inchiesta, alle conclusioni cui è pervenuto il sostituto procuratore della Repubblica, Pietro Calogero. «Noi crediamo — afferma l'aw. Cappelli — che si sia praticamente ribaltato il principio morale della ricerca della verità». Il legale sostiene che l'ipotesi formulata da Calogero è identica a quella dell'istruttoria che lo stesso pubblico ministero portò avanti due anni fa a carico di un gruppo di autonomi padovani, molti dei quali furono poi prosciolti dal giudice istruttore Palombarini. «Non è cambiato niente — insiste il difensore —. Calogero ha cercato qualche pezzo di carta in più, a conforto della sua filosofia generale. Qui si parte dall'ipotesi che dei professori della facoltà di Scienze politiche siano dirigenti dell'Autonomia. Ma temo che andremo avanti in una totale mancanza di comprensione dei fatti». I due membri del collegio nazionale di difesa contestano, duramente, il sistema di allargare le indagini. E gli interrogatori, osservano, sono impostati sulla esibizione di documenti. «Afa noi — dice Cappelli — non siamo assolutamente in grado di valutare queste carte. Noi non conosciamo niente». Giuliano Marchesini

Luoghi citati: Padova, Roma