«No» a tutte le richieste difensive sul sequestro e la morte di Cristina

«No» a tutte le richieste difensive sul sequestro e la morte di Cristina Deciso dalla Corte di Torino dopo sette ore di riunione «No» a tutte le richieste difensive sul sequestro e la morte di Cristina Dall'udienza di oggi la parola passa agli imputati; nella prossima settimana potrebbero già intervenire gli avvocati di parte civile - La sentenza è prevista per la metà di luglio TORINO — Il processo ai rapitori-uccisori di Cristina Mazzotti è arrivato al primo giro di boa con una raffica di «no». Si è conclusa cioè la parte del processo definita «deit preliminari», il momento in cui si sollevano eccezioni e si formulano richieste di rinnovazione del dibattimento con acquisizione di nuovi atti, l'audizione di testimoni, perizie di vario genere. Se i giudici accolgono tutto, o qualcosa, il processo rischia di subire rinvii, di protrarsi comunque oltre il calendario fissato. Altrimenti si prende per la strada più corta: ossia l'interrogatorio degli imputati e, immediatamente dopo, la parola passa alle parti civili, al pubblico accusatore e alle difese. I «no» pronunciati ieri dalla Corte d'assise d'appello di Torino hanno portato il processo, giunto al bivio delle eccezioni, sulla strada su cui si procede spediti. Ci sono volute tuttavia sette ore di camera di consiglio per respingere quanto i difensori avevano chiesto: dalle 10 alle 17, un'attesa davvero insolita che ha tenuto digiuni gli imputati (soltanto Menzaghi, ad un certo momento, ha esclamato: 'Non ce la faccio più, ho fame») ed anche i numerosi carabinieri della scorta. Alle 17 il presidente Conti ha letto l'ordinanza: nove pagine, formato protocollo, scritte a mano, per dire che di nuovo nelle richieste dei difensori non c'è quasi nulla, nulla cioè che potesse imprimere al processo una piega diversa o smuovere radicalmente le responsabilità dei singoli imputati. Eppure, i difensori, di carte ne hanno tirate fuori: perizie per dimostrare che i clienti, se non proprio matti almeno qualche irregolarità di comportamento ce l'hanno (e con, quel che è capitato a Cristina Mazzotti prima, durante e dopo il rapimento non c'è bisogno di periti per dimostrarlo) ; acquisizioni di verbali incompleti di riconoscimenti; acqui- sizione di atti del giudice svizzero che ha processato il latitante Libero Ballinàri. Poi eccezioni di nullità pescate da abili lenze nel gran mare della procedura che in questo processo sconfina nel diritto internazionale (sempre per via del Ballinàri cittadino svizzero e frontaliere del crimine). Sulle nullità i giudici decideranno al momento della sentenza. La Corte ha pronunciato molti «no». No alla richiesta di mettere a confronto ìi grande accusatore-ritrattatore Angelini (assente dall'aula per sua scelta, fin dalla prima udienza) con gli altri imputati: i giudici ritengono che non è neppure necessario portarlo con la forza in mezzo ai suoi ex compari di malefatte e di pena (altri sette complici come lui sono condannati all'ergastolo). No alle perizie psichiatriche a Rosa Cristiano e Geroldi e quelle «in ordine al nesso causale tra la "condotta degli imputati e la morte di Cristina». No alla richiesta di risentire vecchi e nuovi testimoni avanzata dai difensori della Petroncini, del Ballinàri, della Cristiano, dell'Abramo, del Giacobbe. La Corte non ritiene indispensabile trasferirsi a Lugano per interrogare il Ballinàri poiché lo -stesso risulta molte volte ed analiticamente interrogato dalla autorità svizzera con atti che possono essere apprezzati dal giudice italiano». L'unico «sì» pronunciato dai giudici riguarda la richiesta all'autorità giudiziaria svizzera della perizia psichiatrica compiuta su Ballinàri. Chiuso l'argomento, ovvero i «preliminari», la parola passa da oggi agli imputati. Se desiderano aggiungere qualcosa potranno farlo, senza limiti di tempo. L'ordinanza emessa ieri dalla Corte contiene parecchi apprezzamenti su come si è svolto il processo alle assise di Novara: significa che in quella sede imputati e difensori hanno avuto ampio spazio per muoversi, che tutto quello che si poteva fare è stato fatto con diligenza e pazienza. Resta in sospeso la questione Gattini: è diventato pazzo o simula? Nei giorni scorsi ì periti d'ufficio e di parte l'hanno incontrato due volte: pare che il folle (o troppo furbo) ergastolano abbia fornito sufficienti indicazioni agli «esaminatori» i quali dovranno presto consegnare le conclusioni. La prossima settimana potrebbero già intervenire gli avvocati di parte civile. Altri intoppi non dovrebbero esserci ma il processo è quel che è: otto ergastoli e 150 anni di galera da un lato e la morte di una ragazza dall'altro. Questa è l'ultima occasione per gli imputati, un appuntamento molto delicato: è giusto che le arringhe siano complete per fornire utili argomenti di valutazione. Per questo la sentenza non arriverà prima di metà luglio. Pier Paolo Benedetto Rosa Cristiano cui è stata negata la perizia psichiatrica

Persone citate: Angelini, Cristina Mazzotti, Geroldi, Giacobbe, Pier Paolo Benedetto Rosa, Rosa Cristiano

Luoghi citati: Lugano, Novara, Torino