Gli arrestati di Genova non sono i capi delle Br di Remo Lugli

Gli arrestati di Genova non sono i capi delle Br I magistrati parlano dell'inchiesta Gli arrestati di Genova non sono i capi delle Br I giudici minimizzano: «I mandati di cattura non significano colpevolezza» - Il professor Fenzi, Chiossone e Bonamici processati per direttissima per possesso di armi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE GENOVA — L'ufficio Istruzione del tribunale ha emesso un comunicato sull'operazione antiterrorismo in atto da una settimana e un cosigliere ha anche acconsentito a rispondere alle domande dei giornalisti. «L'operazione, condotta da una équipe di giudici, è conclusa con i quattordici arrestati su mandato di cattura», ha affermato il magistrato, ma più avanti ha anche ammesso che sono state spedite una ventina di comunicazioni giudiziarie. Cioè si sta indagando su altrettante persone e perciò queste, a un certo punto, potrebbero essere passibili di mandato di cattura. Inoltre il magistrato ha aggiunto: ..Può darsi che qualcuno ora soltanto indiziato avrebbe docuto essere arrestato, e viceversa». In sostanza, la situazione è tuttora fluida, tutto è ancora possibile, l'inchiesta non è affatto conclusa. Un dato è certo, a detta del magistrato: «Non sono stati arrestati dei capi delle Brigate rosse, ma dei presunti gregari, l'accusa infatti è di partecipazione a banda armata, non di costituzione e di organizzazione». Nell'ambito di questa inchiesta sono state incarcerate più di quattordici persone, ma ci sono delle distinzioni da fare. Il libraio Andrea Tassi aveva una pistola regolarmente denunciata, ma la deteneva in un luogo diverso da quello stabilito e il suo reato è quindi di competenza del pretore, il quale ieri pomeriggio ha disposto per il suo rilascio. Enrico Chiossone, psicologo, e Claudio Bonamici, un operaio che viene indicato come anarchico, sono stati trovati in possesso di armi e munizioni, per cui la loro posizione sarà stralciata e saranno processati per direttissima. Chiossone aveva un fucile Mauser da guerra. Bonamici deve rispondere di 38 candelotti di cheddite. alcuni detonatori e quattro metri di miccia, materiale che però è stato trovato sotto una finestra di casa sua. Con loro sarà processato anche il professor Enrico Penzi. docente di letteratura italiana alla facoltà di lettere e filosofia, perché nella sua casa di campagna è stata rin venuta una Beretta calibro 7,65 con il numero di matrico la limato. Fenzi fa parte an che dei quattordici che hanno avuto il mandato di cattura per la costituzione di banda armata. C'è poi Vincenza Siccardi, professoressa di lingue, la donna del latitante professor Giancarlo Faina, ideologo di Azione rivoluzionaria, per la quale il p.m. ha spiccato ordine di cattura non per «banda armata» ma per «associazione sovversiva». Infine è stata chiarita la posizione giudiziaria del latitante prof. Sergio Adamoli, il chirurgo dell'ospedale San Martino, figlio del defunto senatore comunista Gelasio: a suo nome è stato spiccato un mandato di cattura per banda armata: è quindi sullo stesso piano degli altri quattordici, ma egli è inserito in una inchiesta parallela, legata al ritrovamento di due borselli che ignoti brigatisti avevano dimenticato su due treni in transito a Genova. «Adamoli — spiega il consigliere — era indizialo nell'inchiesta della Dìgos e uno dei giudici inquirenti ha ritenuto di essersi convinto dell'opportunità di emettere il mandato di cattura e ciò è avvenuto in coincidenza con la firma degli altri mandati da parte della équipe che opera per questa inchiesta sulle Br». A Palazzo di giustizia si dà atto che per ora si sono sentite soltanto le accuse, adesso bisognerà ascoltare la difesa. Tutti gli arrestati sono stati .rinchiusi in carceri di sicurezza, anche in Piemonte, e a partire da domani avranno inizio gli interrogatori nelle stesse prigioni. Alle domande dei giornalisti tendenti ad accertare se gli arresti erano avvenuti sulla base di elementi consistenti, il magistrato ha dato la massima assicurazione: «Fidatevi! Esistono elementi indiziari di tutte le specie, di tutti i tipi e ce ne saranno sempre più. Sono state trovate le armi, come si è detto, le quali dimostrano che non si trattava soltanto di ideologi, e le armi saranno sottoposte a perizia. E se avessero sparato? Ora, comunque, sono in corso controlli e esami del materiale sequestrato. Tutta la materia va trattata con prudenza e i giornalisti non devono presentarla con eccessivo risalto, non è un avvenimento che risolva tutto. Ci sono molti punti da chiarire, non è escluso che qualche arrestato possa tornare in libertà». Abbiamo parlato anche con un p.m. Al pari del giudice, ha manifestato il desiderio che nell'opinione pubblica non si producano delle convinzioni errate sulla portata dell'inchiesta, «anche perché l'emissione di un mandato di cattura non significa colpevolezza, ma è soltanto una tappa verso il chiarimento degli indizi». Ha anche voluto escludere che possa trattarsi di una strumentalizzazione pre-elettorale: «L'indagine si era iniziata quando ancora non si parlava di elezioni: il tempo non lo abbiamo scelto noi». Alcuni degli arrestati, come Giorgio Moroni, Vincenzo Masini e Gino Rivabella erano stati recentemente prosciolti in istruttoria da un giudice. E' stato chiesto al consigliere se questo magistrato faceva parte della attuale équipe che ha emesso i mandati di cattura. «No. Noi stavamo lavorando a questa inchiesta sema sapere die lui stava per prosciogliere quelle persone. Aveva in mano elementi non gravi, comunque quel proscioglimento è stato impugnato». Sono possibili agganci con l'inchiesta Moro? Il consigliere dell'ufficio istruzione lo ha escluso. Ha escluso anche che esistano elementi di collegamento con l'assassinio del sindacalista comunista Guido Rossa (ucciso il 24 gennaio scorso, dopo che aveva accusato in tribunale il brigatista Francesco Berardi, capo operaio dell'Italsider). «Siamo partiti da Berardi, non da Rossa». (Ma il comunicato fa cenno alle indagini «approfonditamente ed estesamente condotte dall'Anna prima e dopo l'omicidio di Guido Rossa»). Remo Lugli

Luoghi citati: Genova, Piemonte