Uno sconosciuto erede per il famoso Trudeau

Uno sconosciuto erede per il famoso Trudeau Chi è il nuovo premier canadese Clark Uno sconosciuto erede per il famoso Trudeau DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — In un albergo di montagna a Jasper, nella provincia di Alberta, il nuovo premier canadese Joe Clark sta preparando il primo governo conservatore dal '64. Eletto martedì con 136 seggi alla Camera su un totale di 282, ha annunciato che non intende formare coalizioni con i partiti minori. Prima che sulla scena nazionale (si presenterà al Parlamento solo a settembre) esordirà su quella mondiale, al vertice delle sette grandi potenze dell'economia a Tokyo di fine giugno. Il governatore del Canada, rappresentante della regina Elisabetta d'Inghilterra, attende le dimissioni di Trudeau, il leader liberale che ha retto il Paese per undici anni consecutivi, e l'insediamento formale del suo successore in questo weekend. L'umore dei canadesi, tre giorni dopo la sconfitta del loro capo carismatico, dovuta in parte alle bizzarrie della moglie Margaret, è paragonabile a quello degli americani nel '76, quando Carter fu eletto presidente. Joe who ? cioè Chi?, come ven ne def inito durante la capagna elettorale, è poco conosciuto. Di lui si sa che è il più giovane premier della storia del Paese (compirà quarant'anni il 5 giugno prossimo) e che tentò invano di entrare al Parlamento nel 1970, riuscendoci invece nel '72. Fu assunto come segretario dall'allora capo del partito conservatore, Stanfield, al quale subentrò dopo le sue dimissioni nel '75. Anche la vita privata di Clark è circondata dal riserbo. Si è sposato una decina di anni fa con una compagna di studi, Maureen McTeen, oggi ventisettenne, che gli ha dato una bambina. La moglie è avvocato e femminista, ma per lui ha trascurato le sue idee e la carriera. Clark non beve alcolici, predilige la campagna (è nato in una cittadina di provincia di Alberta), legge romanzi classici e va a messa tutte le domeniche. Dal padre, proprietario e direttore di un piccolo settimanale, ha ereditato la passione per il giornalismo. E' alto, impacciato, pronto al sorriso, modesto e giovanile. Clark è destinato al fallimento? Non ha certo l'esperienza gestionale di Carter, che proveniva da un decennio di legislatura e governatorato, e nella campagna elettorale è stato così vago da esporsi ad accuse di qualunquismo e impreparazione, ma possiede un acume politico straordinario. La sua rete di «clienti» nazionali è senza pari, e la sua battaglia contro Trudeau è stata un capolavoro tattico. Come ha detto il suo predecessore Stanfield, «sarebbe uno sbaglio darlo per spacciato: è un autentico cavallo di razza». Clark ha trovato i conservatori disuniti e scoraggiati, e li ha portati al trionfo. I problemi che si presentano al giovane premier, dal punto di vista interno, sono però assai più gravi di quelli di Carter nel '76. Il Canada è uscito dalle elezioni spaccato in due: il Quebec froncofono, cattolico, liberale, vecchio, meno agiato da una parte, e le province di cultura anglosassone, protestanti, conservatrici, giovani e ricche dall'altra. Tenuto sotto controllo da Trudeau, il separatismo ha subito rialzato la testa, e Levesque, il tribuno dei francocanadesi, ha già pronto un referendum per la secessione e l'autonomia, la primavera prossima. Per questo Clark ha rivolto alla nazione un appello all'unità, e proposto agli altri partiti consultazioni permanenti, dicendosi persino pronto ad accogliere nel suo gabinetto singoli deputati liberali. Dai pochi accenni fatti, il giovane Clark seguirà la classica dottrina tory come Margaret Thatcher, della quale è un grande ammiratore. In politica estera si propone di rafforzare i legami con gli Stati Uniti, la presenza canadese nella Nato e la posizione di Israele in Medio Oriente. In politica interna cercherà di ripristinare la pena di morte, di ampliare i poteri della polizia, e forse di limitare il diritto di sciopero. Ma il suo asso nella manica, ha lasciato capire, sarà l'economia. Il neo premier canadese crede nel capitalismo: pensa di indurre i cittadini e le aziende a risparmiare energia con incentivi fiscali, di rilanciare la produzione industriale e far diminuire la disoccupazione con la libera concorrenza, proibendo interventi statali; di contenere l'inflazione azzerando il deficit di bilancio e riprivatizzando alcune industrie statali. E' un programma allettante per la borghesia agiata, non per la grande massa elettorale. E proprio l'impostazione conservatrice, non il qualunquismo, potrebbe costare cara a Clark. A causa dello squilibrato sistema di ripartizione dei seggi per provìncia, il voto di martedì ha infatti nascosto una realtà ammonitrice: che il quaranta per cento dei canadesi, nonostante tutto, si è pronunciato per i liberali di Trudeau, contro il 36 per cento per Clark. Molti osservatori prevedono in tali condizioni che entro due anni il giovane premier dovrà ripresentarsì alle urne. e. c. Il nuovo premier Joe Clark

Luoghi citati: Canada, Inghilterra, Israele, Medio Oriente, New York, Stati Uniti, Tokyo