L'isola felice di Cesar Luis Menotti

L'isola felice di Cesar Luis Menotti L'isola felice di Cesar Luis Menotti Il et. argentino spiega: «Ci lasciano tranquilli perché abbiano dimostrato di lavorare seriamente» -1 piccoli, ma importanti, segreti del dott. Oliva e del preparatore atletico Pizzarotti - Problemi per P82: i club non concederanno più i giocatori per un lungo ritiro DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BERNA — Cesar Menotti è soddisfatto: momenti di gioco efficace, vittoria sia pure ai rigori. I cinquantanove giornalisti argentini (fra radio e tv) hanno mandato in patria resoconti positivi. Al et. serve anche questo. La sua visione del calcio all'europea deve scontrarsi quotidianamente contro la tradizione sudamericana che vuole lo spettacolo, contro tifosi che però si scatenano se non c'è il risultato. Un collega del «Grafico» che conoscemmo a Buenos Aires ci ha dato una copia della sua rivista, con il resoconto della partita contro la Bulgaria, vinta 2 a l nello stadio del River. Resoconti trionfalistici, foto di Videla che saluta i giocatori, calcio e politica a braccetto come sempre. Due pagine per Maradona che sono un esempio: otto foto con didascalie per spiegare come il nuovo idolo, dribblati Stoikov e Grantcharov arriva solo davan- ' ti al portiere Hristov, ma invece di tirare scarta ancora Dimitrov e Stoyanov e — con Reinaldi libero al suo fianco — stavolta tira ma, stremato, addosso al portiere. Roba da ucciderlo, ma per il giornale «no f ue gol. pero de todas maneras una obra de arte, una pintura, un Maradona daexposicion». Menotti sorride, ribatte: «Il football moderno è forza, tecnica, intelligenza, ma senza intelligenza il resto non vale». E'già una risposta, Maradona dovrà correggersi malgrado la spinta dell'opinione pubblica. Non nega però il peso di quest'ultima: «Al campionato del mondo la squadra ebbe la sua forza nell'umiltà, nella preparazione, ma si identificò anche con la passione della gente, che dalla squadra si senti rappresentata. Giocò un calcio forte, ma intelligente. In molte partite ha saputo aspettare». E sorride, ricordando quelle settimane felici. «Direttore tecnico. Cesar L. Menotti, preparatore fisico Ricardo Pizzarotti, medico dr. Ruben Oliva» sta scritto nel libretto distribuito a Berna dalla federazione argentina sotto il titolo «Cuerpo tecnico». Gli stessi del Mundial, il trio che Menotti ha voluto ricostruire per la tournée richiamando Oliva da Milano, dove lavora fra clienti privati e amarezze provocate dalle inimicizie dei nostri medici sportivi. In un clima da golpe continuo come quello argentino, che il trio proceda unito e in amicizia ha del sorprendente. Menotti aggira la nostra domanda sulla' sua evidente «forza politica» che difende l'isola felice del calcio bonearense: «Abbiamo lavorato bene, ora ci lasciano lavorare senza problemi. Non ci sono altri segreti». Pizzarotti, fisico forte come Menotti, sorriso aperto, emiliano di origine, rivela qualcìie particolare spicciolo della preparazione: «Niente fondo, inteso come corsa lunga. La resistenza i giocatori la acquistano lavorando in continuità ma senza affrontare un tipo di corsa che per il solo modo di appoggiare il piede, tacco-punta. è il contrario di ciò che occorre al calciatore. La chiave della vittoria al Mundial furono i cinque mesi di ritiro, e l'abilità di Menotti di concedere momenti di vacanza non appena affiorava l'insofferenza alla vita di gruppo. Di certo non potremo fare altrettanto per l'82 in Spagna. Le società ci hanno dato i giocatori perché c'era la motivazione della Coppa in casa, di un impegno nazionale. La prossima volta i club faranno di certo resistenza». A meno che. con il titolo da difendere, ancora una volta la Giunta militare si imponga. L'Argentina Juniores che voleva vendere Maradona al Barcellona, si è visto sostituire di recente il presidente con una persona — Prospero Consoli — fedele al governo, molto attento a non urtare la passione popolare. Ruben Oliva è un torrente di concetti di pratica, di intelligenza spicciola. I giocatori lo adorano, Menotti lo stima; erano preparatore tecnico e giocatore del Rosario, nel 72 poi lavorarono assieme nell'Huracan portando la squadra allo scudetto dopo 43 anni di digiuno. Il c. t. lo hat voluto nello staff nazionale. Si consultano sempre, nel rispetto delle reciproche competenze (proprio come in Italia, dove a tutti i livelli tecnico e medico sportivo si disistimano cordialmente). Il dott. Oliva ha 55 anni, il suo segreto è l'applicazione costante al singolo giocatore, per capirlo sino in fondo. Ha schemi particolareggiati di tutti, ogni gara esaminata come arco di rendimento fra primo e secondo tempo. Parla di una sua piccola scoperta, la dice elementare: «Attenzione al glucosio, alla durata delle riserve che abbiamo nel fegato. Per un giocatore, meglio due chili' sopra peso che troppo tirato». E parla del lavoro medico-psicologico negli intervalli, a seconda del modo con il quale la squadra ha finito il primo tempo. «Riposo attivo, concentrazione, relax a seconda dei casi». Quanto lavoro, quante attenzioni, alle spalle dell'Argentina Mundial che ora, da sabato a Roma, riparte per una nuova avventura. jj p.; Cesar Luis Menotti, responsabile dell'Argentina

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