Foscolo, il primo critico

Foscolo, il primo critico Costruita con i suoi scritti una «Storia della letteratura» Foscolo, il primo critico Ugo Foscolo: «Storia della letteratura italiana». Saggi raccolti e ordinati da Mario Alighiero Manacorda, ed. Einaudi, pag. XXX-459. lire 8000. Non si creda, a leggere il nome dell'autore, Ugo Foscolo, e il titolo dell'opera. Storia della letteratura italiana, alla scoperta e alla pubblicazione di un abbastanza sensazionale inedito nell'occasione, per di più. delle celebrazioni del centenario foscoliano. Ci troviamo, in realtà, di fronte a un montaggio. Il curatore, che è Mario Alighiero Manacorda, non soltanto ha riunito nel volume pagine che il Foscolo ha dedicato sia alla teorìa, sia ai problemi generali, sia alla funzione della letteratura, sia ad autori p a periodi della nostra storia letteraria, ma le ha anche disposte secondo una linea cronologica dal Duecento fino al primo Ottocento, come appunto conviene a una storia della letteratura, le ha adattate, ha cucito insieme scritti diversi e disparati, ha anche eliminato ripetizioni e digressioni, naturali in saggi composti in periodi diversi e con diverse destinazioni. Insomma, non senza l'intento di rendere più agevolmente leggibile il Foscolo critico, il curatore ha compiuto una vera e propria opera di redazione e di costruzione del libro che, come effettiva opera foscoliana, non esiste affatto, neppure implicitamente, nelle intenzioni del Foscolo. Per di più. tagliando, ritagliando, acconciando, montando le pagine foscoliane, il Manacorda finisce a dare delle idee della letteratura e della critica del Foscolo un'immagine alquanto infedele. Impone, cioè, un'inesistente organicità e sistematicità al tipico procedere foscoliano per scorci, illuminazioni, intuizioni, proposte, anche vivacemente polemiche: ma >pezza anche la continuità di pagine che hanno il loro si- gnificato invece nello sforzo di disegnare rapide ed essen-, ziali sintesi di carattere storico e teorico. Questa Storia della letteratura italiana, indebitamente pubblicata col nome del Foscolo, è un'opera sbagliata: il che non toglie che possa essere ugualmente utile per leggere di seguito, sia pure con tutte le cautele viste le manipolazioni del curatore, il Foscolo critico (sia pure in parte soltanto) e verificare se il giudizio diffuso sulla sua posizione di primo grande critico italiano moderno prima del De Sanctis sia esatto. E' da dire che la scelta del Manacorda si è esercitata soprattutto sui saggi del periodo inglese, e ha al centro le Epoche della lingua italiana, cioè il testo effettivamente steso dal Foscolo delle lezioni da lui tenute dal 5 maggio al 24 giugno 1823 in un teatro londinese (e non a Oxford, come avrebbe sperato), e ha, per di più, eliminato le pagine più specificamente filologiche. Ma è ugualmente possibile vedere come il Foscolo sia molto maggior teorico della lingua e della letteratura che critico, e anche miglior moralista e polemista che lettore dei testi. Il fatto è che il Foscolo si libera davvero dall'idea retorica della letteratura come bello scrivere e ornamento e fedeltà alle regole per arrivare non soltanto a una visione storica dell'origine e degli sviluppi del fatto letterario a se conda delle diverse condizioni dell'uomo e della società: ma anche a una concezione particolarmente acuta delle ragioni della necessità della letteratura come da sempre e per sempre «ministra delle immegini, degli affetti e della ragione dell'uomo-. Al tempo stesso, contro ogni purismo della lingua, il Foscolo molto modernamente disegna, nelle lezioni londinesi, una vera e propria storia della lingua italiana (più che una storia della letteratura), posta in rappor¬ to con la situazione della società che via via l'ha parlata e la parla. Quando, poi. il Foscolo si rivolge a parlare di autori e poeti della nostra letteratura, allora viene per lo più fuori il moralista, con un gusto vivace e acutissimo della sentenza (che. per gli avversari, diviene secco giudizio liquidatorio. come si può vedere nei confronto del Tiraboschi). Il moralismo liquida, coerentemente, la letteratura barocca ma anche i contemporanei, come il Manzoni, o iniziative come quelle del «Conciliatore» e dell'«Antologia»: e. se il Parini. poeta civile, e coerentemente esaltato, stupiscono, invece, le molte riserve nei confronti dell'Alfieri. Il Foscolo valuta con molto favore le idee del Cesarotti sulla lingua come perpetuamente in divenire, a seconda delle esigenze dei parlanti, testimonia molta simpatia per il Baretti, ma nei confronti del Boccaccio mostra una rigida chiusura moralistica (che è espressa anche nelle Grazie). Insomma, i giudizi critici dimostrano nel Foscolo più il teorico della funzione civilizzatrice e sociale della letteratura che il curioso esploratore dei testi e dei loro significati. Sono più una scelta di vita e di posizioni etiche che l'esito di una lettura disponibile e aperta: più l'occasione per esporre le proprie posizioni che la descrizione di opere e autori. In questo senso, Ugo Foscolo è davvero all'inizio di una tradizione critica che avrà nel De Sanctis la sua più nota espressione: grandissima certo, a considerarla, come è necessario, come una fondamentale esperienza morale e creativa, qual è. appunto, la critica, ma a patto, invece, di leggere poi i giudizi nella prospettiva storica che è loro propria, cioè legati a esigenze e gusti ben determinati e datati. G. Bàrberi Squarotti

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