Dovrà nascere il 10 giugno il libero cittadino europeo di Enzo Bettiza

Dovrà nascere il 10 giugno il libero cittadino europeo ELEZIONI EUROPA Difesa dei diritti civili Dovrà nascere il 10 giugno il libero cittadino europeo Sui diritti civili parlano due giornalisti candidati: Enzo Bettiza (pli) e Jiri Pelikan (socialista) - Necessaria una politica verso l'Est ma «ci sono altri Paesi, dice Bettiza, che calpestano i diritti» TORINO — Due giornalisti partecipano alle elezioni europee: Jiri Pelikan, secondo nome della lista socialista, e Enzo Bettiza, capolista del pli. A descrivere Pelikan basta l'espressione «Primavera di Praga». E' il 1968: la sua posizione contro l'intervento sovietico lo priva della cittadinanza, lo fa espellere dal partito, cacciare dal posto di direttore della radiotelevisione cecoslovacca. Ottiene asilo politico in Italia e ne diventa cittadino. «Ma mi sento soprattutto cittadino europeo» dice: un cittadino occidentale che conosce bene i misteri dell'altra parte del continente. Anche Bettiza. senatore italiano, membro dell'attuale Parlamento europeo, conosce bene l'altra faccia dell'Europa. Parliamone dunque. —Che cosa può fare l'Europa unita, che cosa può fare il Parlamento eletto per am- pliare la comunità non solo nel senso noto di Spagna, Portogallo, Grecia, ma anche verso Est? Risponde Pelikan: «Se l'Europa dei 9 e domani dei 12 si stabilizza come entità non solo economica, ma politica, può diventare un forte polo d'attrazione anche per altri Paesi europei». Insiste su un concetto al quale ha dedicato la sua vita: «Non può esserci vera democrazia in una parte dell'Europa se nell'altra i diritti civili vengono calpestati». Bettiza: «E' un problema che si può risolvere solo con una Ostpolitik in tono minore. Quella della socialdemocrazia tedesca è in tono maggiore, volta soltanto verso Mosca. Bisogna indirizzarla verso gli altri paesi, colloquiare con Jugoslavia, Romania, Ungheria». Aggiunge Pelikan: «Sono Paesi, compresa la Polonia, molto diversi dalla tradizione culturale russa: per loro quindi il parlamento eletto può rappresentare la grande speranza di uscire dal blocco nel quale li costringe la bipolarità del mondo». — Torniamo ai diritti civili. L'impegno dell'Europa per far rispettare la dichiarazione di Helsinki? Pelikan: «Secondo me è un compito fondamentale. Ho già detto che non ci può essere democrazia a metà: aggiungo j che è ottima cosa la collaborazione economica; ma essa non i deve essere pagata con il si| lenzio sulla soppressione delle libertà». L'Europa deve avere il coraggio di denunciarle. Bettiza: «La grande questione dei diritti civili è un argomento che viene sovente discusso nell'attuale Parlamento. E per di più è un argomento che campeggia nel programma liberaldemocratico, gruppo al quale aderiscono i partiti liberale e repubblicano del nostro Paese». Come già Susanna Agnelli, anche Bettiza si rifa all'attuale Corte di giustizia, che ha sede a Bru xelles e che è in grado di di fendere qualsiasi cittadino .contro lo stesso suo Stato di appartenenza; ma non è conosciuta. Prosegue: «Ma quando par- liamo di diritti civili non dobbiamo limitarci all'Est europeo. Ci sono altri Paesi con i quali l'Europa ha rapporti commerciali, che calpestano questi diritti». La Cee ha infatti stipulato con Paesi dell'Africa, dell'Asia, dei Caraibi, il Trattato di Lomé. Non sempre in questi Paesi i diritti dell'uomo sono rispettati. Torniamo all'Europa, ai suoi problemi. «Quando arrivo in Germania o in Belgio — dice Pelikan — il mio passaporto italiano viene guardato con diffidenza. C'è sempre il sospetto che l'italiano vada in cerca di lavoro. Ma il lavoratore straniero non è, in un Paese non suo, un cittadino di seconda categoria, è un cittadino e basta. Se vogliamo, possiamo aggiungere: è un' cittadino europeo». — Riuscirà il Parlamento a risolvere anche questo problema? Pelikan: «Deve risolverlo. Ma è essenziale che abbia maggiori poteri». Bettiza: «Non bisogna dar troppo credito a chi riduce il ruolo del Parlamento a funzioni puramente consultive. I comunisti, per esempio, lo presentano così. Ma il fatto stesso che il Parlamento europeo si faccia da sé l'ordine del giorno delle sedute, approvi il bilancio delle Comunità, possa mettere in crisi la Commissione delle Comunità, dimostra che proprio senza poteri nonè"- d».garb..