Il pm ha chiesto l'assoluzione di Juliano per gli attentati fascisti a Padova nel '69

Il pm ha chiesto l'assoluzione di Juliano per gli attentati fascisti a Padova nel '69 Accusato di violazione della legge sulle armi e di istigazione a falsa testimonianza Il pm ha chiesto l'assoluzione di Juliano per gli attentati fascisti a Padova nel '69 PADOVA — La condanna di uno solo degli undici imputati nel processo per la «primavera delle bombe» del 1969 è stata chiesta ieri ai giudici del tribunale di Padova dal pubblico ministero, Covassi, al termine della sua requisitoria. Covassi ha infatti chiesto la condanna a un anno di reclusione e 200 mila lire di multa per Niccolò Pezzato, per detenzione e porto abusivo di armi. L'assoluzione per insufficienza di prove dall'accusa di violazione della legge sulle armi e il proscioglimento per estinzione del reato in relazione all'accusa di istigazione a falsa testimonianza, sono state invece chieste dal pubblico ministero per il dott. Pasquale Juliano, l'ex dirigente della squadra mobile della questura di Padova (ora vicequestore a Matera) che ha collaborato alle indagini sugli attentati compiuti nella città veneta nel periodo autunno '68-primavera '69. Il pubblico ministero ha quindi chiesto il proscioglimento con formula dubitativa per coloro che sono accusati di aver fabbricato quella «bomba»: lo stesso Pezzato, Giuliano Comunian e Franco Tomasoni. Sempre secondo il p. m., invece, non si deve procedere perché il reato è estinto contro quelli che devono rispondere di aver lanciato alcuni petardi contro la sede del psiup di Padova (Orlando Canella, Renato Voltolina e Sandro Giron), mentre Domenico Abrietan e Giuseppe Brancato sarebbero da prosciogliere per non aver commesso il fatto (lancio di bottiglie incendiarie contro la stessa sede del psiup, in via Santa Sofia). Per quanto riguarda il commissario Juliano, il dott. Covassi ha rilevato che -l'attività che viene addebitata all'ex dirigente della squadra mobile non sarebbe stata diretta al mero accertamento di reati, ma avrebbe condotto al compimento di essi, sia pure allo scopo di assicurare alla giustizia i responsabili di reati precedenti-. Se risultasse provato, cioè, che il dott. Juliano ha veramente messo in atto un «marchingegno» per «incastrare» alcuni dei presunti responsabili di attentati — come sostengono Pezzato, Tomasoni e Comunian — -egli dovrebbe essere condannato». -In uno stato democratico — ha sottolineato il p. m. — non c'è ragion dì Stato che possa giustificare l'attività di "agente provocatore" spinta fino al compimento di reati.

Luoghi citati: Matera, Padova