L'elettore di Catania tra Scelba e Sciascia di Clemente Granata

L'elettore di Catania tra Scelba e Sciascia L'elettore di Catania tra Scelba e Sciascia Nel 1972 i missini ottennero il 23 per cento - Nel 76 salì notevolmente il pei - Ora si prevede un'affermazione dei radicali DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CATANIA — Come altre città del Sud anche Catania ha un elettorato che esprime la protesta con scelte contraddittorie, talora opposte. Nel 1972 si registrò l'ascesa vertiginosa e molto inquietante del msi: primo partito della città con 56 mila voti, secondo della provincia con il 23% dietro la de (37.8%). Nel 1976 fu la volta dei comunisti passati nell'intera provincia dal 20.6 al 28%. Quanto alla de perse nei rioni popolari di Catania, ma si mantenne attorno al 40% nell'intera circorscizione che comprende anche Siracusa, Ragusa. Enna e Messina con oltre un milione di elettori. Sia il msi che il pei si presentarono come partiti moralizzatori ■■contro il malgoverno della de» e come partiti d'ordine contro l'imperversare della delinquenza comune in continuo aumento. I mazzieri neri, è vero, all'inizio degli Anni 70 compivano le loro quotidiane scorrerie per le strade di Catania, ma non è raro che l'estrema destra fomenti il disordine e si presenti nello stesso tempo garante della tranquillità e della sicurezza. Il prossimo 3 giugno dove si fermerà l'elettorato fluttuante e protestatario di Catania e della fascia sud-orientale della Sicilia? E, prima di tutto, esistono ancora gravi situazioni che possono giustificare la protesta? La questione dell'ordine pubblico rimane preoccupante; la città conta ancora quartieri disgregati con abitazioni malsane; c'è molta disoccupazione, ma il sindaco democristiano Coco (che capeggia una giunta composta anche di socialisti, repubblicani e socialdemocratici) coglie segni positivi anche in un futuro vicino. Afferma: «Abbiamo in cantiere una serie di progetti per il risanamento della città e il miglioramento dei servisi pubblici, il che avrà benefici effetti anche sull'occupazione. Esistono ì finanziamenti, siamo passati dalla fase delle enunciazioni alla fase delle attuazioni-. E aggiunge: «C'è nei quartieri una maggior partecipazione, un più alto senso di responsabilità, si coglie anche il segno di una più viva solidarietà». Come dire che dovrebbero ridursi i margini dello scontento, gli atteggiamenti forse un po' qualunquistici che determinano le forti fluttuazioni. «Magari si dirà che è una previsione interessata — commenta Coco — ma a mio avviso dovrebbe esserci un rafforzamento dell'arco del centro sinistra». Munzone, segretario del comitato comunale democristiano, puntualizza: «La de recupererà certamente nei quartieri popolari. Piuttosto è meno facile decifrare gli atteggiamenti di certe fasce della borghesia. Li forse il partito radicale può raccogliere consensi». E' impressione diffusa che i radicali siano in fase di notevole crescita. Nel 1976 non andarono oltre lo 0,9% ; ora molti si attendono risultati ben più consistenti. Non si può dire che egemonizzeranno la protesta come fecero msi e pei. ma un polo d'attrazione lo costituiranno certamente. Pannella ha riempito le piaz¬ ze di Catania e il prestigio di Sciascia è indiscusso. Il msi pare in difficoltà. Dice l'on. Enzo Tarantino, numero 2 della lista missina: «Nel '76 abbiamo avuto una fuga di voti verso la de all'insegna dell' "evitiamo il sorpasso" e verso il pei per sete di ordine e nevrosi antidemocristiana. Ma sono stati, come dìre. voti in libera uscita. Ritorneranno». Fortunatamente ha tutta l'aria di essere un'illusione. Non tanto perché democrazia nazionale (che qui presenta il segretario nazionale Cerullo) può svolgere una concreta azione di disturbo, quanto per l'indubbia, ancorché lenta, crescita democratica della città. Non ci fossero altri segnali basterebbe ricordare la notevole indifferenza con cui fu accolto Almirante quando nell'inverno scorso iniziò in Sicilia la campagna per l'eurodestra. Rimane il fatto comunque che il msi ha a Catania (15,1% nel 1976) la piazza più forte d'Italia. Il pei avverte i sintomi di una delusione piuttosto estesa nel Sud. L'on. Luigi Di Mauro sostiene però che dopo un certo sbandamento il partito è in fase di recupero. Poi passa all'attacco della de che. dice Di Mauro, al Comune di Catania «continua a fornire clamorosi esempi di malgoverno» e inoltre imposta «una campagna elettorale dai toni quarantotteschi cercando lo scontro frontale senza preoccupazioni per il futuro. Tante vero che rilancia in modo deciso Sceiba». Sceiba. 78 anni, è candidato al Senato nel collegio di Caltagirone e al Parlamento europeo per la Sicilia e la Sardegna. «E' la nostra bandiera — dicono di lui alla de — la gente vede in Sceiba l'uomo che dà affidamento e sicurezza, specie in momenti delicati per l'ordine pubblico», nelle piazze della Sicilia l'anziano Leader democristiano suscita entusiasmi. Incertezze anche negli altri partiti. Ci sono molte incognite sui socialisti, i socialdemocratici devono rinunciare a Lupis. ormai ultraottantenne; i liberali che presentano Bucalossi cercano un rilancio almeno parziale, mentre l'on. Bandiera è chiamato al difficile compito di raccogliere l'eredità di Ugo La Malfa'che nella circoscrizione di Catania era il capolista del partito repubblicano e raccoglieva ampi consensi. Clemente Granata