Al Giro è il turno di un sudafricano di Luciano Curino

Al Giro è il turno di un sudafricano A Pesaro lo sconosciuto Van Heerden vincitore a sorpresa Al Giro è il turno di un sudafricano DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PESARO — Vince un sudafricano che nessuno conosce. Si chiama Alan Van Heerden. ha 24 anni, corre nella squadra francese. Gli danno dei gladioli, il mazzo di fiori che si offre al vincitore. Guarda il lungo mazzo sorpreso, un po' sospettoso, poi se lo mette «spallarm», come fosse un fucile. Sarà che non ha mai ricevuto il mazzo di fiori del vincitore, non sa cosa si deve fare in questi casi. E' stordito. E' felice, sta vivendo nelle nuvole del sogno. Erano in molti, ieri, a pronosticare la vittoria di Paolini. Perché è mite, gentile, tutti gli vogliono bene. Perché è di Pesaro e ad aspettarlo all'arrivo ci sarebbero stati il bimbo e la moglie. Perché una sua vittoria non minaccia nessuno. Enrico Paolini ha vinto parecchio ed è stato due volte campione d'Italia. Ora è piuttosto avanti negli anni e questa, nella sua Pesaro e in famiglia, sarebbe forse stata la sua ultima importante vittoria. Alla partenza nessuno aveva detto «mettiamoci d'accordo e lasciamo vincere Paolini». Ma sembrava che tutti pensassero la stessa cosa: sarebbe bello che Paolini arrivasse primo, con la moglie e il figlio che lo aspettano. Sembrava che la corsa andasse avanti come se ci fosse questo tacito patto, e tutti avevano la sensazione che quella fosse la loro giornata della bontà. Spirava fragranza di favola. Di tanto in tanto, fughe di breve durata. Non accadeva nulla di importante e sembrava proprio la giornata di Paolini. Dopo 185 chilometri, a Jesi, si sono portati in testa sette uomini e Paolini era con loro. Poi altri sette si sono aggiunti al gruppetto. Ma a quindici chilometri da Pesaro Van Heerden ha allungato. Non conoscendolo, forse nessuno gli aveva fatto capire che sarebbe stato molto bello se questa fosse stata la tappa di Paolini. Comunque, il sudafricano è partito e dietro lui sono scattati Santimaria, Amadori Maccali e Bertacco, e lo hanno raggiunto. A questo punto la favola era finita, restava il giro con le sue leggi. I quattro italiani a gareggiare tra di loro, ognuno in cerca di gloria. Il sudafricano li lasciava fare. Stava tranquillo, non lavorava, vivacchiava sulle loro ruote. I quattro non si preoccupavano di lui, non sapevano chi fosse: si è mai visto un sudafricano vincere una tappa? Lo ignoravano e, con furbizia da faina. Van Heerden faceva il meno possibile per farsi notare. E' arrivato sul lungo rettilineo del lungomare che era il più fresco e, ai 200 metri, ha> facilmente infilato i quattro italiani che non avevano più abbastanza fiato e gambe per prenderlo. Ha vinto il gregario della squadra francese che era partita con due capitani: Theve net e Laurent. Ma il capitano è adesso uno solo, ed è Laurent. Bernard Thevenet, due volte vincitore del Tour, rovinato dal cortisone, venuto in Italia alla ricerca della salute perduta, è ormai malinconicamente tagliato fuori. Michel Laurent. 26 anni, eterna promessa, è quarto in classifica, a 59 secondi dalla maglia rosa. Dice: «Se il giro è facile, bene. Sono un medio scalatore e nelle cronometro, se sono in giornata buona, resto vicinissimo ai migliori. Nella tappa di ieri Moser, Saronni, Knudsen e anche Laurent sono rimasti tranquilli, senza stuzzicarsi. Stavano nel profondo ventre del gruppo, al sicuro e ben protetti dai gregari, pensando alla tappa di oggi. La cronometro Rimini-San Marino di 28 chilometri. Metà percorso pianeggiante, poi la salita del monte Titano. Nelle crono, finora, Saronni le ha prese da Moser. Ma erano in pianura e con un poco di pavé. Oggi, niente pavé e una rampa lunga 14 chilometri. Sarà la volta di Saronni? Moser non dice né si. né no. Dice: «Ne riparleremo lassù, a San Marino-. Luciano Curino VISTO DA GINO BARTALI

Luoghi citati: Italia, Jesi, Pesaro, Rimini, San Marino