A Trieste i partiti cercano la rivincita su melone e pr di Alfredo Venturi

A Trieste i partiti cercano la rivincita su melone e pr ELEZIONI ITALIA Dopo la sconfitta del '78 A Trieste i partiti cercano la rivincita su melone e pr Autonomisti e radicali avevano raccolto i voti di protesta contro le forze tradizionali - Il «caso Tessari», ex pei ora in lista con Pannella - Una campagna elettorale molto combattuta e dall'esito incerto - Gli sloveni con i valdostani DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE TRIESTE — Il nome è illustre, la voce accorata. Tocca a Letizia Fonda Savio, figlia di Italo Svevo, aprire il comizio dei «meloni». Invita i triestini a ripetere la rivolta dell'anno scorso, quando alle comunali la lista degli autonomisti ottenne più di 50 mila voti, oltre il 27 per cento, e scavalcando tutti i partiti nazionali conquistò il municipio. Adesso i manifesti dei «ribelli» mostrano un treno in corsa che porta il simbolo ormai famoso: la riproduzione del globo di pietra sormontato dall'alabarda (qui lo chiamano appunto «melone») che adorna la colonna davanti a. San Giusto. Il treno è léspresso Trieste-Roma, in partenza il 3 giugno. «Triestini tutti puntuali», dice lo slogan. Si tratta infatti di mandare a Roma un deputato (e per arrivarci basta confermare il risultato dell'anno scorso), e> possibilmente un senatore Poi Letizia Fonda Savio, nata Svevo, cede la parola ai candidati. Manlio Cecovini, sindaco, e Gianni Giuricin, ex vicesindaco. Sono candidati al Parlamento europeo, e proprio qui comincia il grande pasticcio triestino. Non concorre per Strasburgo la lista locale degli autonomisti. La forza dei ^meloni», per quanto grande sul piano cittadino, non sarebbe sufficiente. Si tentò di entrare nel cartello del leone rampante valdostano: ma a questo punto insorsero quelli dell'Unione Slovena: «Che c'entrate voi con le minorarne etniche? Minoranza etnica siamo noi». Così sono gli sloveni, con il Movimento Friuli, a portare al leone rampante il contributo di questa marca di frontiera. Ai meloni non è rimasto che rivolgersi altrove. Sfumato un accordo globale con i radicali, si è giunti alla presenza individuale di uomini della lista «per Trieste» sotto il simbolo radicale (Giuricin) e il liberale (Cecovini). Questo per l'Europa: mentre per Roma gli autonomisti fanno corsa a sé, con il proprio simbolo, e puntano su Aurelia Gruber Benco per Montecitorio, su Giorgio Irneri per Palazzo Madama. Gli accordi per l'Europa hanno offerto agli avversari un motivo di polemica: «Ma come, non eravate contro tutti i partiti?». Qualcuno ha interpretato la novità come un inizio di dissoluzione dell'eterogeneo raggruppamento che s'impose un anno fa. I meloni si difendono: siamo più vivi che mai, proclamano nelle piazze, e se abbiamo accettato l'ospitalità di altri partiti per andare a Strasburgo lo abbiamo fatto perché era questo il solo modo di portare al livello europeo la questione triestina, e lo abbiamo fatto con quei partiti che sui tre punti del nostro programma, «autonomia, zona franca integrale, difesa del Carso», ci sono più vicini. Fra i vincitori delle elezioni di un anno fa ci sono anche i radicali. Ebbero il sei per cento dei voti, il traguardo più alto mai raggiunto dal partito di Pannella. In Consiglio comunale hanno appoggiato l'amministrazione autonomistica, incuranti dell'imbarazzante compagnia missina: sono stati proprio questi voti, e l'astensione de, ad assicurare il funzionamento della giunta Cecovini. Adesso i radicali puntano su un nuovo risultato di prestigio: ma proprio il ruolo strategico di Trieste ha provocato una polemica interna che potrebbe alla fine costar cara. Pannella ha infatti voluto una lista a modo suo: capeggiata da lui stesso, con l'ex socialista Aldo Aj elio, l'ex comunista Alessandro Tessari, un solo rappresentante locale. I radicali triestini hanno protestato, al segretario Ercolessi il psi ha offerto un posto in lista, ma su questa prospettiva si sono scagliati i fui-1 mini di Pannella. «E' stato un caso Tessari alla rovescia», dicono i socialisti. Il caso Tessari. Trevigiano, docente di filosofia a Padova, nel pei da tredici anni, deputato nel '72 e nel '76, Alessandro Tessari racconta la sua «apostasia», come l'hanno sprezzantemente definita i comunisti. «L'anno scorso ho fatto campagna per il si nei referendum», ricorda. Un lungo attrito, poi la decisione di passare ai radicali. «L'ho fatto per poter continuare a essere comunista». Parla di un pei «rinunciatario» verso l'esterno e «intollerante» all'interno. Vorrebbe che il pr. partito non programmatico, si desse il programma pei del '76, «quello che Berlinguer ha caccialo in un cassetto». Candidato per la Camera, oltre che a Trieste, nelle due circoscrizioni venete, e per l'Europa in tutti e cinque i collegi, è protagonista di primo piano "della campagna radicale, non a caso imperniata su una dura polemica anti-pci. «Non credo proprio — dice —che a Trieste ci siano motivi per un recupero dei partiti sconfitti un anno fa». Di tutt'altro avviso i rappresentanti di questi partiti. Giorgio Tombesi, con l'ex sindaco Marcello Spaccini il più autorevole candidato de per la Camera (assente quest'anno Corrado Beici, direttore del Popolo), agita lo spettro di un'affermazione comunista grazie alla dispersione dei voti: potrebbe essere un argomento di buona presa nella base dei meloni, intimamente moderata. Augusto Seghene, che guida la federazione socialista triestina, dice che gli autonomisti dovrebbero arretrare, sia perché l'antipartito di ieri si è andato trasformando in partito, modificando cosi il senso di una protesta che l'anno scorso fu premiata dagli elettori, sia perché la de ha imparato a contrastarli sul loro terreno. Quanto a loro, i socialisti, che sono fra gli sconfitti di un anno fa (quasi dimezzati i voti) contano di recuperare a sinistra. Ai radicali. Seghene ha chiesto e offerto battaglia: «Lancio una sfida a te, ayatollah Pannella, per un dibattito pubblico su qtiesta piazza triestina dalla quale si è iniziata la tua parabola ascendente». In lizza per la Camera Gianni de Michelis, per il Senato lo scrittore istriano Fulvio Tomizza. Notevole la presenza slovena, oltre che nella lista unita Movimento Friuli-Unione Slovena, anche fra i socialisti e i comunisti, presenti questi ultimi con la sigla bilingue pci-kpi e capeggiati dal deputato Antonino Cuffaro. La lista psdi è guidata dal ministro Franco Nicolazzi, chei nella sua qualità'di responsabile per gli approvvigionamenti energetici si trova di fronte ad una singolare richiesta dei meloni: benzina a prezzo agevolato per i triestini. «A nessuno piace pagar cara la benzina», dicono i politici «nazionali»: «Afa poi come lo spieghiamo, a quelli di Napoli, un simile privilegio per la florida Trieste?». Intanto la campagna elettorale va avanti, fra polemiche accese, rabbie e nostalgie. Gli autonomisti attaccano gli «osimanti», che sarebbero i sostenitori del trattato di Osimo, e continuano a battere in breccia la zona industriale mista che il trattato prevede nell'amato retroterra carsico. Alfredo Venturi •