Programmare insieme sviluppo ed energia

Programmare insieme sviluppo ed energia Programmare insieme sviluppo ed energia Olivetti, pri: «Una politica per le sacche di sottosviluppo» - Lega, de: «Normalizzazione dei consumi energetici» - Cardinali, psdi: «Far diventare europei i problemi italiani, come fece Cavour» TORINO — C'è grande speranza nel Parlamento europeo per uno sviluppo più armonico dell'Europa. Uno svi-' luppo derivante anche dalla maggiore forza che. unita, l'Europa avrà sul mercato internazionale e verso i Paesi fornitori di materie prime. Roberto Olivetti, candidato all'Europa nelle liste repubblicane, ha in questa materia una competenza specifica che gli deriva anche dalla sua attuale mansione: è direttore generale della Finanziaria meridionale. Dice: «Il Parlamento europeo dovrà avere l'autorità morale e l'ascendente per affrontare i problemi creati dalla civiltà industriale e che le singole nazioni non sono più. in grado di risolvere». Il socialdemocratico Giulio Cardinali ha un richiamo storico per quanto ci riguarda direttamente: «Per risolvere i nostri problemi dovremo fare, col Parlamento europeo, quel' che ha fatto Cavour con la guerra di Crimea: rendere europei i problemi italiani». Olivetti indica questi problemi europei: «Energia; politica industriale verso i Paesi emergenti fornitori di materie prime; politica verso le sacche di sottosviluppo; controllo non solo della moneta, ma del costo del lavoro, dell'orario di lavoro, della sanità e di tutte le altre grandezze che concorrono al processo inflattivo». Energia non è solo elettricità. Prendiamo il petrolio. Interviene Silvio Lega, candidato democristiano: «L'Europa unita potrà trattare con i singoli Paesi fornitori con maggior forza di quanto non possano fare ora i singoli Paesi». Ma non basta contrattare, bisogna anche saper prevedere. Prosegue: «Non dimentichiamo che l'Euratom è nato un anno dopo la crisi di Suez. Si comprese che bastava accadesse qualcosa nei Paesi fornitori di petrolio e il mondo industriale sarebbe entrato in crisi». L'Euratom, nato con buona volontà, si bloccò presto. «La causa, —dice Lega — è che si dedicò solo allo studio dell'energia alternativa, mentre avrebbe dovuto preoccuparsi anche della normalizzazione dei consumi e della distribuzione». E' una tesi condivisa da Cardinali che propone al Parlamento europeo di costituire' un Direttorio dell'energia, con poteri sovrannazionali. Rimane comunque il fatto della necessità di trattare con i Paesi fornitori i quali non si accontentano più dei dollari, pur aumentando di continuo i' prezzi; chiedono tecnologia, perché sanno che quando si esauriranno i pozzi anche il loro sviluppo si bloccherà, se non avranno pensato in tempo a darsi un moderno assetto produttivo. «Noi abbiamo la possibilità di fornire questa tecnologia -* dice Lega — ma soltanto se saremo uniti nell'Europa avremo la forza di battere, in questa gara, gli altri Paesi concorrenti». Roberto Olivetti estende il problema: «Tutti i Paesi emergenti chiedono tecnologie avanzate in pagamento delle materie prime di cui noi abbiamo bisogno. Faccio un solo esempio. Il Camerun che ci fornisce legname, non intende più venderlo al solo valore del grezzo. Vuole ricavarci anche un "valore aggiunto", vuole cioè fornirlo già con un certo grado di lavorazione eseguito sul posto. E allora chiede in pagamento tecnologie avanzate, nel caso specifico segherie». Siamo cosi tornati al problema dello sviluppo industriale che ha bisogno si di energia, ma anche di molte altre cose. Prendiamo per esempio le sacche di sottosviluppo che esistono anche nella sviluppata Europa. Uno degli obiettivi del Fondo regionale europeo è appunto riequilibrare gli squilibri socio-economici esistenti. Ma finora i risultati sono stati scadenti. «Guardiamo la Germania — dice Olivetti —: ha una legge che prevede agevolazioni fiscali per quelle industrie che vanno a impiantarsi in Paesi sottosviluppati del Terzo Mondo. Ma se volessero andare in una regione sottosviluppata italiana o di un altro Paese europeo, nessun beneficio». Dobbiamo proprio attendere dall'Europa tutto per risolvere i nostri problemi? «Evidentemente no» — risponde Olivetti —: «dall'Europa dobbiamo attenderci la parte europea, ma per prima cosa dobbiamo mettere ordine noi in casa nostra. Noi oggi in Italia siamo schiacciati dalla mancanza di potere e anche da una certa demagogia». Possono essere attribuite a que-st'ultima anche le famose «cattedrali nel deserto», il che significa che non si intende negare lo sviluppo industriale nel Sud, ma che fu un errore, per esempio, dimenticare completamente l'agricoltura. E fu un errore anche pensare ai grandi impianti e dimenticare la piccola e media industria. Un altro esempio di intervento interno, che spetta solo a noi: «Siamo entrati nel Sistema monetario europeo ed è stata una buona cosa, ma ora dobbiamo gestirlo». Per non esserne espulsi. Domenico Garbarhio

Persone citate: Cavour, Domenico Garbarhio, Giulio Cardinali, Olivetti, Roberto Olivetti, Silvio Lega