Arcari ha pianto lasciando la boxe
Arcari ha pianto lasciando la boxe L'annuncio ieri a Genova Arcari ha pianto lasciando la boxe GENOVA — Bruno Arcari ieri ha pianto. Non lo aveva mai fatto neppure quando — nei due soli incontri persi in quindici anni di carriera professionistica — aveva dovuto, perché sanguinante, ritirarsi di fronte ad un avversario piti debole di lui. -E' stata una cosa meravigliosa-, cosi Bruno ha concluso con le lacrime agli occhi, il suo discorso di addio alla boxe, circondato da oltre cento amici. Arcari lascia il ring ma non il mondo del pugilato. Lo rivedremo presto infatti in televisione commentare un programma di una trentina di puntate sui piti significativi combattimenti nella storia della boxe dal 1904 ad oggi. Il «revival pugilistico», acquistato da 52 televisioni private, inìzierà a settembre. —Nel pugilato lasci un erede, «Mio figlio, che ha cinque anni..- ha risposto Arcari sorridendo e lasciando intendere che oggi non c'è purtroppo nessun pugile che possieda le sue doti tecniche e di aggressività. — Nei tuoi quindici anni di attività quanti pugni pensi di aver portato a segno? • Messi sopra ad una bilancia penso saranno decine di tonnellate. Tradotti in numeri si contano sem'altro a migliaia. Forse milioni. Può darsi sia un record anche questo-. Arcari ha precisato inoltre d'essre convinto di aver dato più pugni di qualunque altro pugile nel corso della sua carriera, considerata la sua tecnica di combattimento. —Il momento più bello? • Quando a Vienna nel 1968 lio battuto Orsolics e sono diventato campione d'Europa. E' stato magnifico perché gli italiani non credevano ancora in me-. -Ad ogni modo la palestra non l'abbandono ancora — ha concluso Arcari — ancora ieri mi sono allenato. Per il momento mi limito a dare consigli ai giovani die si allenano con me. Poi vedremo. Certo vorrei che i giovani si avvicinassero più numerosi e con più entusiasmo al pugilato: è un meraviglioso sport e non è violento se è combattuto lealmente. Le trasmissioni televisive le ho fatte anche spinto da questa convinzione-. Bruno Arcari, che ha ora 37 anni, essendo nato ad Atina (Frosinone) nel 1942. lascia la boxe senza problemi economici, perché ha investito i suoi guadagni in un'avviatissima stazione di servizio sull'autostrada presso Sestri Levante. Bruno, sposato e padre di due figli (Monica di sei anni e Roberto di cinque) aveva esordito al professionismo nel 1964 dopo un brillante passato dilettantistico che solo per una ferita al sopracciglio — il vero tallone d'Achille in tutta la sua carriera — non si era conclusa con una medaglia d'oro alle Olimpiadi di Tokio. Da professionista, Arcari è stato campione d'Italia dei superleggeri, poi campione d'Europa della stessa categoria dal 1968 ed infine campione del mondo, sempre fra i superleggeri o welters junior, dal gennaio 1970. Come campione del mondo Arcari ha difeso il titolo nove volte, lasciando il suo primato imbattuto, come aveva già fatto da campione d'Europa e da campione d'Italia. Nella storia della boxe è l'unico pugile italiano che si sia ritirato dallo sport attivo senza perdere mai un match in difesa del suo titolo. Per questo, ma non solo per questo, il pugilato dice «grazie» a Bruno Arcari. g. b.
Persone citate: Arcari, Bruno Arcari
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