Grande festa dei socialisti a Parigi con i leader di tutti i 14 ps europei di Paolo Patruno
Grande festa dei socialisti a Parigi con i leader di tutti i 14 ps europei Meeting in comune ieri sera nei giardini del Trocadero Grande festa dei socialisti a Parigi con i leader di tutti i 14 ps europei DAL NOSTRO CORRISPONDENTE. PARIGI — I socialisti europei hanno conquistato il centro di Parigi e ieri sera si sono installati a migliaia nei giardini del Trocadero, tra i> Champs de Mars e sotto la Tour Eiffel, per concludere festosamente «la primavera dell'Europa socialista». Lo slogan rispecchia appieno la natura insieme festosa e politica che l'unione dei partiti socialisti della Comunità, ha voluto dare a questo meeting in comune. Non ci sono state defezioni ieri a Parigi, tutti i leaders dei 14 partiti socialisti, socialdemocratici e laboristi dei nove Paesi membri della Cee (oltre ai rappresentanti dei due «candidati» all'adesione, Spagna e Portogallo) sono comparsi insieme al Trocadero. C'erano Brandt e Mitterrand, che hanno rivolto l'ultimo invito elettorale a votare socialista, c'erano Callaghan, Craxi. Jorgensen, Longo, Soares, Den Uyl, Cools e gli altri dirigenti socialisti d'Irlanda, Lussemburgo e Spagna (Carvajal ha sostituito Felipe Gonzalez). Naturalmente la scelta del luogo è stata dettata da evidenti e suggestivi precedenti storici: era nei Champs de Mars che si svolgevano le feste sotto la Rivoluzione, è stato ai piedi del Palazzo di Chaillot che fu proclamata nel '48 la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. E nello stesso scenario, ieri sera hanno parlato Mitterrand e Brandt inneggiando all' «Europa socialista», inframmezzando l'attualità politica alla musica di Berlioz suonata dall'orchestra sinfonica di Londra, ai canti rivoluzionari intonati da Melina Mercouri, ai fuochi d'artificio riflessi sulla Senna. Certo l'occasione non era la più adatta per un dibattito ideologico, e gli oratori si sono accontentati di rammentare ai prossimi elettori i motivi della «scelta socialista». Mitterrand ha ricordato l'accordo che accomuna tutti i socialisti europei «per ridurre le ineguaglianze e le lotte di classe, per combattere contro il grande capitale e le multinazionali», non trascurando ovviamente di ricordare ai francesi, così sensibilizzati agli interessi nazionali dalla campagna «sciovinista» di comunisti e neo-gollisti, che il partito socialista sarà anche «un difensore accanito degli interessi nazionali nell'Europa di sinistra che noi vogliamo costruire». Più interessante, sotto il profilo politico, è risultato il dibattito nella conferenza-stampa tenutasi in precedenza in un grande cinema presso l'Arco di Trionfo. Sono allora affiorate difatti quelle diverse valutazioni tra 1 vari partiti che sono invece coperte dal comune richiamo all'.Europa socialista». Cosi Willy Brandt ha continuato a lasciare spalancata la porta all'ingresso di Spagna, Grecia e Portogallo, che Mitterrand non nega in linea di principio ma subordina alla stretta sal- vaguardia degli interessi dei' lavoratori e degli agricoltori francesi. E ancora Brandt si è dichiarato favorevole ad «affrontare problemi di aggiustaménto nella Comunità, nel settore agricolo e in altri». Accanto al tema della sovrannazionalità e dell'ampliamento dei poteri della prossima assemblea affiorato attraverso, interventi di, Brandt e Mitterrand, e che ha trovato solleciti alleati in Callaghan e nel premier danese' Jorgensen, la conferenza stampa ha fatto trasparire anche la difficoltà d'un approccio comune dei partiti socialisti nei confronti dei comunisti davanti ai «segnali» d'apertura lanciati da Berlinguer. Callaghan ha replicato schiettamente affermando: «Non vedo come potremo collaborare con i partiti comurtisti». Mitterrand ha sottolineato poi tutto quello che se-, para a livello politico il pei dal pcf e ha detto scherzando che se Berlinguer fosse francese, Marchais gli «tirerebbe le orecchie». Craxi, infine, ha dato su questo argomento una risposta più articolata. «Spero che a livello comunitario ci possano essere convergenze fra comunisti e socialisti davanti al fronte dei conservatori — ha affermato il leader del psi — ma il problema resta quello di vedere come farà Berlinguer a modificare l'atteggiamento del pcf». Sul piano interno, Craxi ha aggiunto che «il pei è un partito leninista all'italiana», diagnosticando cioè «una marcata diversità fra la pratica e la teoria». Ma fatta questa riserva, Craxi ha affermato che ritiene ci sia «una possibilità di trovare un terreno d'intesa con il pei». Ma ieri le elezioni italiane non erano l'argomento principale per gli altri leaders socialisti europei. Paolo Patruno
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